Torino, Circolo Rosa Luxemburg: qual è il vestito della sinistra? #ricominciodatre

#ricominciodatre

di Andrea Punturo, segretario Articolo 1 – MDP “R. Luxemburg” circoscrizione 5 di Torino

Cari compagni/e,

quest’ultima “disastrosa” campagna elettorale della sinistra e di LeU in particolare, a nostro parere dovrebbe portarci a riflettere, in modo approfondito e ragionato, sugli errori commessi. Forse il più grande errore, da attribuire ai dirigenti nazionali e a quelli territoriali, è stato quello di portare ancora addosso l’ex “pelle” del Pd, con le sue contraddizioni nelle candidature politiche e con i suoi errori di organizzazione e di comunicazione.

LeU e il Pd hanno registrato in un solo mese gli stessi decrementi percentuali di consenso: il Pd è passato dal 28% di consensi al 18% mentre LeU è passato dal 3-7% di consenso ipotetico al solo 3% (3,39 % alla Camera e 3,27% al Senato). Il Pd ha perso 2,6 milioni di voti in cinque anni (6,7 punti percentuali), dal 2013 al 2018, LeU ne ha incamerati solo un milione nelle elezioni del 4 marzo (+ 6.000 voti). Questi milioni di voti persi dal Pd sono andati maggiormente al M5S (+ 1,5 milioni di incremento) e in parte alla Lega (+ 4 milioni di incremento grazie ai – 2,8 milioni di F.I.) che, con le loro rispettive promesse, reddito di cittadinanza, 23 milioni di soldi della “casta” restituiti allo Stato e liste elettorali senza inquisiti, immigrati irregolari rimpatriati e abolizione della legge Fornero, hanno convinto gli elettori, impauriti e arrabbiati, che hanno visto sgretolare il proprio reddito e diminuire i propri diritti, a fidarsi dei loro programmi elettorali, per lo più irrealizzabili, perché senza copertura finanziaria certa.

E la sinistra cosa ha fatto?

Ha pensato bene di litigare aspramente al proprio interno, per la difesa delle diverse posizioni anche ideologiche o per la difesa ad oltranza della linea politica imposta dal “leader” del partito, diventato personale e dal suo “cerchio magico”. Ha ignorato la mancanza di confronto e di dialogo sui problemi reali della società italiana e sulle paure di mancata sicurezza dei cittadini, all’interno delle sezioni di partito come delle associazioni, dei sindacati o della società civile tutta, impoverendo e relegando a un ruolo insignificante e marginale tutti i luoghi in cui il popolo di sinistra partecipava e si proponeva con le possibili soluzioni condivise. Inoltre la politica di sinistra non può essere “autoreferenziale”, con una classe dirigente non più riconosciuta dal proprio elettorato di riferimento, perché diventata di “establishment”, cioè formata da dirigenti politici che, detentori di un potere economico e politico, lo amministrano solo per tutelare i pochi “poteri forti” invece di vigilare sul mantenimento dell’ordine socio-economico dell’intera collettività.

Si potrebbe poi criticare la scelta di LeU di affidare totalmente le sorti del nuovo soggetto politico ad un “leader”, uomo solo al comando, come il presidente del Senato Pietro Grasso, ad imitazione dell’uomo solo al comando del Pd, che ha inizialmente creato delle aspettative nel popolo della sinistra che non si riconosceva più nelle scelte politiche del Pd, ma poi le stesse sono state tradite anche dalle sbagliate proposte di LeU, e quindi quelli che dovevano andare a LeU, sono diventati voto di protesta e di cambiamento verso il M5S e la Lega. E’ stato controproducente per LeU non aver scelto pochi punti di programma, attinenti alle problematiche dei cittadini, da ribadire nelle rare apparizioni pubbliche, piuttosto che insistere su un programma di promesse varie e di dubbio interesse pubblico come l’azzeramento delle tasse universitarie.

La campagna elettorale del M5S e della Lega è stata vincente sui social, sulla comunicazione televisiva e nelle piazze tra la gente. Invece LeU, sui social è stato offeso e svalutato, in televisione è stato poco comprensibile per le diverse proposte enunciate dai propri dirigenti/candidati, mentre sul territorio e tra la gente non si è mai visto, se non con i volantini dei volontari. L’assenza sul territorio, probabilmente, è stato il più grande errore di questa campagna elettorale.

Anche se i tempi per organizzare la campagna elettorale sono stati stretti, questo non è da ritenersi un valido motivo per giustificare un risultato così disastroso.

Come possiamo rimediare a tutto questo?

Secondo noi dovremmo ripartire da zero, non partecipare alla possibile “grande coalizione” del prossimo governo, perché non sarebbe compresa dall’esiguo elettorato di LeU, azzerare la macchina che ha portato alle elezioni del 4 marzo e ripartire dalle idee e dai valori della sinistra. Dovremmo individuare una nuova classe dirigente, cresciuta, formata e radicata sul territorio di appartenenza, una nuova organizzazione e comunicazione, diversa da quella fatta finora, prima nel Pd e poi in LeU, con persone nuove e idee e strumenti nuovi. Scrivere lo statuto, con max tre mandati politici, riaprire le “sezioni”, come spazio di aggregazione, confronto e discussione. Bisognerebbe, dopo avere fatto tutto questo, scrivere un programma politico semplice ed efficace (linea politica), comprensibile alla gente e basato sui reali problemi della gente e della società italiana, con coperture finanziarie certe e facilmente documentabili. Dopo questo, bisognerebbe iniziare a fare politica programmatica in mezzo alle persone e tra le persone (visione futura della sinistra), senza aspettare l’ultimo momento della campagna elettorale per consegnare loro un volantino incomprensibile e illeggibile, che spesso finisce nei cestini senza nemmeno essere guardato.

Ad meliora et maiora semper!