Da militante e dirigente di Articolo Uno in Campania, alle prossime elezioni europee darò il mio appoggio a Massimo Paolucci, candidato nella lista PD-PSE-Siamo Europei. Chiarisco subito, in questo modo, la mia idea, la mia proposta.
E ne discuto.
L’assemblea congressuale di Bologna di Articolo Uno del 6-7 aprile ha ufficialmente approvato a larghissima maggioranza (2 contrari, e pochissimi astenuti, su 500 delegati) la proposta del segretario Roberto Speranza di appoggiare, unilateralmente, senza nessun accordo politico, la lista PD-PSE-Siamo Europei. In questa lista sono candidati due nostri compagni, Maria Cecilia Guerra, responsabile nazionale Dipartimento Economia di Articolo Uno, nella circoscrizione Nord-est; e Massimo Paolucci, europarlamentare uscente, nella circoscrizione Sud. Io ho la fortuna di votare al Sud, e quindi di votare Massimo Paolucci.
La decisione di un appoggio unilaterale, sofferta, che certamente non soddisfa, è maturata dopo un tentativo, che pareva avviato a ben concludersi, di costruire una lista elettorale per le europee che raccogliesse i partiti che in Italia si rifanno al Partito Socialista Europeo, al gruppo parlamentare europeo dei Socialisti e Democratici: PD, PSI, Articolo Uno. I parlamentari di tali partiti, in vario modo eletti nel 2014, e poi ricollocatisi nel corso degli anni, pur nella loro diversa provenienza e convinzione politica “italiana”, si sono riconosciuti nel PSE e nel gruppo parlamentare. Non è stato possibile, purtroppo, stringere un accordo su base di reciproco rispetto e considerazione, pur nella ovvia constatazione del diverso peso elettorale, e consentire, come chiedevano i Socialisti di tutta Europa, agli elettori italiani di non disperdere voti, di far convergere tutta la forza elettorale possibile sui partiti che si richiamano al Partito del Socialismo Europeo. In base a questo appello; in base alla ragionevole considerazione che un partito piccolo e neonato come Articolo Uno rischiava seriamente di non raggiungere la soglia di sbarramento nazionale del 4% di consensi, raggiungimento che, solo, consente di partecipare alla suddivisione dei seggi; in base al programma del PSE, programma di democrazia e di progresso e di sviluppo, di difesa del mondo del lavoro, dell’ambiente, dei diritti, ben deciso a ribaltare vecchi accordi e trattati che non sono più in grado di consentire ai popoli dell’Europa quello sviluppo economico, sociale, civile, di democrazia e di benessere, quell’attenzione al mondo del lavoro e dei suoi diritti, che sono i valori fondanti del socialismo; in base a tutto questo, Articolo Uno a mio avviso ha fatto la scelta migliore possibile stanti le condizioni.
Il manifesto del PSE, “Un nuovo contratto sociale per l’Europa”, richiamandosi al “rivoluzionario” Contrat Social di Jean-Jacques Rousseau, è sicuramente un documento avanzato, che non ho problemi a sottoscrivere e fare mio. Centrato, come scrivevo, sui temi del lavoro, dell’uguaglianza sociale, dell’ambiente, della difesa dei diritti dei più deboli; e che non disdegna di prospettare nuove e più democratiche forme di accordo tra i vari paesi europei. Che guardino al benessere dei cittadini, non (solo) ai parametri di bilancio. Il PSE è il partito anche di leader carismatici ed efficienti, al governo dei rispettivi paesi, come Pedro Sánchez in Spagna e António Costa in Portogallo, e di Jeremy Corbyn nel Regno Unito.
In questi 2 anni, inoltre, a partire dalla nascita del movimento “Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista”, all’inizio del 2017, passando per la deludente ma tutto sommato accettabile prova elettorale del 2018 con la lista di “Liberi e Uguali”, e al successivo sfasciarsi di questa lista, non si è riusciti, come ambiziosamente ci si era detto, a cominciare a costruire una nuova forza di sinistra, un campo largo, che superasse l’ormai logoro, a nostro avviso, Partito Democratico, avvitatosi in una serie di politiche contraddittorie (bene sui diritti civili, bene su tentativi di forme di contrasto alla povertà, male sui diritti sociali e del lavoro, male sulla scuola e università, male sulla questione meridionale, eccetera), e riavvicinasse i milioni di elettori che per rassegnazione o protesta avevano abbandonato le forze della sinistra per rifugiarsi nel voto “contro tutto e contro tutti” dei 5S,o nell’astensione, o nel rabbioso e violento voto contro i “più diseredati di te”, i “più sfortunati di te”, i “più deboli di te”, additati da una campagna di odio come la causa dei mali del Paese.
Questo, a mio avviso, dovrà essere l’obiettivo al quale (tornare a) lavorare dal giorno dopo le elezioni europee, la creazione di una nuova, grande, ampia forza di sinistra, qualunque siano i risultati, sperando certamente che questo nostro piccolissimo “sacrificio”aiuti a non far prevalere, in Europa, le forze cosiddette sovraniste e populiste, che, al di là di distinguo pur dotti e degni di considerazione, sono di fatto e per la stragrande parte, forze reazionarie e di destra.
Ultimissima questione (a cui ho già brevemente accennato), che molti compagni ed amici mi pongono e si pongono, e che ovviamente mi sono posto anche io: pensare di costruire una lista progressista e di sinistra? E, adesso, ancora: e pensare di votare altre liste, ad esempio La Sinistra?
