E se fosse la Cina? La guerra, un’altra possibile chiave di lettura

| Esteri

Ci sono fior di uomini e intellettuali della sinistra, alcuni che ho anche conosciuto e incontrato e da cui ho imparato molto, che stimo e continuerò a stimare, che sostengono una narrazione della guerra che mi lascia di stucco. Non sono diventati filoputiani: queste stupidaggini lasciamole dire ai vari uomini con le bretelle rosse e al mainstream e ai commentatori dei giornaloni, sempre più imbarazzanti. In soldoni, questi compagni dicono che questa è una guerra voluta, da anni, dagli Usa e dalla Nato per affamare la Russia e affondare l’Europa e che Putin si è trovato con le spalle al muro ed è caduto nella trappola, assumendosi una responsabilità criminale.

Da giorni, sotto lo stimolo di questi pensieri, mi sto chiedendo se non sia vero esattamente il contrario. E cioè che la guerra per procura la stia combattendo la Cina. Che ha tutto da guadagnare: la Russia che ne diventa ancora più dipendente, l’Europa e la Germania che entrano in difficoltà e, magari, in recessione e gli Usa che devono distogliere l’impegno dal quadrante sudorientale, la loro priorità. Anche in questa narrazione è evidente che Putin è caduto nella trappola, trascinato dalla logica imperiale della grande madre Russia e da una commistione tra politica e teologia che si esprime nei sermoni del patriarca Kirill.

Quindi la guerra in Ucraina può essere interpretata come una mossa del cavallo del Dragone per imboccare il percorso di un nuovo ordine mondiale, da una posizione di forza. Perché saltato definitivamente l’ordine di Yalta bisogna costruirne un altro ed è, purtroppo, da sempre, la guerra che ha una funzione morfogenetica.

Se tutto questo è anche solo in parte verosimile e fondato ne consegue che la posizione assunta dall’Europa, da governi guidati da leader socialisti e da tanta parte della sinistra europea, di aiutare ad aiutarsi l’Ucraina, per dirla con Bersani, è quella più opportuna perché la guerra finisca presto da un lato, e dall’altro perché nella ridefinizione del nuovo ordine mondiale non siano gli autocrati e i regimi autoritari ad avere in mano le carte migliori. In questo processo sarebbe fondamentale un’alleanza tra le forze progressiste delle due sponde dell’Atlantico, decisiva per contrastare la crisi della democrazia (su cui fanno leva i regimi autoritari per affermare la loro superiorità nel risolvere i problemi della globalizzazione) e porre fuori gioco il sovranismo e il populismo della destra americana ed europea.

È fuor di dubbio, quindi, che non si possa andare oltre la linea rossa negli aiuti all’Ucraina, che si stemperi un clima troppo bellicista a Occidente e che gli Usa capiscano che non è un’opzione quella di tenere a lungo la Russia nel pantano.

Con più di questo si rischia una nuova guerra fredda, se non, come ammonisce da sempre il Papa, la terza guerra mondiale a pezzi.

Paolo Pagani

Segretario Provinciale Articolo Uno Brescia