L’anno che verrà. Dal secondo giorno di scuola in poi

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From the day after

Due notizie, una buona, una cattiva. Quella buona: da oggi può dirsi concluso il tormentone sul primo giorno di scuola. Quella cattiva: non è escluso che continui nei prossimi giorni. From the day after.

Impressionante la mole di procedure, provvedimenti, delibere, atti, ordinanze, rilevazioni, monitoraggi, decreti, note, circolari, linee-guida, verbali, allegati, con corredo di interpretazioni autentiche, non sempre coordinate tra loro, nel riverbero, in bassa frequenza, di “grida” di manzoniana memoria: una mobilitazione di carta, per quanto dematerializzata, in parte necessaria, per la gran parte mai sufficiente a se stessa.

Tanti – genitori, studenti, docenti, personale ATA – erano e sono sinceramente preoccupati. Vanno tranquillizzati. Ma occorre dir loro la verità. La pretesa di normare anche il minimo dettaglio è destinata alla disillusione se non si punta sulla partecipazione attiva e responsabile, attraverso la collaborazione e il mutuo-aiuto.

In un ambiente educativo dovrebbe essere fondamentale soprattutto lo sviluppo di una cultura della responsabilità sociale della persona. L’indicazione della regola unita alla promozione di comportamenti proattivi.

Media e stakeholder

Come ha osservato Paolo Giordano nel suo articolo sul “Corriere della Sera” di venerdì scorso 11 settembre dal titolo Covid e scuola: i focolai ci saranno, e molti. Ma la paura va superata: “Lo slogan che si è imposto, «riaprire in sicurezza», è quanto mai inappropriato (…). Peggio, è controproducente, perché dà a chi ci crede l’impressione fasulla che la salvaguardia possa venire dall’organizzazione scolastica in sé. La sicurezza non è mai tale in un’epidemia. E l’efficienza – il massimo a cui possiamo puntare – è una combinazione difficile di protocolli, infrastrutture e responsabilità personali”. 

Media e stakeholder hanno sin troppo insistito sulla data fatidica, sul momento “x”. Solo che non esiste. Né nel calendario, né nell’esperienza vissuta. L’istante nel quale, come d’incanto, tutte le tessere del mosaico si congiungono in modo definitivamente risolutivo.

Il rischio come probabilità di accadimento di un evento indesiderato, da ridurre con la prevenzione, considerato per l’entità del danno, da contenere con la protezione, continua a comportare una ponderata attitudine a non abbassare la guardia, proseguendo nell’opera incessante di autocorrezione. Ben oltre il 14 settembre.

L’anno che verrà

Veniamo da un anno difficile ma bisogna essere chiari: quello che sta per iniziare non sarà meno complesso.

Com’è noto, siamo tuttora in una situazione critica, non solo a seguito della proroga dello stato di emergenza dal 31 luglio al 15 ottobre 2020 decisa con il Decreto-Legge n. 83 del 30 luglio 2020, anche per una risalita della curva, con una ripresa dei contagi e un contestuale abbassamento dell’età dei contagiati.

Fragilità

Una buona cosa, per quanto a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico, l’incontro alle 19.30 di giovedì 10 settembre, durato 3 ore, tra il Ministero dell’Istruzione e le OO.SS., nel corso del quale è stata illustrata la bozza della Circolare, la numero 1585 dell’11 settembre, a firma del Capo Dipartimento Marco Bruschi, opportuna nel prendere atto delle problematiche relative alla “fragilità”.

Un’altra questione che meriterebbe maggiore chiarezza è quella del lavoro agile. L’articolo 32, comma 4, del Decreto-Legge 104/2020, ha previsto che: “Al fine di  consentire l’avvio e lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 (…) non si applicano le modalità di lavoro agile di cui all’articolo 263 del decreto-legge 19 maggio 2020, numero 34”. Una misura che si presta a motivate osservazioni alla luce del principio di non discriminazione previsto dall’articolo 3 della Costituzione.

Utile, nel fare il punto della situazione, su uso e fornitura delle mascherine, consegna degli arredi (i famosi banchi), la nota 1520 del 10 settembre 2020, Chiarimenti di carattere organizzativo e finanziario sulle attività in essere per l’avvio dell’anno scolastico, a firma del Capo Dipartimento Giovanna Boda.

Lo stillicidio delle precisazioni

Le prescrizioni sono note anche se sottoposte allo stillicidio della precisione dell’ultimo istante. Distanziamento fisico, non sociale (che vuole dire un’altra cosa), mascherina, lavaggio delle mani.

Non senza persistenti difformità tra Regione e Regione. Un esempio? Nel caso di sintomatologia non riconducibile a Covid-19, secondo la Regione Emilia-Romagna, per la riammissione alla frequenza scolastica, non è richiesta certificazione medica, né autocertificazione della famiglia. Secondo la Regione Veneto: “Se l’alunno è assente per condizioni cliniche non sospette per Covid-19, per la riammissione a scuola il genitore presenta specifica autodichiarazione”.

