Speranza: Zingaretti, guarda la Spagna. Basta rincorse al centro

Politica e Primo piano

Intervista a Il Fatto quotidiano

di Tommaso Rodano

Roberto Speranza cita Carlo Rosselli, partigiano antifranchista nella guerra civile spagnola: “Oggi qui, domani in Italia”. Secondo il segretario di Articolo 1 l’affermazione del Partito socialista iberico è un auspicio e un messaggio per la sinistra italiana: “Si vince quando si ha l’orgoglio delle proprie idee, non ci si nasconde, si smette di essere subalterni alla destra e al pensiero neoliberista”.

La sinistra italiana esulta sempre per le vittorie all’estero (oggi Sanchez, ieri Tsipras) ma poi fatica a fare il suo mestiere in casa propria.

Si guarda fuori per cambiare anche qui. Il messaggio dalla Spagna è chiaro: bisogna puntare sulla propria identità e sulla propria visione del mondo. La parola “socialismo” appartiene al futuro e non al passato. La vittoria del Psoe significa che dobbiamo occuparci di diseguaglianze, di scuola e sanità pubblica, diritti ed economia circolare. Questo messaggio vorrei girarlo anche alla sinistra italiana e a Nicola Zingaretti: è finita la grande corsa ai moderati e al centro. Quella è una stagione politica vecchia, che ormai non esiste più.

Con Zingaretti avete fatto un patto per le Europee, ma nel simbolo del Pd compare – bello grande – quello della lista di Carlo Calenda. Sembra che il nuovo Pd guardi ancora al centro.

È vero che c’è il logo di Calenda, ma c’è pure il simbolo rosso del Pes, il partito dei socialisti europei. È un quadratino rosso ancora troppo piccolo, ma per noi è molto importante. E il simbolo di Pedro Sanchez, di Jeremy Corbyn, di Antonio Costa. L’agenda dei socialisti europei è questa: un’agenda radicale e innovativa.

Dice che Calenda se ne farà una ragione?

Dico che a noi interessa il manifesto dei socialisti europei a cui il Pd ha aderito.

Ricorda quando Sanchez posava insieme a Renzi e Valls in camicia bianca? Sembra passato un secolo…

Era il 2014, era una fotografia del socialismo europeo in quel momento. Il Pd renziano ha disperso un patrimonio di speranza e di consenso con le sue politiche, a iniziare da quelle sul lavoro.

Secondo Massimo Cacciari, al Pd serve un progetto di sinistra come dice lei ma per farlo funzionare bisogna riuscire a riprendere gli elettori finiti ai Cinque Stelle. Concorda?

Sì. Nel Movimento ci sono tanti voti di sinistra che sono stati utilizzati, invece, per fare i servi sciocchi di Salvini, la peggiore destra europea. Per riconquistare quei voti bisogna sfidare i Cinque Stelle. Concretamente. Faccio una proposta al M5S: perché non si recupera la Carta dei diritti universali del lavoro scritta dalla Cgil? È ferma in Parlamento dalla passata legislatura, malgrado sia sostenuta da tre milioni di firme.

L’euforia per il successo del Psoe può far sottovalutare l’affermazione clamorosa di Vox. Più che la sinistra, l’estrema destra sembra godere di ottima salute in Europa, non trova?

È la prima volta in una democrazia giovane come quella spagnola che entra in Parlamento un partito vicino al franchismo, ovviamente è un segnale molto preoccupante. Il centro e gli spazi intermedi si stanno svuotando, come dimostra la crisi del Partito popolare. Nel risultato di Vox c’è anche il senso della nostra missione: essere alternativi alla destra, con il coraggio della nostra identità e della nostra visione del mondo.