La scalata dei postnazisti alla Lega di Salvini: il mio libro verità

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Chiedersi se il ministro dell’Interno Matteo Salvini sia fascista non è solo un esercizio inutile. È un grave errore. Non tanto perché́ “il Capitano” non ha mai avuto un credo politico, quanto perché la facile smentita può estinguere un dibattito assolutamente necessario. Dibattito che deve però essere indirizzato lungo binari differenti. La vera minaccia non viene infatti dai suoi legami con i neofascisti, bensì dall’influenza che esercitano i postnazisti nel suo entourage e nel suo partito.

Nel mio libro-inchiesta – “I Demoni di Salvini: i postnazisti e la Lega”, edito da Chiarelettere – grazie al contributo di una gola profonda, ricostruisco un complotto condotto da un manipolo di ex neofascisti e neonazisti che, dopo aver metabolizzato fascismo e nazismo, ha saputo trarre vantaggio da debolezze e difetti della democrazia liberale italiana.

Che il termine “postnazisti” sia quello più accurato per descrivere quei signori lo dice una persona che è stata al loro fianco e ha portato avanti il loro piano di “infiltrazione e contaminazione” della Lega. Si chiama Andrea Sciandra ed è un ingegnere elettronico oggi manager di una multinazionale europea.

A metà degli anni Ottanta, dopo esser transitato per organizzazioni della destra radicale e aver condiviso il carcere con i massimi esponenti di quella eversiva, questo gruppetto di “soldati nazional-rivoluzionari” ha capito che quello del neofascismo era un vicolo cieco. Per dare continuità storica a quella che riteneva fosse “l’essenza” del fascio-nazismo – la sua anima tradizionalista, autoritaria e razzista – ha capito che occorreva piuttosto servirsi di un nuovo “veicolo politico”.

Costoro sono divenuti “postnazisti” nel senso letterale del termine: sono cioè andati oltre il “nostalgismo” neofascista o neonazista e hanno capito l’importanza di trovare un veicolo politico fuori dagli schemi convenzionali al quale non potesse essere imputata alcuna delle tragedie indifendibili degli anni Trenta e Quaranta.

Il piano, condotto nel corso di ben tre decenni e da me ricostruito attraverso le testimonianze dei suoi stessi protagonisti, non prevedeva la presa del potere diretta – quindi la sostituzione di Bossi (ieri) o Salvini (oggi) con dei postnazisti. Era molto più subdolo: si trattava di far sì che Bossi e Salvini adottassero il loro pensiero, dando continuità storica a quell’“essenza primordiale del fascismo e del nazismo” da loro distillata. Che è esattamente quello che è successo.

In Umberto Bossi e Matteo Salvini i postnazisti hanno trovato bersagli e complici ideali, in quanto spregiudicati leader di quello che Sciandra definisce «un corpo senz’anima». Il piano non prevedeva la presa del potere diretta – quindi la sostituzione di Bossi (ieri) o Salvini (oggi) con dei postnazisti. Era molto più subdolo: si trattava di far sì che Bossi e Salvini adottassero il loro pensiero, dando continuità storica a quell’ “essenza primordiale del fascismo e del nazismo” da loro distillata.

In un crescendo di artifici demagogici la Lega è stata dunque traghettata dall’iniziale xenofobia antimeridionale agli schemi culturali dei cospiratori postnazisti, oggi interamente assorbiti nella sua liturgia «metapolitica».

Con questo non intendo dire che Salvini oggi, come Bossi ieri, abbia sposato la causa postnazista. E neppure che sia un burattino eterodiretto. Dico che ha scelto di fare da piazzista del pensiero dei postnazisti, incluse teorie del complotto come quella della cosiddetta “sostituzione dei popoli” secondo la quale, attraverso le migrazioni e l’abbattimento delle frontiere, la “grande finanza internazionale” fomenterebbe un piano di “sostituzione di popoli” da realizzare attraverso il “meticciato”. È un concetto proposto per la prima volta da Adolf Hitler in Mein Kampf, che ne ha scritto senza ricorrere all’eufemismo della “grande finanza apolide”, bensì parlando direttamente di “ebrei”.

Politicamente Salvini si è arricchito – e continua ad arricchirsi – piazzando “derivati del fascismo” per lo stesso motivo per il quale tempo fa i banchieri si sono arricchiti vendendo derivati finanziari agli enti territoriali e allo Stato italiano: perché gli acquirenti non sanno che cosa c’è dietro. E’ ora che si sappia.

Se volete sapere di più su mio libro, vi invito a visitare www.idemonidisalvini.it, e se poi lo riterrete meritevole, vi invito ad aiutarmi a promuoverlo aderendo a un’iniziativa che ho lanciato, quella della “Fotoshock” e cioè di un selfie con gli occhi sbarrati e il resto del volto nascosto dalla copertina del libro da postare sui canali social con un brevissimo commento in cui viene taggata la pagina @idemonidisalvini e utilizzato l’hastag #IDemoniDiSalvini alla fine del testo.

@claudiogatti

 

 

 

Claudio Gatti

Giornalista investigativo di base a New York, ha pubblicato inchieste su testate italiane e anglofone. Il suo blog è http://gradozeroblog.it