Bersani: Renzi ha rimesso le macchioline all’eterno giaguaro Berlusconi

Politica e Primo piano
Intervista a La Stampa
di Andrea Carugati
«La legislatura si è chiusa esattamente come temevo quando nel 2013 rifiutai di guidare un governo con Berlusconi: di fronte al messaggio di disagio degli elettori, il sistema politico ha cercato di chiudere la valvola della pentola a pressione, il M5S si è chiuso a monade e ora siamo qui: i problemi di 5 anni fa si sono aggravati, e si è innestata sul malessere anche una destra regressiva». Pier Luigi Bersani, ex leader Pd e ora tra i fondatori di Liberi e Uguali, ha un giudizio durissimo sui governi del suo ex partito: «Invece di dare risposte riformiste e radicali alla crisi, la legislatura ha preso la piega del Nazareno: il risultato è stato rimettere le macchioline al giaguaro Berlusconi».
Non le pare di essere troppo severo? Non salva nulla?
«Ci sono state alcune singole cose positive, come le unioni civili, ma il messaggio di fondo è che il centrosinistra ha segato il ramo su cui era seduto. L’obiettivo grosso, accorciare le diseguaglianze, è stato mancato. I problemi si sono lasciati alla destra e al M5S, mentre il Pd si beava in un mondo dell’irrealtà: invece di proteggere i ceti più deboli si è preferito vendere successi».
E ora? Se le forze del centrosinistra perdessero le elezioni, e fossero insieme all’opposizione, ci sono margini per una ricostruzione?
«Noi siamo già partiti, le possibilità di ricostruire dipendono dal risultato che avrà LeU: se sarà incoraggiante ci consentirà di diventare una forza politica vera, e di innescare un meccanismo in un campo più ampio. Ma l’altra condizione è che ci sia una riflessione profonda e radicale nel Pd. Il problema dopo il 4 marzo non è fare un governo, meno che mai con la destra, ma capire qual è la temperatura e il malessere del Paese: LeU è nata per creare una piattaforma e un progetto del tutto nuovi, una sinistra capace di “consegnare la merce” alle persone, cioè dare risposte concrete a chi soffre».
Veltroni ha detto mai governi politici con Berlusconi e ha esortato il Pd a tornare tra i più deboli. Concorda?
«A Walter come ad altri dico: non servono piccoli movimenti del gruppo dirigente, ma qualcosa di molto netto. Di 45 padri fondatori del Pd ne sono rimasti solo 19, c’è stata una scissione nel profondo».
Basterebbero le dimissioni di Renzi per farvi ripartire insieme?
«Per me i nomi sono l’ultimo tra i temi. Se arriva un altro che ripete ‘fin qui si è fatto bene ma si può migliorare’, può anche essere il Padreterno ma non funziona».
Prodi, Letta e anche Veltroni puntano su Gentiloni, aggirando il fatto che Renzi è il leader del Pd.
«C’è un evidente tentativo di nasconderlo. Ma questi sono solo giochi sulle increspature. Sotto c’è un’onda molto più profonda che nessuno di loro sembra vedere».
Gentiloni ha detto che il voto per voi equivale a una ripicca che rischia di portare a una svolta populista al governo.
«Siamo fuori dal mondo, con la storia del voto utile sono arrivati alla sfacciataggine. Gentiloni ha messo 8 voti di fiducia per una legge elettorale fatta con l’avallo della Lega e che la avvantaggia moltissimo. Il sistema è proporzionale e lo travestono da maggioritario. E poi sventolano il babau del populismo per tentare di ricattare gli elettori perché non riescono a convincerli».
Lei descrive un’Italia invasa da sentimenti di frustrazione e protesta. Crede che Leu abbia intercettato questa domanda? Dagli ultimi sondaggi pubblicati non sembra.
«Quei sondaggi parlano di circa 2 milioni di voti, mica bruscolini. Siamo giovani, per far conoscere un simbolo ci vuole tempo, ma tra la gente vedo una reazione positiva, migliore di quella che immaginavo alcuni mesi fa».
Rischiate di recuperare un po’ di voto ex Ds in fuga, ma non sfondate tra i “forgotten men”.
«Prevalentemente c’è un recupero di elettori che si erano dispersi, ma a macchia di leopardo vedo delle risposte positive anche tra i giovani. Poi non è un mistero che c’è una egemonia della destra sulla massa del disagio. Lo dico da anni, la famosa mucca nel corridoio che nel Pd nessuno ha voluto vedere».