pillole rossoverde

Generare energie ecosocialiste, la forza e il compito di Articolo Uno

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Due interessanti interventi sul nostro Magazine, quello di Morganti e Piccarreta e quello di di Antonio Floridia. Due interventi che sviluppano il dibattito attorno al documento della direzione nazionale di Articolo Uno del 23 maggio partendo da quel “il tempo di un fatto nuovo è ora”, un dibattito che la congiuntura di clausura e scarsi contatti personali dovuti alla pandemia ha reso ancora tutto da sviluppare, da approfondire, con tematiche da scavare per arrivare finalmente all’osso di cosa vuole essere la sinistra nel futuro, un futuro che il virus ha mutato, ha obbligato a vedere con occhi diversi.

Arrivare all’osso di cosa e come deve essere la sinistra come componente autonoma e importante di un più vasto campo progressista capace di costruire un percorso di governo duraturo a guida di un progetto riformatore che investa in pieno la nostra società in tutti i suoi aspetti, che sappia immaginare e indicare davvero linee nuove, nuovi modelli di sviluppo, idee guida per una nuova stagione di profondo cambiamento.

Un dibattito, quello sul documento di maggio, che merita di essere ampliato, portato nei territori, “slegato” dalla nostra partecipazione ad una difficile anche se positiva esperienza di governo; nei territori perché lo sviluppo delle idee non può che partire da lì, dalle esperienze diverse e non sempre analoghe, dall’individuazione, sul terreno, dei reali bisogni; ed è dai bisogni che deve e può ripartire la sinistra tessendo attorno a questi un disegno generale; l’esperienza di governo è importante, ma non può “schiacciare” l’iniziativa e l’elaborazione delle idee di una forza politica che a Bologna a inizio aprile 2018 ha deciso di diventare finalmente partito. Un partito dichiaratamente non autosufficiente, che vuole essere parte rivendicando la propria autonomia della costruzione necessaria di qualcosa di nuovo nel nostro Paese.

La “riunificazione plurale” non può voler dire correre, ancora, verso la costruzione di insiemi per lo più a scopo elettorale; può e deve voler dire l’inizio di una seria stagione di confronto, e il rimanere “distinti” non significa necessariamente restare ognuno nella propria nicchia, ma essere in grado di portare ognuno la propria specificità in un’azione che deve mirare a costruire, senza patemi di fretta, qualcosa di più grande che non dipende da quanto lo si invoca, ma dal percorso reale che riesce o meno a fare.

L’esperienza di LeU, del fallimento della costruzione a partire da un cartello elettorale di un nuovo partito dovrebbe averci insegnato qualcosa.

Oggi Articolo Uno può essere forza propulsiva di un processo di elaborazione di un percorso di confronto capace di far nascere iniziative comuni, di individuare obiettivi condivisi, di essere propulsore di un percorso nuovo che non deve necessariamente portare a breve alla nascita di una nuova sigla. Anzi, per svolgere questo ruolo oggi Articolo Uno deve rafforzarsi nei territori, riuscire davvero a strutturarsi come partito, riprendere i contenuti di Fondamenta e svilupparli alla luce della situazione attuale. Deve  uscire dalle secche di un partito nato su una scissione parlamentare, costruire un gruppo dirigente capace di percorrere il Paese, di riuscire ad interpretarlo, di essere davvero generatore di energia ecosocialista che non vuol dire il richiamo, cui ormai nessuno più si sottrae, ad un Green new deal indistinto e generico, ma a qualcosa che abbia severi contenuti che consentano davvero di ripartire su strade nuove nella ricostruzione di un mondo che non può essere più quello di prima, di insistenza nella critica puntuale e nella battaglia contro un capitalismo che oltre all’uomo ha sfruttato oltre ogni confine il pianeta portandolo molto vicino al collasso.

Non è un discorso del tipo “noi abbiamo ragione e quindi dobbiamo rafforzarci”, è un ragionamento per cui si deve credere che quanto autonomamente elaborato sin qui da Articolo Uno può davvero essere elemento propulsivo il che vuol dire naturalmente essere in grado di confrontarsi e di dibattere con altre realtà, a patto che non si tratti di confronti tra apparati, cosa che è una vita che la sinistra vive e che, lo abbiamo già troppe volte visto, non porta da nessuna parte. Per questo o si comprende che i territori hanno una valenza imprescindibile o non si fanno passi avanti in nessuna direzione.

Altra questione di forte spessore è il rapporto con il Pd: un rapporto che varia da situazione a situazione, da realtà territoriale a realtà territoriale, che non è omogeneo e non può esserlo trattandosi, il Pd, di un partito fondato su correnti e cordate, privo di vere idee guida unificanti al suo interno e quindi nella sua azione politica; tuttavia il Pd resta il maggiore partito di uno schieramento alternativo alle destre e una forza con la quale è impossibile non confrontarsi evitando però ogni sudditanza, evitando atteggiamenti da “corrente esterna” e rifuggendo però anche alla riproposizione di schemi ormai vetusti che vedono ancora riproporre un centrosinistra che non può più esistere, quello del “Pd più i cespugli”, riproposizione di un minoritarismo della sinistra che non fa bene né alle coalizioni progressiste, né allo stesso Pd, ancora oggi in parte occupato da un personale politico che lavora in direzione contraria all’affermazione compiuta di un campo progressista nel Paese.

Dialogare a sinistra, dialogare con il Pd, dialogare, ascoltare e cercare di dare riposte, di costruirle assieme alle mille realtà che nel territorio si muovono senza cedere al mito della società civile, ma con la capacità di cogliere le innovazioni che spesso dal mondo “civico”, quello vero, emergono.

Obiettivi alquanto impegnativi, costruire una sinistra in grado di essere parte non secondaria di un nuovo motore di sviluppo e concorrere alla costruzione di un campo aperto, di progresso capace di essere espressione duratura di governo senza illudersi di poter far parte di un indistinto centrosinistra, lavorando perché una nuova alleanza nasca reintroducendo il “famoso” trattino, quello del “centro-sinistra” perché noi la vogliamo costruire davvero questa larga alleanza, ma siamo e dobbiamo rimanere sinistra.

Giampaolo Pietra

Nato il 1/10/1955, fondatore di Articolo Uno a Sesto San Giovanni, membro della segreteria metropolitana di Milano. Membro del comitato di presidenza dell'Anpi cittadino.