Governo Conte, le ragioni del No di Liberi e Uguali

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Dichiarazione di voto in aula sulla fiducia al governo

“Vorrei iniziare il mio intervento con un ringraziamento non formale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in queste settimane difficili e complesse è stato un punto di riferimento saldo per chi, come noi, crede nei valori e nei principii di civiltà alla base della nostra Carta costituzionale.

Si possono avere legittimamente opinioni differenti sulle singole scelte del Presidente nei diversi passaggi di questa lunga crisi, ma resta il dato oggettivo che il Quirinale ha esercitato fino in fondo le sue prerogative costituzionali, non sottraendosi alle sue responsabilità e doveri anche a costo di ritrovarsi al centro di una rozza campagna denigratoria, fondata su una richiesta di impeachement priva di un qualsivoglia fondamento giuridico. Ci saremmo aspettati di ascoltare una sola parola dai banchi dei colleghi del M5S: scusa; e invece silenzio.

Ci si consenta, poi, di osservare, non senza una sincera amarezza democratica, che avevamo ragione noi quando nella scorsa legislatura avevamo sostenuto – inascoltati – che la nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, era un sistema mistificante e truffaldino.

Come si può definire altrimenti un sistema elettorale che consente di presentarsi alleati nei collegi uninominali maggioritari e poi alla prima occasione, quella dell’odierno voto di fiducia, assistere addirittura a un triplo voto da parte dei tre partiti della coalizione vincente del centro-destra: a favore la Lega, contro Forza Italia e astenuti Fratelli d’Italia.

Invitiamo, poi, gli ideatori e i propagandisti del Rosatellum a riflettere autocriticamente sull’eterogenesi dei fini della nuova legge elettorale: nata per consentire artatamente un accordo di maggioranza all’indomani del voto tra Partito Democratico e Forza Italia, è riuscita nel miracolo di favorire la saldatura tra Lega e Movimento 5 Stelle mettendo all’opposizione proprio Pd e Forza Italia.

Una saldatura di matrice populista favorita dalla scelta del Partito democratico, o meglio dall’imposizione del suo ex segretario, di non aprire neppure un tavolo di confronto programmatico con la lista singola più votata il 4 marzo scorso, il Movimento 5 Stelle.

Noi di Liberi e Uguali, invece, rivendichiamo un comportamento coerente e lineare che ci ha portato a confermare in ogni occasione, in questi tre mesi, l’impegno assunto di fronte ai nostri elettori: disponibilità al confronto programmatico con le altre forze politiche con l’unico limite dell’indisponibilità ad accordi con il centro-destra in ragione dei nostri convincimenti più profondi e della nostra storia.

Ed è con lo stesso spirito, con la stessa impostazione, che oggi, signor Presidente del Consiglio Le annunciamo il nostro voto contrario alla fiducia al suo Governo.

Coerentemente ai nostri impegni con gli elettori, la nostra sarà un’opposizione intransigente nel pretendere il rispetto della Costituzione e nella difesa dei diritti civili e sociali fondamentali e al tempo stesso sfidante, nelle aule del Parlamento, sulle molte questioni che riguardano la vita quotidiana dei cittadini dal lavoro che non c’è, alla sicurezza nei luoghi di lavoro, dalla tutela e difesa della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori a una politica di investimenti pubblici orientata a una economia verde, sostenibile, con un piano straordinario per la tutela e difesa del suolo fragile della nostra bella Italia; dalla difesa e valorizzazione della sanità e della scuola pubblica, alla lotta senza quartiere all’evasione fiscale, al contrasto alla corruzione e alle mafie.

Sul piano del rispetto dei principî di civiltà e della convivenza civile, Presidente Conte, lei che è uno studioso di diritto, spieghi al suo ministro dell’Interno che il tempo della campagna elettorale è finito, che non è più tempo di slogan propagandistici, gli spieghi, ad esempio, che l’attività di soccorso in mare, nota come SAR (Search and Rescue) è disciplinata da varie fonti del diritto internazionale, ovvero la Convenzione di Ginevra del 1951, la Convenzione di Amburgo del 1979 e la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982.

Gli ricordi anche che i senatori del partito di cui è segretario il ministro dell’Interno votarono a favore nella XVII legislatura al documento conclusivo sull’indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel mediterraneo e sull’impatto delle attività delle ONG; un documento in cui giustamente si ribadiva che “Non è infatti in alcun modo tollerabile lasciare perire in mare le persone che lasciano le coste africane nel tentativo di raggiungere l’Europa, a prescindere dalla loro condizione legale: al contempo va contrastato ogni incentivo all’immigrazione clandestina e, soprattutto, al traffico di essere umani, con una lotta senza quartiere contro i trafficanti di morte”.

Le migrazioni sono una delle questioni fondamentali della contemporaneità non solo per l’Italia, esse sono un fenomeno epocale, complesso che non può essere banalizzato e strumentalmente usato per biechi interessi elettorali: noi siamo perché sia messo in atto un contrasto duro e efficace contro i trafficanti di esseri umani, contro la speculazione che viene fatta ai danni dei migranti da alcuni soggetti senza scrupoli nella fase dell’accoglienza ma i migranti sono le vittime e non già i protagonisti del sistema di sfruttamento: è la “pacchia” dei mercanti di morte e delle organizzazioni criminali che deve finire, signor Ministro dell’Interno, non quella dei disperati in fuga dalle guerre, dalla siccità e dalle fame che semplicemente non è mai esistita.