Rancori, invidie, cecità politiche, sindrome della divisione e divisione e divisione a sinistra, degna del miglior Guzzanti-Bertinotti, che auspicava la scissione della sinistra in miliardi di virus invisibili, per attaccare efficacemente le destre, errori da cui nessuno è immune (ma gli errori che ha fatto e continua a fare Articolo Uno, sono, a mio avviso, infinitamente minori degli errori e arroganze ed egoismi di altre forze politiche, che pure avrebbero dovuto partecipare alla costruzione di una forza, un partito, grande, coeso, unito, a sinistra del PD, consideratisi autosufficienti, e/o “da-soli-duri-e-puri-fino-alla vittoria”), hanno fatto fallire sin dal dopo-elezioni politiche del 4 marzo 2018 tale ambiziosa ma, io credo, alla nostra portata, proposta alternativa.
Votare adesso “La Sinistra”? Ma anche no. Gruppo di piccole forze, giustapposte per solo scopo elettorale, che hanno (i dirigenti, non i militanti che, ne conosco alcuni, pur nella loro visione parziale e fuorviante, ci mettono sempre tutto il loro disinteressato impegno, entusiasmo e sacrificio, degni, purtroppo, a mio avviso, di ben migliore causa) come unico scopo il vedere perdere altri, oppure il raggiungimento di un (difficilissimo, se non chiaramente impossibile) “posto al sole” nel Parlamento Europeo, e che rischiano di disperdere centinaia di migliaia di voti, favorendo le forze sovraniste, reazionarie, di destra.
Non che Thomas Piketty – l’economista francese di sinistra (ancora troppo poco a sinistra, secondo questi Robespierre o Lenin de noantri), che in un altro suo appello/manifesto, già sottoscritto da migliaia e migliaia di intellettuali, elettori, cittadini, ispira una forza socialista come Articolo Uno – sia un oracolo, ma leggete cosa dice, parlando delle elezioni europee in Francia: “Il problema è che la situazione a sinistra di Macron e del “macronismo” è sconfortante: sei liste, tra cui quella di Nathalie Arthaud, che si pronuncia in favore degli Stati Uniti Socialisti d’Europa. E’ in qualche modo una cosa bella vedere che, almeno, questa lista ha il merito di esprimere fortemente una idea federale europea e internazionalista. La somma (dei voti) di queste sei liste delle sinistre sarà al di sotto dei voti di “En Marche” di Macron e del “Rassemblement National” (ex Front National) di Le Pen. I promotori di queste sei liste preferiscono fare sei volte all’incirca il 5% dei voti (la soglia di sbarramento per accedere alla ripartizione dei seggi in Francia è appunto del 5%), invece che circa il 30% dei voti con una sola lista. E poi, in generale, ci sono evidenti difetti e “mancanze” in tutti i programmi per l’Europa di queste liste di sinistra”. Tutto il mondo è paese.
Infine, sento e leggo molti (provocatori!) ricordare, ad ogni piè sospinto: “Voterete PD, voterete per Renzi e Calenda!” Falsità e meschinità. Io, noi, voteremo Massimo Paolucci, e, certo, la lista PD-PSE-Siamo Europei. Anche senza barrare il simbolo. Intendo voteremo per la lista anche se non barrassimo il simbolo, ridicolo nascondersi dietro finti artifici del genere: “Io esprimo solo la preferenza, non barro il simbolo”. Per alcuni, capisco, può essere di aiuto, ma, onestamente, NON significa niente (barrarlo o non barrarlo, intendo).
Ci piace tanto questa situazione? Votare una lista di tal fatta, senza accordo politico, per decisione, a mio avviso, generosa, e… realistica? No. Ho cercato di argomentare del perché di questa scelta, sofferta e non “gradevolissima”, di Articolo Uno e mia personale. Ah, parlo con, e leggo post e commenti di, “renziani” scontenti delle aperture a sinistra (sic!) di Zingaretti, che in maniera esplicita o con giri di parole, dichiarano di fatto il loro voto per +Europa. Ecco i “socialisti”! Liberali, sono, rispettabile ideologia e formazione politica, italiane ed europee, ma niente a che vedere con il socialismo, a cui ancora molti di noi guardano, Ma per i renziani (sì, ce ne sono!) anche Zingaretti è troppo!
Per tutte queste ragioni, dopo tutti questi pensieri, confermo il mio voto a Massimo Paolucci, candidato nella lista PD-PSE-Siamo Europei. Massimo Paolucci è parlamentare europeo uscente, eletto nel 2014 nella stessa circoscrizione Sud in cui è candidato per le prossime elezioni. Napoletano, si è distinto in questi cinque anni a Bruxelles essenzialmente per le sue battaglie sull’ambiente, per contrastare i danni dovuti al cambiamento climatico, per tutelare l’ambiente e limitare lo spreco di materie prime; per salvaguardare il Mezzogiorno e i prodotti tipici italiani. Tra le altre cose, ricordo il suo lavoro sulla direttiva sulla plastica monouso; la commissione d’indagine sugli “inquinamenti” della Volkswagen; la difesa degli ulivi pugliesi nella battaglia contro la xylella; i regolamenti sull’economia circolare.
Con il compagno Paolucci, fino alla vittoria!