Presidente Meloni, perché sul Covid dismette i panni della patriota?

| politica

Quando si parla di Covid, la Presidente del Consiglio Meloni dismette tanto i panni della patriota tanto quelli della premier, comportandosi come fosse ancora seduta tra i banchi dell’opposizione, a lucrare qualche voto novax. 

Nelle due sedute di fiducia, tanto alla Camera quanto al Senato, nessun cenno al ruolo che non un singolo ministro, non un Governo, ma l’Italia, ha avuto in quei mesi di terribile tempesta. 

È stata l’Italia a subire per prima in occidente l’onda nera del Covid. 

È stata l’Italia a dover immaginare e prendere per prima, senza certezze, senza mezzi, con un’opinione pubblica terrorizzata, provvedimenti in larga misura sconosciuti. Soluzioni impensabili e allo stesso tempo necessarie, poi replicate nel mondo intero. 

Si. Perché è stata l’Italia, suo malgrado, ad essere il metro della pandemia nei mesi più difficili del 2020. L’Italia, che ha consentito, con le proprie scelte, ad altri Paesi di avere enormi vantaggi sul virus in termini di tempo e di informazioni. 

Sono state tre ricercatrici dello Spallanzani, tre donne italiane, ad isolare e sequenziare, tra le prime al mondo, quello che all’epoca conoscevamo solo come “il virus cinese”. 

Ancora: è stata l’Italia a dare il contributo decisivo nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali, la diga più alta per la cura di una malattia verso la quale sembravamo essere disarmati.

Mentre nel mondo si apriva una vera e propria guerra commerciale per accaparrarsi l’esclusiva sui vaccini ancora in fase di sperimentazione, è stata l’Italia la nazione europea promotrice dell’alleanza che con con Germania, Francia e Olanda ha permesso la produzione e l’acquisto comune delle prime quattrocento milioni di dosi del vaccino e la loro distribuzione. 

Il vaccino. L’unica vera arma contro il virus, lo strumento che ha consentito a milioni di persone di vedersi salva la vita, e che la Presidente del Consiglio ha dimenticato di citare nei sui primi interventi istituzionali. Forse per vergogna. Forse per calcolo opportunistico. 

È stata l’Italia, con fermezza e autorevolezza, a lavorare per unire l’Europa. Perché di fronte ad una minaccia globale non si rispondesse con misure nazionali, diverse tra loro e proprio per questo insufficienti ed inefficaci. 

È stata l’Italia a battersi a Bruxelles perché l’egoismo che bloccava le mascherine alle dogane lasciasse spazio alla solidarietà alla base del Recovery Fund. Alla base di quelle risorse che oggi rappresentano le fondamenta sulle quali il nuovo governo costruirà la propria azione.

È stata l’Italia a fare questo e tanto altro. Il Paese che oggi la Presidente del Consiglio Meloni rappresenta davanti al mondo intero, e al quale dovrebbe riconoscere i meriti – cui tanto tiene – di quella terribile fase.

Carlo Rutigliano

Segretario nazionale del Movimento giovanile della Sinistra. Segretario regionale di Articolo Uno Basilicata