Abbiamo apprezzato il riferimento nel Suo discorso al Senato il riferimento alle recenti drammatiche vicende di Vibo Valentia, ma avremmo voluto vederla, signor Presidente del Consiglio, fin da subito in prima fila a chiedere verità a giustizia per Soumalia Sacko e non aspettare il montare della protesta.

Sui temi dei diritti sociali e civili, sanciti dalla nostra Costituzione e dalle convenzioni internazionali saremo guardiani attenti e intransigenti: non permetteremo che vengano messe in discussione scelte di civiltà giuridica e anzi stimoleremo il Parlamento per un loro allargamento, per colmare quelle lacune che ancora oggi esistono nel nostro ordinamento rispetto a quello di altre grandi nazioni democratiche, a cominciare da una legge sullo ius soli.

Restiamo poi convinti che la cosiddetta flat tax sia contraria al dettato costituzionale essendo l’esatto contrario della progressività dell’imposta, anzi è una sorta di Robin Hood al contrario perché toglie ai poveri in termini di servizi per dare più soldi ai ricchi. Signor Presidente, una flat tax che sia coerente con il principio della progressività fiscale – come da Lei sostenuto – semplicemente non è un flat tax perché la traduzione in italiano del termine flat è molto semplice: piatta, tassa piatta.

Viviamo in una società diseguale come non mai e noi ci batteremo nelle istituzioni e fuori da esse perché non siano approvate – direttamente o surrettiziamente – norme che aumentino la diseguaglianza ampliando la forbice a danno di chi sta peggio.

Siamo pronti al confronto parlamentare, invece, per una lotta all’evasione fiscale vera e non di facciata, e anche su di un tema così presente nelle famiglie italiane come il superamento della legge Fornero sul sistema pensionistico, dichiarandoci disponibili fin da ora a ricercare soluzioni praticabili e in grado di reggere nel tempo per eliminare o comunque limitare al massimo le iniquità presenti oggi nelle norme che regolano la materia.

Parimenti la lotta alla precarietà del lavoro, la tutela dei nuovi lavori, la GIG economy per tutti, il contrasto ancor più incisivo alla povertà e all’esclusione sociale non ci vedranno arroccati su posizioni di opposizione aprioristica, ma pronti a lavorare per limitare e lenire le ferite prodotte da una società troppo diseguale.

In conclusione, vorrei dire parole chiare sul convitato di pietra di questo dibattito di fiducia, a cui invece così tanta attenzione hanno dedicato nella campagna elettorale sia la Lega sia il Movimento 5 Stelle: l’Europa, le istituzioni europee.

La nostra storia, la nostra cultura politica ci fa vivere con grande sofferenza la situazione di oggi, una Unione Europea prigioniera di egoismi nazionali, priva di quella che Padoa Schioppa definiva la veduta lunga, come testimoniano, ad esempio, la meschinità delle non politiche sui migranti, un’Europa che pare aver smarrito e non da oggi purtroppo, lo spirito e la sua funzione storica e politica, ridotta a guardiano di parametri e indicatori funzionali a logiche economiche lontane dai bisogni delle persone normali: un’Europa distante dai cittadini europei, quando non vissuta come nemica.

Ma proprio perché noi vorremmo un’altra Europa, solidale e motore dello sviluppo e della coesione sociale, proprio per questo non vi permetteremo – e ve lo diciamo da subito – di trasformare l’Europa nel bersaglio quotidiano della vostra propaganda, un’Europa fatta diventare l’alibi precostituito dei vostri fallimenti futuri; non vi consentiremo di usare una doppia morale nei confronti delle istituzioni europee: formalmente corretti nelle aule del Parlamento, come ha fatto Lei nel suo discorso programmatico, e pronti invece nelle piazze e sui media ad aizzare l’opinione pubblica contro l’Europa, origine di tutti i mali italiani evocando il “nemico esterno” da sempre usato come arma di propaganda dai movimenti populisti di ieri e di oggi.

Se, invece, abbandonando i proclami propagandistici si vuol affrontare con coraggio il tema di una revisione profonda e radicale delle politiche economiche e sociali dell’Unione Europea con il superamento del paradigma liberista dominante e aprire una nuova stagione capace di liberare energie positive per diminuire le diseguaglianze e combattere la piaga della disoccupazione, quella giovanile in modo particolare, allora ci troverete, ci troverete disponibili al confronto parlamentare. Perché non ci siano fraintendimenti però sia chiaro che la “nostra” Europa è quella di Jacques Delors e non quella di Orban e di Marine Le Pen.

È con questo spirito e con questa visione, che il gruppo di Liberi e Uguali si appresta ad iniziare questa legislatura: Lei, signor Presidente del Consiglio, Voi signore e signori ministri troverete in noi una opposizione ferma e intransigente nella difesa dei valori costituzionali e di civiltà giuridica e aperti al dialogo e al confronto per combattere le diseguaglianze nella convinzione che qui, in quest’aula e in quella del Senato, risieda la volontà popolare che è cosa ben diversa dal populismo di giornata e dai retorici richiami al cambiamento e ai contratti.

Per queste ragioni e con questo spirito, le deputate e i deputati del gruppo Liberi e Uguali voteranno contro la fiducia a questo Governo.

Federico Fornaro

Capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera. Senatore nella XVIIª legislatura. Tra le sue ultime pubblicazioni: "Fuga dalle urne. Astensionismo e partecipazione elettorale dal 1861 a oggi" (Epoké, 2016) e "Elettori ed eletti. Maggioritario e proporzionale nella storia d'Italia" (Epoké, 2017).