Tutti gli scogli davanti a Pedro e Pablo: il faticoso abbraccio dei progressisti

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Elezioni in Spagna: la quarta volta in quattro anni, e numeri simili a quelli di aprile rendono impossibile una maggioranza chiara. Il bipolarismo collassa definitivamente, e la strategia di Sanchez di aumentare i seggi in Parlamento con la ripetizione elettorale non paga. Il Psoe ha condotto una campagna elettorale in “difesa”, collocandosi in una posizione mediana e rassicurante e ponendosi come unica possibile soluzione a quello che è uno dei problemi che più ha tenuto banco in questa campagna: el Bloqueo. Ma Sanchez, con le sue posizioni ambigue e senza scegliere il campo, senza dichiarare il suo interlocutore privilegiato all’indomani delle elezioni e senza avere un’idea chiara e netta sul tema principale – il conflitto catalano -, non ne ha cavato un ragno dal buco.
La mattina dell’undici novembre, i due blocchi, centrosinistra e centrodestra, sono sostanzialmente allo stesso punto di partenza, anche se in totale il centrosinistra arretra di sette seggi rispetto ad aprile. Ma lo sconvolgimento più grande avviene dentro il campo del centrodestra, dove il centro scompare e la destra estrema e reazionaria avanza.
Infatti, ad avanzare è la formazione di destra radicale Vox, entrata in parlamento per la prima volta lo scorso aprile, che passa da 24 a 52 seggi, ai danni soprattutto dei centristi di Ciudadanos che passano da 57 a 10 seggi.
La destra radicale ha alzato come sempre le sue bandiere, il franchismo ha tenuto banco in campagna elettorale, grazie alla riesumazione di Franco da Valle de los Caídos voluta dal governo in piena campagna elettorale, che ha alzato un polverone e ha rinvigorito la destra.
In questo quadro, la sinistra di Podemos ripete al Psoe la stessa proposta lanciata sei mesi prima e ribadita per tutta la campagna elettorale: governo di coalizione di centrosinistra con una rappresentanza in Consiglio dei Ministri proporzionata alla forza parlamentare. Iglesias chiede l’applicazione di un semplice e italianissimo manuale Cencelli, chiedendo pubblicamente a Sanchez come dorme peggio: con Podemos nel governo o con Vox terza forza parlamentare con 52 seggi? Questo perché Sanchez è passato agli onori della cronaca per aver dichiarato che non avrebbe dormito tranquillo con Ministri di Podemos nel Governo.
E alla fine il colpo di scena, ciò che sembrava inaspettato, avviene: Iglesias e Sanchez in sessanta minuti chiudono un preaccordo di Governo facendo un passo in avanti che non erano riusciti a fare in 6 mesi. Caduto il veto su Iglesias, il nascente governo vedrà Sanchez presidente e Iglesias vice. Ora la partita passa alle trattative politiche per trovare la maggioranza nel parlamento.
Psoe e Podemos insieme sommano 155 seggi (ad aprile erano 165); non ci saranno problemi ad acquisire i tre voti favorevoli di Mas Pais di Errejon (ex numero due di Podemos) e dei baschi del PNV che hanno sempre dichiarato di mettere a disposizione i loro seggi (sette) per la causa del Desbloque. Totale 165. Per Sanchez è come trovarsi nel film del giorno della marmotta, tutto da rifare con gli stessi 165 voti di aprile, a meno undici dalla maggioranza assoluta. Altri voti potrebbero essere recuperati da micro forze regionali, come ad esempio quella delle Canarie o quella della provincia di Teruel, in totale quattro partiti che  insieme contano cinque voti nel Congresso.
La partita ora è in mano alla sinistra indipendentista e repubblicana catalana. Gli unici che possono far nascere il governo, dato che i centristi di Ciudadanos si sono tirati fuori, sono quelli di ERC: 13 seggi fondamentali che con la loro astensione porterebbero il nascente governo ad avere 170 voti a favore e 167 contro, portando alla elezione di Sanchez a Presidente del governo alla seconda votazione con maggioranza semplice.
Per ora la partita sembra in salita, la Esquerra republicana chiede che la questione catalana divenga un problema politico e si risolva con mezzi politici e non sia considerato un problema di convivenza. Il preaccordo di governo dice che “si cercheranno formule d’incontro nell’ambito della Costituzione”. Stando alle schermaglie iniziali, sembrerebbe impossibile la conclusione di un accordo. Tuttavia, potrebbe non essere impossibile. Vi è da ricordare, infatti, che, mentre lo schieramento di centrosinistra propone comunque un dialogo, e ci sarebbe anche chi in Podemos si spingerebbe a effettuare un referendum consultivo legalmente riconosciuto, dall’altro lato c’è la destra con le solite formule della chiusura e della repressione, il PP che invoca l’articolo 155 della Costituzione con il commissariamento del Parlamento autonomo e la destra radicale di Vox che chiede la messa al bando dei partiti indipendentisti.
Una vera iattura che aumenterebbe il conflitto sociale in Catalunya, che ancora in questi giorni vede gli indipendentisti più radicali boccare il confine spagnolo rendendo impossibile l’ingresso dalla Francia alle autovetture.
Il Congresso spagnolo si riunisce il 3 dicembre, la prima data utile per il voto al Governo sarebbe il 13 dicembre, Sanchez vorrebbe chiudere la questione prima di Natale, la partita ora è tra Psoe e ERC, con Podemos che cerca di mediare tra le parti.
L’impressione è che il governo potrà nascere ma che le frizioni tra i due maggiori alleati saranno all’ordine del giorno.
Ai militanti, Iglesias invia una lettera in cui spiega che Podemos dovrà rinunciare a molti punti del suo programma ma che da questo governo inizia la fase due del partito morado, ovvero cambiare la vita delle persone dal governo del paese.
Siamo a una svolta epocale, il primo governo di coalizione della storia democratica spagnola sta per nascere e la formazione movimentista e di protesta di Podemos, nata per “abbattere il sistema della transizione” e per mettere in minoranza Psoe e PP, sta compiendo il passo dell’istituzionalizzazione, dell’abbandono della protesta e della saldatura anche a livello nazionale con il tanto criticato Psoe.
Sta per nascere un governo progressista con una forza politica che ha nel suo programma nazionalizzazioni, istruzione gratuita, abolizione della riforma del lavoro, patrimoniale e che mette il femminismo e l’ambientalismo al primo posto.
Sta tornando una Sinistra vera in Spagna, sperando che non venga schiacciata dai vincoli europei, come fu per l’alleato storico Alexis Tsipras.
Vittorio Crispino

Ventotto anni, di Torre del Greco. Militante di sinistra, laureato in scienze politiche.