Errani: le idee della Lega sono pericolose, ma qui l’odio non attecchirà

Politica e Primo piano

Intervista a La Stampa

di Alessandro Di Matteo

L’Emilia è ormai lo snodo della politica italiana. E questo non sfugge di certo a Vasco Errani che di questa regione è stato anche a lungo presidente.

Come è successo che la regione rossa per definizione sia diventata un possibile terreno di conquista per la Lega?

«Intanto l’Emila Romagna non è un’isola felice. Non lo è mai stata. Dopodiché: tira un vento di destra, negativo, pericoloso. È chiaro che questo ha un impatto anche sull’Emilia Romagna. Ma io sono positivo perché questa terra ha raggiunto grandi risultati non per una ragione ideologica, ma perché la sua comunità ha saputo affrontare insieme le difficoltà, darsi valori di solidarietà e coesione. Per questo abbiamo creato la lista “Emilia Romagna coraggiosa” (che sostiene Bonaccini, ndr): dobbiamo andare avanti confermando quei valori antichi».

Forse quel patrimonio di valori è cambiato. Magari avete sottovalutato l’impatto dell’immigrazione, soprattutto su chi vive in periferia?

«Non c’è dubbio che questo elemento incida, anche se parliamo di una regione dove anche l’integrazione è a livelli significativi. È il racconto della paura. La destra investe sulla paura. La paura di vedersi mettere in discussione ciò che si è ottenuto. L’opposto di quello che ci ha permesso di ottenere tanti risultati qui in Emilia Romagna: la capacità di lavorare insieme».

Salvini che suona al citofono del ragazzo tunisino, su indicazione di una cittadina, dice che forse c’è un’inquietudine che la sinistra non coglie?

«E la dimostrazione di ciò che dico. Salvini ha un’idea di società che non va bene, è pericolosa. La giustizia fai da te, la delazione, prendersela con l’immigrato: è una cosa grave. E il fatto che il giorno dopo è stata danneggiata l’auto della signora che ha indicato il campanello a Salvini dimostra che odio chiama odio. Per qualche voto in più non si può dare un messaggio così sbagliato e pericoloso».

Le Sardine hanno rianimato le piazze della sinistra. Ma di fatto hanno contribuito a trasformare il voto in un referendum su Salvini e sui migranti. Non temete possa essere un boomerang?

«La leggo diversamente. Per me è estremamente positivo che una parte importante del popolo di questa terra dica a Salvini: “Ci vuoi portare dove non vogliamo andare. Noi siamo un’altra cosa”. Le Sardine non sono un partito: sono un sentimento diffuso, comunitario. È molto importante il loro linguaggio: dolce, gentile, l’opposto dell’aggressività e dell’odio».

L’odio non è esclusiva di una parte politica. Ha visto gli insulti a Mihajlovic, “colpevole” di aver detto che apprezza Salvini?

«Odio chiama odio, purtroppo. Però il movimento delle Sardine ha il linguaggio che dico io. Su Sinisa, innanzitutto solidarietà per la sua battaglia più importante, quella contro la malattia. Ha preso una posizione politica? Non c’è problema, scelga chi vuole. Per me l’Emilia Romagna è un’altra cosa».

M55 non ha voluto l’accordo con Bonaccini, quei voti domenica potrebbero dare la vittoria alla Lega.

«Credo che i 5 stelle siano in una fase di discussione del loro progetto e della loro prospettiva. In Emilia Romagna hanno comunque una possibilità importante: votare la lista M5S e, con il voto disgiunto, votare Bonaccini. Non c’è dubbio che la sfida è tra Borgonzoni e Bonaccini e dunque anche loro sono chiamati a una scelta».

È d’accordo con Zingaretti che chiede un accordo strategico con M5S?

«Non c’è dubbio. Il problema è costruire un progetto grande per questo Paese. E da questo punto di vista condivido anche l’idea lanciata di costruire un nuovo soggetto politico riformista della sinistra. E di questo che c’è bisogno».