Forum donne Veneto: dopo emergenza rafforzare servizi sociali territoriali

Veneto

La comunicazione da diversi giorni si sta concentrando sulla bellezza di tornare a stare a casa con i propri cari, ad enfatizza le possibilità di vita comune dentro le mura di casa. Si comprende bene il motivo di questo messaggio ed è anche condivisibile che in tale contesto, così difficile, si cerchi una forma consolatoria per le persone costrette a questa limitazione di libertà.

Eppure non possiamo fare a meno di pensare che le mura domestiche non sono sempre quel posto meraviglioso che rappresentano alcuni messaggi e riteniamo giusto porre un poco di attenzione su quelle situazioni che possono, invece, rappresentare condizione di forte malessere e possibile problematicità.

Sappiamo che molte attività educative domiciliari sono state sospese. Tali situazioni spesso accompagnano situazioni di povertà educative familiari che possono, se abbandonate, regredire e rendersi sempre più difficili fino sviluppare rischi di maltrattamenti psicologici e fisici dei soggetti più deboli. Sappiamo della sofferenza delle donne in contesti familiari violenti che potrebbero regredire o nel senso di una maggiore violenza o anche nel senso di una sottomissione forzata del soggetto debole proprio nel tentativo di non perpetuare ed incentivare la violenza. Sappiamo della sofferenza delle famiglie con persone con disturbi mentali che sostengo in questo momento sforzi enormi per mantenere un minimo di equilibrio. Sappiamo della difficoltà delle famiglie con disabili a carico, anche gravi, che si trovano senza i consueti appoggi per la chiusura di centri diurni, delle attività riabilitative e di sviluppo dell’autonomia e della stessa scuola che opera il ruolo fondamentale educativo, formativo e sociale. Sappiamo delle difficoltà di chi convive con persone dipendenti da sostanze e da comportamenti come il gioco patologico, internet, eccetera.

I servizi territoriali non hanno interrotto la propria attività ma le restrizioni necessarie che sono state applicate portano inevitabilmente a ridurre e contenere i consueti interventi, ad esempio tutte le terapie di gruppo, i gruppi di auto mutuo auto, le stesse terapie psicoterapiche individuali o collettive.

Tutte queste problematicità sono molto diverse tra loro ma cosa hanno in comune?
– la pressione sulle famiglie
– il rischio di regressione delle situazioni non consolidate e quindi la fatica di dover recuperare i percorsi terapeutici o addirittura di ricominciarli
– il rischio dell’abbandono dei servizi da parte degli utenti: il rallentamento delle attività dilatano appuntamenti e terapie fino alla possibile perdita delle persone in trattamento
– la difficoltà nel raccogliere le nuove domande di assistenza che rischia di fare peggiorare situazioni che potrebbero essere, se raccolte per tempo, contenute
– il ritorno al “nascondimento” cioè alla scelta di autoisolamento delle persone con alcuni tipi di sofferenze, ad esempio di tipo psichiatrico.

Abbiamo la consapevolezza che questa condizione, ora, appare minimale rispetto all’emergenza pandemia o a quella economica che ci aspetta una volta usciti dal tempo che stiamo attraversando, ma non possiamo dimenticarci delle persone che sono più deboli oggi e che domani potrebbero essere molte di più proprio a causa dei problemi economici e sociali che si prospettano.

Mai come oggi dovrebbe essere posta all’attenzione l’importanza dello sviluppo e valorizzazione reale e non solo ideologica, dei servizi territoriali che possono diventare, sia quelli sanitari che quelli sociali, i recettori dei bisogni emergenti sia collettivi che individuali. Se la nostra sanità ospedaliera ha risentito dei tagli dei posti letto che oggi non riesce a rispondere ai bisogni legati all’epidemia, molto della capacità di reggere all’impatto epidemiologico si gioca sul territorio e, in particolare, a domicilio. Il servizi territoriali, fratelli minori del sistema socio sanitario, oggi tengono a casa tantissime persone malate sia di coronavirus ma anche di tante altre patologie, anche persone con comportamenti che pesano, come si è cercato di sottolineare in precedenza, sulle famiglie. Questi servizi, però, nel tempo, non sono stati attrezzati di tecnologie, non sono stati luogo di implementazione di pratiche innovative nella presa in carico di situazioni complesse, non sono stati di fatto rinforzati efficacemente da personale e finanziamenti.

Chiediamo quindi di non chiudere gli occhi sulle situazioni particolarmente problematiche e silenti perché nascoste tra le mura di casa e sopratutto che nell’analisi delle cose da fare dopo non si dimentichi di chi è più debole e ha meno risorse per farsi sentire. In particolare si invita a cogliere l’occasione per sviluppare davvero una approccio socio-sanitario integrato sul territorio, promuovendo pratiche nuove, introducendo strumenti innovativi per la segnalazione, l’analisi e la risposta, consapevoli che l’impegno economico in questo settore è un grande investimento a favore del benessere individuale e collettivo.

ARTICOLO UNO – FORUM DONNE VENETO