Un’alleanza per la conservazione del lago di Bolsena e del fiume Marta

Lazio

Noi di Articolo 1 Mdp restiamo molto preoccupati dall’ultima relazione sullo stato del dissesto idrogeologico divulgata dall’Ispra del nostro territorio.

Noi pensiamo che per la difesa, la conservazione e lo sviluppo economico dei bacini del lago di Bolsena e del fiume Marta, non ci sia altra alternativa che un’alleanza stretta tra i comuni interessati e predisporre un “contratto di fiume”, da condividere con regione, provincia.

Sebbene esista un’autorità di bacino per il Tevere e per il Fiora, non esiste una simile struttura per il fiume Marta, abbandonato all’incuria sia dei comuni interessati lungo il suo corso che da quelli che ne influenzano la qualità, che ricevono le acque del Traponzo e i suoi affluenti Catenaccio, Leia, e Biedano. In un precedente articolo avevamo indicato che diversi di questi comuni contribuiscono, chi più chi meno con sversamenti delle loro acque reflue, all’inquinamento di quei corsi d’acqua.

Tutti i comuni del lago e del fiume sono quindi implicati direttamente nella cura della qualità e della difesa dei letti di questi corsi d’acqua. Il più recente articolo sulla moria dei pesci nel bacino del lago di Bolsena ci riporta alla precedente moria di pesci nell’area di Tuscania del fiume Marta. Tre sono i problemi da risolvere: la conservazione dei suoli e delle rive dei corsi d’acqua, la qualità delle stesse acque correnti, e la messa in protezione con investimenti adeguati delle agricolture di quel territorio. Ma anche l‘avvio di un’agricoltura che non avveleni terre e acque.

Non uno dei comuni della Tuscia viterbese si salva dal presentare punti critici in pericolo di frane o alluvioni. Ma scema la pena sapere che oltre il 91% dei comuni del paese Italia sono nelle stesse condizioni, chi più chi meno. C’è solo una preoccupazione, che qui si va di anno in anno di male in peggio, perché nella relazione dell’Ispra del 2015, i comuni in pericolo di dissesto idrogeologico rappresentavano l’88% del totale, oggi siamo passati al 91%. Se si continua cosi tra tre anni passeremo al 95% e poi tutto il territorio italiano dalle Alpi all’Aspromonte sarà in pericolo di dissesto idrogeologico.

Per i viterbesi, l’esempio di Civita di Bagnoregio e i suoi calanchi attorno ci indica il futuro del nostro paesaggio se non si interviene con celerità. Tra l’abbandono delle terre a causa di una agricoltura non remunerativa e svilita da una concorrenza sleale esercitata dalle multinazionali che preferiscono mettere a cultura le piane più fertili dell’Africa dove la mano d’opera non costa nulla e dove non esistono controlli sulla tossicità dei pesticidi e dei fertilizzanti chimici.

E con l’abbandono dei borghi di montagna, con l’abolizione delle Comunità Montane nel 2008, ci troviamo con una marea di agglomerazioni montane in vendita. È tutto da ricostruire. Si dovrebbe dirigere il pacchetto della grandi opere sul recupero delle nostre montagne, rimboschirle, far ripartire le produzioni agropastorali tipiche delle nostre Alpi e Appennini, ricostruire i castelli d’acqua centrali per la vita della vallate, ricondurre fiumi e torrenti con piani di difesa forestale dei bordi e delle rive.

E per ritornare alla nostra Tuscia, la preoccupazione dei nostri comuni, del lago di Bolsena e poi del fiume Marta le cui esondazioni sul territorio di Tarquinia costarono 3 milioni alla regione solo per l’alluvione del 2003 e 2004 senza poi contare con i danni nel 2015, 2016, 2017 e poi anche quest’anno 2018. Il Messaggero dell’aprile di quest’anno indicava che il magistrato contabile Ugo Montella avrebbe multato la regione di oltre 2,8 milioni di euro ”per aver negligentemente trascurato un pericolo poi effettivamente concretizzatosi e da cui è scaturita la responsabilità risarcitoria – si legge nell’atto della procura contabile -. Tale somma costituisce danno erariale”.

E la Corte dei conti sostiene infatti che se fosse avvenuta una corretta manutenzione dell’alveo del fiume questa ”sarebbe stata in grado di contenere sensibilmente la portata di piena con effetti dannosi inesistenti o comunque notevolmente ridimensionati o attenuati”. Ed è logico poi che il comune di Tarquinia, che essendo il territorio della foce del fiume, sia quello che soffre delle mancanze degli altri, ne senta le conseguenze nella sua economia. Questo dovrebbe essere il promotore del nuovo contratto territoriale, del fiume Marta e del lago di Bolsena.

Noi saremo presenti sui territori interessati con iniziative volte a sollecitare un intervento serio e fattivo della regione e del ministero competente.

I Coordinamenti ART1 MDP Capodimonte-Tuscania-Tarquinia