La pubblicazione sul giornale Il manifesto di una lettera aperta ai compagni della Cgil da parte di Luciana Castellina e Rossella Muroni sul rapporto tra tutela dell’ambiente e ruolo del sindacato ha provocato la reazione della Filctem-Cgil, la categoria a cui era stata indirizzata.
Di cosa si parla? Di un tema fondamentale per il nostro presente e per il futuro delle nuove generazioni: la durata della transizione da un vecchio modello di sviluppo, fondato sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse energetiche, ad uno nuovo basato sulle fonti sostenibili e rinnovabili.
Siamo dentro una discussione più ampia che è quella che le classi dirigenti del Paese hanno di fronte da almeno un trentennio. Intraprendere la via alta dello sviluppo o rassegnarsi ad una crescita segnata dallo svilimento di lavoro, ambiente e salute.
Questo passaggio e la sua durata chiamano in causa le forze politiche e sociali, le loro scelte di fondo, la loro capacità di innovare la propria cultura. Il primo cambiamento, infatti, riguarda esattamente l’assunzione di nuovi paradigmi culturali più adatti a condurre la società verso gli obiettivi desiderati e necessari.
Si può dire che questo processo di innovazione sia stato compiuto del tutto? Certamente no, ma non riconoscere i grandi passi avanti fatti in questi ultimi anni sarebbe un errore politico.
Vogliamo fare un esempio concreto: il governo ha deciso di entrare, attraverso Invitalia nel capitale di ArcelorMittal Italia, la società che gestisce l’acciaieria di Taranto.
Crediamo che sia una grande occasione per invertire la rotta della politica industriale italiana. La società franco-indiana vinse il bando per la gestione del sito sulla base del criterio della migliore offerta economica. Come è noto il rilancio della produzione e la tutela dell’occupazione da una parte, il risanamento ambientale, la decarbonizzazione e l’avvio dei forni elettrici dall’altro furono considerati criteri secondari dal governo e dall’allora titolare del Mise. Ora possiamo rimettere le cose in ordine ma ciascuno, istituzioni, partiti, sindacati e movimenti, deve fare la propria parte. Siamo testimoni del fatto che in questi due anni il sindacato, su Taranto, è stato in prima linea e non ha ceduto al ricatto della scelta tra ambiente e lavoro.
Questa scelta è risultata decisiva per imporre la svolta di questi giorni.
Ecco perché riteniamo che la lettera di Castellina e Muroni, che ha il pregio di essere chiara e diretta, rischi di colpire un bersaglio sbagliato. Non ci sarà transizione ecologica né accelerazione verso la transizione se i cittadini e i lavoratori non saranno parte attiva e protagonista di questo cambiamento. E’ un dato ineludibile dal quale partire per costruire una grande alleanza sociale e politica che abbia la forza di imporre un cambiamento condiviso.
Parliamo di lavoratrici e lavoratori in carne ed ossa che in questo periodo difficile hanno sempre garantito un servizio essenziale che ci ha permesso di avere l’energia elettrica sempre e comunque senza rischi di blackout, negli ospedali, nelle sale di rianimazione, nelle nostre case. Un servizio che ha permesso a tutta Italia, ad esempio, di rimanere connessa o di poter effettuare la didattica a distanza.
Articolo Uno vuole essere parte di questa alleanza per il cambiamento e, già da ora, ci sentiamo di invitare ad un dibattito promosso dalla nostra organizzazione le autrici della lettera, il sindacato e altri soggetti per discutere di energia e transizione, per approfondire i temi in discussione e per decidere come unire le forze per migliorare il Paese.