Diritti e libertà: servono parole di donne. Contributo presentato all’Assemblea provinciale di Roma

Roma
A sinistra si apre una nuova stagione. Vogliamo lasciarci alle spalle le illusioni, le ambivalenze sulla globalizzazione, le contiguità con il pensiero neoliberale, un tempo in cui la politica ha ceduto il passo all’economia e la contabilità ha avuto la meglio sui valori di giustizia sociale e di equità.
Oggi la crisi morde, crescono esponenzialmente povertà e diseguaglianze, la precarietà è diventata la cifra esistenziale di intere giovani generazioni. Al contempo però si fa avanti una domanda di riscatto e di rappresentanza. Per questo vogliamo costruire una proposta che restituisca speranza agli uomini e alle donne che non si sentono più rappresentati, un progetto di cambiamento profondo per la vita delle persone.
L’articolo 1 della nostra Costituzione non può essere letto in modo neutro. Le diseguaglianze di genere leggono infatti tutte le altre disuguaglianze, le discriminazioni e le oppressioni. Nel mondo serviranno ancora 170 anni per colmare l’attuale divario salariale tra uomini e donne, e anche in Italia, nonostante la straordinaria crescita di soggettività e di protagonismo delle donne, il gender gap resta una gigantesca questione irrisolta. Il tasso di occupazione femminile è il più basso d’Europa, con un aumento di lavoratrici irregolari e neo mamme senza occupazione dopo il parto. L’Italia continua a essere un Paese caratterizzato da un’elevata asimmetria dei ruoli nella coppia, da una bassa offerta dei servizi per l’infanzia e una crescente difficoltà di conciliazione. Nei percorsi lavorativi delle donne cresce progressivamente il part time involontario e la precarietà. Lavoratrici discriminate che si traducono in pensionate svantaggiate.
Sui diritti e sulle libertà delle donne si misura la qualità di una democrazia, declinata positivamente in un progetto per l’uguaglianza nel segno dell’Articolo 3. Una democrazia sostanziale, che non trasformi le differenze in diseguaglianze, capace di promuovere la rimozione delle cause delle disuguaglianze e di nominare l’uguaglianza dei risultati, non solo quella delle opportunità. Una democrazia paritaria, che preveda eguale partecipazione di donne ed uomini nella sfera pubblica, con l’ambizione e il compito di costruire una politica che riparta dal punto di vista e dai problemi della vita delle donne. Democrazia paritaria non significa mero rispetto di “quote” formali: la questione di genere deve essere assunta come ragione fondativa capace di rileggere la realtà e ridefinire le politiche, gli obiettivi, gli strumenti, le pratiche. La base di una diversa lettura del mondo.
Sui diritti e sulle libertà delle donne si misura la forza di un progetto di cambiamento che tenga insieme la sfera della produzione con quella della riproduzione, che ambisca a ridisegnare i ruoli di uomini e donne nella sfera privata come in quella pubblica e a ridefinire in modo paritario le relazioni affettive e sessuali. I dati drammatici della violenza contro le donne parlano della quotidianità delle nostre vite, delle nostre famiglie, di un fenomeno non emergenziale ma intrinseco alle disuguaglianze di genere nella società, che richiede un enorme cambiamento culturale e nelle relazioni tra i sessi, ma anche politiche pubbliche coerenti.
Sui diritti e sulle libertà delle donne si misura la libertà di tutti. La conquista femminile della libertà di scelta sul corpo e sulla scelte riproduttive ha rappresentato un balzo di civiltà per il nostro paese, una conquista purtroppo ancora minacciata. Le sfide tecnologiche del nostro tempo non possono essere affrontate senza nominare la libertà femminile. Libertà che incrocia i nuovi ambiti di scelta, dalla procreazione assistita ai nuovi tempi del nascere e del morire, così come il tema della laicità, di una ricerca etica che non intendiamo oltre e contro i soggetti ma orizzonte su cui si cimenta la libertà di scelta delle persone, la capacità di scegliere di ciascuno di noi, la titolarità a decidere della propria vita in ogni momento.
Sui diritti e sulle libertà delle donne si ridisegnano le mappe delle città e si sperimentano quelle pratiche di partecipazione che fanno la vita della nostra democrazia. È nelle città che si fa più evidente oggi il ritirarsi di un sistema di solidarietà pubblica. Roma è un esempio, la vita delle donne nella nostra città è sempre più difficile, mentre avanza un’idea di governo ostile agli spazi di vitalità e socialità a detrimento di quante vivono al margine delle nostre società urbane.
Sui diritti e sulle libertà delle donne si parla al mondo che cambia, sempre più multietnico e multiculturale. È il femminismo che, superando vizi di autoreferenzialità e pregiudizi eurocentrici, ha saputo affermare l’universalità dei diritti delle donne e riconoscere la valenza dei contesti, delle culture, sottolineando il valore della reciprocità e della relazione nella costruzione di identità complesse.
La sinistra che si propone oggi al paese deve mettere al centro esperienze e visioni delle donne. Per questo crediamo siano indispensabili forme e percorsi autenticamente partecipativi, che valorizzino reciprocità, cooperazione, fiducia, e che dia loro un peso effettivo nei processi decisionali. Per questo vogliamo dialogare con le giovani donne del movimento “Non una di meno!” hanno reso visibile e inscindibile il nesso tra lotta alla violenza e lotta alla precarietà, con tutti i movimenti, le associazioni e le forze sociali che si battono per il protagonismo, l’autonomia e l’affermazione dei diritti delle donne, con tutte quelle donne e quegli uomini che sono interessati a costruire una stagione nuova dei diritti e dell’eguaglianza tra donne ed uomini.
Spetta oggi ancora a noi donne di sinistra declinare una politica e una cultura della trasformazione, che riconosca il lavoro come un bene pubblico e i sistemi pubblici di protezione sociale come condizione per lo sviluppo. Che non confonda la femminilizzazione della società con gli obiettivi del femminismo né assimili la libertà femminile alle indifferenziate libertà individuali. Che scelga strategicamente la pace, contro il dominio unipolare del mondo e per l’universalità dei diritti di cittadinanza, a partire da quelli delle donne.
La nostra sfida è quella di promuovere un cambiamento profondo, ricostruire teoria e pratiche, analisi, obiettivi, strumenti di una sinistra moderna, sapendo che potranno essere proprio parole di donne a indicare la strada.