Non servono soluzioni straordinarie, ma impegno e dedizione straordinari

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La situazione che stiamo vivendo è drammatica, non solo per le condizioni di vita a cui ci costringe, ma anche per l’impreparazione nella quale ci ha sorpresi. È stato come un terremoto, uno sconvolgimento improvviso, senza nemmeno poter ricorrere all’esperienza di altri eventi simili che lo hanno preceduto. In questa situazione il mondo occidentale si trova a dover affrontare contemporaneamente tre emergenze inedite: l’emergenza sanitaria, l’emergenza economica e l’emergenza democratica. Sono tre anelli di una stessa catena che scorre: anche se arriveranno uno dopo l’altro, sono intrinsecamente legati inseparabili.
L’emergenza sanitaria. Oggi è la questione prioritaria che abbiamo di fronte; tutte le scelte che facciamo debbono guardare a questa prima urgenza. Per questo è stato giusto impedire ogni tipo di contatto sociale, ogni tipo di relazione. Il virus è così aggressivo che se non avessimo preso provvedimenti così drastici, oggi saremmo di fronte ad un’ecatombe di dimensioni estremamente maggiori della tragedia che comunque abbiamo di fronte. E proprio in questi giorni che la curva del contagio sembra crescere con minore intensità, sarà importante non farci incantare da irresponsabili sirene che cercano di lucrare un po’ di visibilità sulle legittime paure della seconda emergenza. Ora è importante non abbassare la guardia, lo ripete in ogni occasione il ministro Roberto Speranza.
L’emergenza economica. E’ chiaro che il tipo di vita che stiamo conducendo ci porta dritto verso questa seconda urgenza. Chi non lavora non guadagna. A questo proposito bisogna avere chiaro che i primi a soffrire della situazione sono i lavoratori autonomi, i piccoli commercianti, le partite IVA, i giovani professionisti. Coloro che vivono giorno per giorno di ciò che incassano. Immediatamente dopo arriverà la sofferenza dei lavoratori dipendenti, quando – e sarà a brevissimo – anche le imprese più grandi cominceranno ad avere problemi di liquidità e difficoltà a pagare salari e stipendi. A queste prime emergenze ha risposto il Governo Conte, prima col Decreto “Cura Italia” e poi con il Decreto del 28 Marzo, cercando di snellire ogni burocrazia e sveltire l’arrivo dei contanti nelle tasche di chi ne ha bisogno.
L’emergenza democratica. Le difficoltà economiche sono terreno fertile per ogni tipo di eversione. Purtroppo le misure che il Governo è stato costretto ad imporre sono misure di limitazione delle libertà. Delle libertà personali, in primo luogo, ma anche delle procedure democratiche. La necessità di far fronte, giorno per giorno, all’aggressività del Virus, ha obbligato il Governo a decisioni rapide e decreti urgenti che di fatto ci hanno privato di diritti costituzionalmente garantiti. È stato giusto così. Senza questa determinazione non saremmo riusciti a fronteggiare una situazione drammatica. Ciò che è importante è sapere che questa condizione non può che essere limitata alla fase emergenziale. E bisogna respingere ogni tentativo di farne un precedente pericoloso.
Per questo bisogna respingere ogni tentativo di sovvertire l’ordine democratico. L’Italia non ha bisogno di un Governo di Salute Pubblica; l’Italia ha bisogno di un Governo Democratico che faccia il suo dovere in scienza e coscienza, ma che corrisponda alla volontà popolare che si rappresenta nella maggioranza parlamentare che lo sostiene. Non stupisce che Matteo Salvini cerchi di utilizzare la paura della popolazione per cercare di tornare al centro di una scena politica dalla quale – fortunatamente – è stato allontanato. È la sua specialità. Dovrebbe invece sorprendere di più che sia chi di questa maggioranza fa parte, il Renzi, che chieda ad ogni piè sospinto un nuovo esecutivo, magari con alla guida Mario Draghi.
Mario Draghi è persona stimabilissima, e personalmente concordo totalmente con quanto da lui affermato pochi giorni orsono sul Financial Times. Posizioni coraggiose, fortemente critiche verso un’Unione Europea che ancora sembra non comprendere appieno la gravità del momento. Posizioni forti anche per l’autorevolezza di chi le pronuncia. Abbiamo bisogno disperatamente di far comprendere all’Europa – e agli Stati membri – che questa crisi può rappresentare la sua definitiva pietra tombale. Ma l’Italia ha già un presidente del che conduce questa battaglia con forza e vigore. Questo presidente si chiama Giuseppe Conte, ed il suo Governo sta cercando di far comprendere che la crisi che si è aperta può essere affrontata solo se utilizziamo armi di livello continentale. Sull’idea di Euro-bond è riuscito a costruire un fronte con Francia e Spagna che non era affatto scontato. Non è detto che la partita la possa vincere, ma in caso di sconfitta, le macerie cadranno non solo sull’Italia, ma sull’Europa intera.
Occorre pertanto respingere l’idea della necessità del Super-Uomo. La politica non è fatta per i supermen, ma per persone che con responsabilità e dedizione si impegnano quotidianamente per il bene dei cittadini. E quando le condizioni divengono straordinarie, rispondono con straordinario impegno, con straordinaria dedizione e straordinario senso di responsabilità. In Italia queste persone sono già al Governo del Paese e sono i ministri che stanno affrontando la situazione più difficile che abbiamo vissuto dal dopoguerra ad oggi. Chiunque cerchi di destabilizzare questa situazione, può anche spacciarsi per sovranista, in realtà lavora per se stesso e contro l’interesse dell’Italia e degli italiani.
Simone Bartoli

Segretario regionale di Articolo Uno Toscana