“Non si possono far ricadere le responsabilità di questo assetto azionario dei manager di oggi non solo sui lavoratori ma anche sugli interessi del Paese”. Così Guglielmo Epifani, presidente della commissione Attività Produttive della Camera, interviene sul caso Alitalia. “Noi chiediamo al governo due cose: di nominare due commissari e di trovare risorse perché Alitalia possa continuare a volare. I commissari – ha detto ancora Epifani – si prendano tutto il tempo necessario per dare ad Alitalia una prospettiva che non sia il fallimento o lo spezzatino di singoli asset ai concorrenti e per dare una prospettiva di ripresa. Perché al di là dell’italianità, che è un falso problema, noi abbiamo bisogno di una compagnia che possa assicurare i collegamenti per gli italiani e per gli interessi economici e turistici, sia verso le grandi direttrici del traffico mondiale sia verso le destinazioni nel nostro Paese, comprese quelle come Reggio Calabria, dove oggi arriva solo Alitalia”.
Secondo il presidente di Articolo 1 Enrico Rossi “la storia di Alitalia segna il fallimento di un’intera classe dirigente del Paese”. In un post su Facebook, Rossi ricorda che “Matteo Renzi, dopo l’ingresso della compagnia degli Emirati Arabi Etihad aveva esultato: ‘Allacciatevi le cinture, stiamo decollando’. Ora si mostra preoccupato e chiede giustamente soluzioni che non siano la semplice vendita purchessia. Ha ragione. Noi speriamo sinceramente che una soluzione si possa trovare. Ma questa volta che sia seria perché il Paese e i lavoratori non potrebbero sopportare un altro imbroglio”. “E’ stupefacente – sottolinea ancora il presidente della Toscana – come gran parte dei media scarichi sui lavoratori la responsabilità del disastro di Alitalia. Ci si dimentica così la scelta sciagurata di Berlusconi di bloccare la fusione con Air France, voluta da Prodi, il fallimento dei ‘capitani coraggiosi’ e i piani industriali sbagliati di tanti manager con stipendi da nababbi. I lavoratori possono anche non avere fatto la scelta giusta ma chi li ha spinti a tanta esasperazione? Gli errori, a partire da Berlusconi, sono costati miliardi agli italiani che pagano le tasse. Ora a pagare saranno ancora i lavoratori e i cittadini”.
Il presidente del consiglio Gentiloni, che aveva sostenuto apertamente l’accordo – “un’opportunità che non è stata colta”, afferma che “non ci sono le condizioni per la nazionalizzazione. Tuttavia il governo si sente impegnato a non disperdere le risorse di asset e lavoro della compagnia, ci lavoreremo sapendo che la decisione presa nel referendum rende più difficile accettare la sfida”. Per il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda “il nuovo commissario deve assicurare la continuità dell’azienda e poi trovare un acquirente per Alitalia che sappia gestirla”. Per la continuità “l’unica cosa sarà avere un prestito ponte dallo Stato, intorno ai 300-400 milioni per assicurare sei mesi di gestione”.
Sulla vicenda interviene anche il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino: “Bisogna andare a rileggersi quello che fu detto quando si rifiutò l’alleanza con Air France e Klm. Allora si disse: ‘stiamo attenti, perché in nome dell’italianità si sta mettendo una brutta pezza a colori che prima o poi pagheremo’. Chi non risolse i problemi allora non può tirarsi fuori, ha reso molto più complicata la situazione”.