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Missione #UNICA ok, ma ora dobbiamo ricostruire una sinistra popolare

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In treno, come ogni mattina, per raggiungere la fabbrica. #UNICA, la terza Festa nazionale di Articolo Uno a Roma si conferma di buon successo: sia in termini di partecipazione e sia in termini di visibilità e comunicazione. Il direttore Mentana, che alla festa ha intervistato il premier Conte, nel comunicare poi l’evento nel suo TG serale ha detto che è stato alla festa di Articolo Uno che nel governo rappresenta l’ala sinistra del Pd. Ognuno potrà esprimere il proprio giudizio di merito, ma resta il riconoscimento del lavoro portato avanti, per più di due anni, dopo che LeU è rimasta solo una lista elettorale e che ha poi offerto il nome per caratterizzare un gruppo alla Camera.

L’operazione segretario-ministro è già storia. Una storia che certo non potevo determinare ma che ho caldeggiato con passione politica ed entusiasmo caratteriale, nei modi a me possibili. Una storia che, senza enfasi eccessiva, ha reso più popolare una legittima operazione parlamentare ma pur sempre maturata nelle strategie di palazzo.
Ha un pò allargato il matrimonio, non certo d’amore fra M5S e Pd.

Missione ok: ma adesso contemplare gli allori potrebbe rilevarsi un errore. Non posso essere un militante né sono una risorsa del gruppo dirigente. Ma faccio della chiarezza e lealtà le mie compagne di viaggio. Un viaggio che non sempre attrae “simpatie”, ma portato avanti con uno zaino di passione, entusiasmo e gratuità come si addice ad un uomo libero. Che probabilmente parla e scrive troppo in un contesto che oggi mira a ridurre tutto a una semplicità falsa ma magari di gradita ed efficace comunicazione.

L’avversario vero non è Salvini ma Renzi, almeno se guardiamo alla “Ricostruzione” che ci siamo intestati; se abbiamo a cuore ciò che sta dentro la nostra anima. Per rispondere al treno AV che Renzi ha fatto partire in direzione “En Marche ” in salsa italica, va da subito pensata, ma sul serio, una “Sinistra popolare”. Sì popolare. Perché da noi no? Pierluigi Bersani la chiama “roba nuova ” con la sua empatica arguzia e semplicità comunicativa, come si addice ad un vero leader storico. L’ha capito bene!

Adesso perciò bisognerà spingere, a maggior ragione, sodo. Convincere Nicola Zingaretti, bravo ma troppo tranquillo, che, ad esempio, la Lorenzin non risolve ed è fuori scena. Vale come lo sguardo che Narciso destinava alla pozza d’acqua per rispecchiare se stesso.

Matteo Renzi, che non inviterei nemmeno per sorseggiare una tazzina al “Caffè del Professore”, è però un leader forte e carismatico, che ne dica la vulgata. E se mette fiato nella sua tromba, e glielo permettiamo, il suono riempirà le valli. Eccetto quella di Pontida dell’altro Matteo. Stiamo attenti; il destino può essere determinato e non subito pazientemente a mo’ di espiazione dei propri peccati. Come spesso dice il segretario… andiamo avanti! Ma aggiungo… facciamo presto!

Rosario Muto

Laureato in Ingegneria Elettrotecnica c/o Politecnico di Napoli. Lavora nel Settore Aeronautico di Leonardo-Finmeccanica c/o Stabilimento di Pomigliano d’Arco (NA). Si interessa di Business Development & Program Management nell’ambito delle nuove iniziative industriali. Autore di studi su “Programmazione Industriale nell’area metropolitana di Napoli tra suggestione e realtà”. Esperienze maturate anche nelle Istituzioni Locali.