La responsabilità genitoriale

Il Comitato Tecnico Scientifico, nel contesto delle informazioni rivolte agli studenti, ai genitori e al personale scolastico, sulle misure di prevenzione e protezione adottate, non ha mancato di evidenziare il rilievo della responsabilità genitoriale.

D’altra parte l’articolo 30 della Costituzione è chiaro. Una primaria responsabilità, in ambito educativo, è in capo ai genitori, i quali la delegano alla scuola. Ma titolari della stessa rimangono i genitori. Questo avrà conseguenze non prive di un certo rilievo, anche di carattere culturale, in un Paese incline alla delega, nell’impostare una cooperazione nuova tra famiglia e scuola anche dal punto di vista del Patto educativo di corresponsabilità.

I limiti

Ma in un bilancio equilibrato non bisogna sottacere i problemi.

Tra questi, non aver colto l’occasione per impostare sin dal mese di maggio, dopo tre mesi di pandemia, un organico di diritto con piena coscienza del fabbisogno formativo provocato dall’emergenza epidemiologica provocata dal Covid-19, per poi cercare di rimediare tardivamente, nell’organico di fatto.

Bene il budget aggiuntivo, a seguito delle istanze istruite da ciascuna scuola, anche se servono indicazioni precise sulle procedure legittime.

Il potenziamento depotenziato

Si sarebbe potuto sanare, finalmente, una delle incongruenze lasciate in eredità dalla cosiddetta Buona scuola (legge 107/2015): un potenziamento, motivato dal punto di vista teorico, discutibilmente gestito dal punto di vista pratico, che ha portato nelle scuole insegnamenti non coerenti con gli indirizzi di studio. Un riordino era necessario prima della pandemia, lo è ancora più adesso.

La cosa sorprendente è che nessuno sembra rendersene conto. O forse non c’è cosa più invisibile di quella che non si vuol vedere.

Il Medico Competente

Autorevoli esponenti del Comitato Tecnico Scientifico continuano ad invocare il “medico nelle scuole”. Ma c’è già, si chiama Medico Competente, dal 2008, a seguito del Decreto Legislativo 81/2008 (Sezione V, Sorveglianza sanitaria, Art. 38, Titoli e requisiti del medico competente; Art. 39, Svolgimento dell’attività di medico competente; Art. 40, Rapporti del medico competente con il Servizio sanitario nazionale).

Per fortuna il connubio “salute e sicurezza” ha forti presupposti normativi nella scuola italiana. Ma non può essere solo un adempimento burocratico, deve diventare, per tutti, comportamento vissuto, buona pratica, azione coerente.

Stiamo andando verso un modello di stretta interazione tra presidi territoriali della sanità pubblica e autonomie scolastiche. Per affrontare eventuali casi, grazie all’istituzione dei Referenti Covid e, più complessivamente, al fine di garantire il diritto alla salute di tutti. Parola chiave: prossimità, come ha spiegato Roberto Speranza nell’intervista a “la Repubblica” di domenica 13 settembre.

L’USR cabina di regia territoriale

Sul piano sistemico, un altro punto debole è nel non aver tratto profitto, fino in fondo, dal ruolo di cabina di regia degli Uffici Scolastici Regionali. Troppe interlocuzioni dirette tra Ministero dell’Istruzione o Commissario straordinario e Dirigenti scolastici.

Ovviamente vi sono stati USR che hanno svolto, con piena capacità, le loro prerogative, tuttavia è mancata, da parte del Ministero dell’Istruzione, un’adeguata comprensione della funzione di predisposizione del reticolo territoriale a cui essi possono adempiere, anche nel rapporto con gli Enti locali e con il capitale sociale di comunità (dalle aziende di trasporti all’associazionismo e al volontariato).

Nessuno invisibile

Una particolare sensibilità deve essere riservata agli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento, bisogni educativi speciali. Con il paradosso che la didattica a distanza, in alcuni casi, nei loro confronti si è rivelata efficace, il ritorno alla didattica in presenza comporta ulteriori precauzioni.

Occorre lavorare perché nessuno rimanga invisibile. Rendendo la scuola non più facile, ma più accogliente, attrattiva e umanamente ricca. Il docente che rimane nel ricordo è quello esigente e insieme stimolante e generoso.

Il fattore umano oltre i tecnicismi

Non ci sarà tecnicalità in grado di surrogare il valore strategico del fattore umano, nel prendere per mano e accompagnare la scuola in questo non facile cammino, tanto impegnativo quanto inedito, denso di timori e incognite, ma al contempo ricco di motivi e stimoli per far crescere i valori del diritto all’apprendimento, dell’inclusione e dell’innovazione didattica e organizzativa.

Nella standing ovation riservata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Vo’ Euganeo, la stima verso la persona e per il ruolo che magistralmente ricopre, insieme ad un’esortazione rivolta alla scuola italiana a non perdere di vista la propria missione educativa, guardando agli impegni che l’attendono, ben oltre il primo giorno di scuola.

Marco Macciantelli

Allievo di Luciano Anceschi, dottore di ricerca in Filosofia, già coordinatore della rivista “il verri”, agli studi e alla pubblicazione di alcuni libri ha unito l'impegno politico di amministratore pubblico.