La minaccia nucleare ora è una realtà. Chi negozia non perde la faccia

| Esteri

Putin ha occupato illegalmente territori di uno stato sovrano e inscenato un referendum la cui validità non è riconosciuta dalle Nazioni Unite. È chiaramente una violazione del diritto internazionale nonché un precedente pericoloso.
Le sanzioni nei suoi confronti vanno mantenute e incrementate: nessuno può pensare di acquisire territori con la guerra.

Aggiungo che il discorso di Putin pronunciato dalla piazza Rossa, oltre al riferimento minaccioso all’uso dell’atomica, è condito da strali farneticanti contro la decadenza occidentale e la teoria gender su “genitore uno e genitore due”.
Sembra ascoltare certi reazionari di casa nostra, a proposito di quanto sia evidente da tempo che il leader russo sia il riferimento politico e culturale indiscusso della destra mondiale.

Questa decisione tuttavia sta alzando ancora una volta il livello dell’escalation. Ormai non è più un tabù parlare di terza guerra mondiale.

Mi domando se a questa aggressione ennesima del dittatore russo la strada sia rispondere con un ulteriore salto di qualità della corsa al riarmo se non addirittura dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO, scelta esclusa già 30 anni fa per ragioni evidenti. Le conseguenze potrebbero essere ancora più drammatiche di quelle che finora abbiamo visto. La minaccia della bomba tattica nucleare ormai non è un tabù: le immagini dei bunker a Odessa ci dicono che siamo vicini al punto di non ritorno.

Continuo a pensare che la strada sia un rinnovato protagonismo europeo e un’iniziativa comune di Francia, Germania e Italia, perché tocca a loro dare una risposta innanzitutto ai popoli europei stretti tra la morsa della crisi energetica e della paura di un conflitto atomico.

Occorre ora intavolare una nuova trattativa per riaprire la strada a un trattato di cooperazione e sicurezza tra est e ovest: torniamo alla necessità di una rinnovata Helsinki. La Cina e gli USA dovranno essere garanti di questo percorso perché l’interesse comune è un’Europa che non collassi.

Chi negozia non perde la faccia, se in gioco c’è perdere una parte del genere umano e condannare intere aree del continente all’inverno nucleare.

Arturo Scotto

Nato a Torre del Greco il 15 maggio 1978, militante e dirigente della Sinistra giovanile e dei Ds dal 1992, non aderisce al Pd e partecipa alla costruzione di Sinistra democratica; eletto la prima volta alla Camera a 27 anni nel 2006 con l'Ulivo, ex capogruppo di Sel alla Camera, cofondatore di Articolo Uno di cui è coordinatore politico nazionale. Laureato in Scienze politiche, ha tre figli.