Con qualche fatica, si è formato il governo giallorosso. I tanti mugugni che potevano esserci per le sue evidenti carenze dovute anche a un frettoloso passaggio, sono stati silenziati dall’estromissione dal governo di Salvini. Che però poi, grazie a una roboante presenza sui media, è cresciuto nei sondaggi.
A complicare la situazione ci ha pensato poi Renzi, avviando la costruzione di un suo partito personale, per cercare di ritornare al centro della scena politica. Ma questa operazione è tuttora priva di un consistente progetto politico che la caratterizzi. Il suo tallone di Achille è che se questo governo cadrà, cadrà anche questa sua costruzione.
Qualche giorno fa Renzi ha espresso sul Corriere il concetto che è un errore andare al voto: per una volta il suo pensiero, anche se interessato, non fa una grinza, soprattutto quando si riferisce al termine del mandato del Presidente della Repubblica. Oggi in parlamento Salvini ha un gruppo ristretto di deputati. Con le auspicate, per lui, elezioni, avrebbe, secondo i sondaggi, perlomeno la maggioranza relativa, ossia circa il doppio dei parlamentari attuali. Abbiamo visto in questi anni, se il Presidente della Repubblica è autorevole come lo è Mattarella, quale peso abbia nell’incidere sullo sviluppo del dibattito politico.
Qualche tempo fa io avevo auspicato l’istituzione di una commissione bicamerale per affrontare due temi conseguenti alla riduzione dei parlamentari, la legge elettorale e la razionalizzazione delle autonomie locali e delle regioni e con la specifica delle funzioni ad esse attribuite. Mi ha fatto eco il leghista Giancarlo Giorgetti, auspicando sui media un generico raccordo parlamentare per predisporre riforme che possano rendere più incisiva l’azione politica, ben sapendo che se non si varano interventi efficaci, anche un governo a grande maggioranza di destra, come quello preconizzato da Salvini, non avrà le necessarie risorse per governare (come del resto è avvenuto per tutti i governi di questo millennio). E questa proposta, se accettata, potrà aiutare ad arrivare con il nostro governo al termine della legislatura
E’ dunque necessario che il governo attuale duri non solo per eleggere il Presidente della Repubblica, ma anche per mostrare agli italiani che i provvedimenti che verranno varati nei prossimi giorni, legge finanziaria, saranno assai più efficaci degli atti del precedente governo gialloverde. Questo intervallo potrà servire a Di Maio per comprendere che l’attuale alleanza giallorossa può avere un futuro anche per il suo partito, rendendosi conto che sono finiti i tempi degli spot pubblicitari, e arrivare al termine naturale della legislatura con ancora qualche opzione politica.
Ma questo percorso è irto di difficoltà: la prima che si presenterà saranno le elezioni in Emilia Romagna, un test ben più importante di quello umbro, e sarà nostro interesse dare il massimo contributo, anche mediatico, per ottenere un esito positivo.
Noi siamo un piccolo partito soprarappresentato nel governo, rispetto al suo esito elettorale, dobbiamo darci una maggior consistenza politica. E chi più di Bersani può, in occasione delle prossime elezioni regionali, darcela?
Bersani è per nascita e soprattutto per formazione politica emiliano. E’ il più autorevole tra i nostri parlamentari, è gradito ai media che gli concedono spazi notevolmente ampi. Affidiamogli la nostra identità politica chiedendogli di dare il suo contributo per questa battaglia. L’Emilia Romagna è una delle regioni meglio governate d’Italia (grazie anche a lui); preghiamolo di accettare la presidenza di Articolo Uno uscendo da una nobile riserva politica. Non possiamo concederci di perdere questa occasione, non potrebbero essercene più di così favorevoli.