Guerra: riecco il condono. Il governo della continuità colpisce ancora

Politica e Primo piano

Intervento su Huffington Post

di Maria Cecilia Guerra

Come raccogliere soldi senza perdere consensi? La via è sempre la stessa: condoni fiscali. Li chiamano, con grande ipocrisia, “pace fiscale”, ma sempre di condoni si tratta.

Ieri è passata la riapertura dei termini per la rottamazione delle cartelle (rottamazione ter, per ora) e per il saldo e stralcio. Gioire per le entrate che derivano da questi provvedimenti è come gioire delle entrate che incassi quando sei costretto a svendere i gioielli di famiglia. Accetti meno soldi di quelli che potresti ottenere, pur di averli subito.

E il messaggio ai contribuenti è chiaro: voi che non siete lavoratori dipendenti o pensionati e quindi potete non pagare le tasse, aspettate, il prossimo condono è una certezza. Poi potrete aderire, ma non pagate subito, verranno altri provvedimenti. Ormai è certo: più si aspetta meno si paga.

Sempre ieri Salvini rilancia a Porta a Porta (il vero luogo di elaborazione delle proposte di governo) il condono sui contanti. Anche questo non è una novità. È già stato fatto.

Ma il tema è delicato; qui infatti non si tratta “solo” di fare un regalo agli evasori fiscali (quelli grossi, perché quelli piccoli, o quelli in difficoltà economica a cui spesso si fa riferimento per giustificare i condoni a tutti, non hanno certo dei soldi o dei gioielli in una cassetta di sicurezza), ma si corre il rischio di favorire il riciclaggio di denaro che viene da reati ancora più gravi (per esempio il famoso traffico di droga, quella vera, non la cannabis light, contro cui Salvini si è scatenato).

Anche il Governo Renzi (e la proposta era stata poi ripresa anche dal governo Gentiloni) avrebbe voluto una bella tassa piatta sulla emersione dei contanti (anche se più alta di quella che immagino piaccia alla Lega), ma poi ha dovuto adattarsi a una procedura più cautelativa e più onerosa. I proprietari di cassette di sicurezza non hanno apprezzato. Perché? Perché la voluntary disclosure non dava uno scudo rispetto a reati penali di natura non fiscale.

Per aderire dovevi dichiarare che quel denaro nascosto che volevi rimettere in circolo veniva da evasione fiscale e pagare le imposte dovute (senza sconti), ma se poi si scopriva che avevi mentito andavi in galera. Poi aveva altri paletti: l’apertura e l’inventario in presenza di un notaio, il versamento dei contanti e il deposito dei valori al portatore presso intermediari finanziari, in un rapporto vincolato fino alla conclusione della procedura.

Quelli che nascondono in cassette di sicurezza i 150-200 miliardi che Salvini vuole rimettere in circolo, vogliono maggiori tutele, e un percorso semplificato.

Salvini ha provato già a mettere una norma più leggera, un bel forfait, quello che lui chiama tassa piatta, dentro la legge di bilancio per il 2019, incontrando però la fiera opposizione dell’alleato di governo. Ora ci riprova.

Se riuscirà potrà garantirsi entrate certe, da riciclaggio di Stato. Un bel risultato per un ministro degli Interni. Denaro che puzza, eccome.