Contributo alla discussione sulle Tesi di Gabriele Mandelli (Milano)

milano

di Gabriele Mandelli

Vice Coordinatore Articolo Uno MDP Città Metropolitana di Milano

 

Premessa: va messo in discussione il modello economico produttivo.

La diseguaglianza è aumentata a dismisura in questo periodo storico. Provoca numerosi svantaggi e non è persino più economicamente sostenibile, ciò in quanto: diminuisce il gettito, provoca necessità di assistenza, riduce la platea dei consumatori, riduce persino la propensione di uno stato a fare investimenti per lo sviluppo perché le classi dominanti non hanno alcun interesse per la crescita ed l’aumento del benessere che loro già hanno (Stiglitz).

C’è il fallimento del sistema neo liberista.

C’è ancor di più il fallimento delle forze progressiste e di sinistra che a partire da Blair, PD compreso, le hanno abbracciate.

L’alta marea non ha alzato tutte la barche. Per rispondere allo slogan dei neo liberisti.

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Occorre opporsi alla cultura dello scarto, dell’usa e getta – dello spreco di materie prime. come ci indica Papa Francesco nei suoi interventi e nella Enciclica Laudato sii.

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  1. A) Occorre rivalutare il ruolo del Governo e delle politiche pubbliche in economia: occorre costruire una Stato Innovatore, disposto a farsi carico dei settori ad alto impiego di capitale e ad alto rischio.

Uno Stato è innovatore quando è in grado e disposto ad investire in settori di estrema incertezza:

– non solo finanziando il tasso d innovazione,

– ma prevedendo anche l’orientamento del cambiamento, all’interno degli enti e dipartimenti pubblici.

Occorre un ruolo diretto dello Stato nel creare e plasmare i mercati, determinando l’orientamento del cambiamento. Creando un processo di trasformazione (Mazzuccato).

(La Germania a partire dal 2009 ha aumentato il bilancio dedicato all’istruzione, alla ricerca ed alle attività scientifiche di 10 miliardi all’anno, quasi al 10% del proprio PIL).

Gli investimenti pubblici in passato hanno portato alla creazione di tecnologie e settori nuovi che prima non esistevano (internet, nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie pulite), nei quali il settore privato non aveva volontà ad investire.

Sono stati questi investimenti specifici a coordinare iniziative private e pubbliche a costituire nuovi network e guidare l’intero processo politico economico che ha portato alla creazione di nuovi mercati.

Occorre comprendere come possono essere scelti orientamenti e percorsi particolari, come determinare ed incoraggiare attività che possono avere successo in sfide tecnologiche.

l’importante per il Governo non è fare ciò che gli individui stanno già facendo, e neppure farlo un po’ meglio o un po’ peggio, l’importante è fare quanto al momento non viene fatto” J.M. Keynes, The end of lassezfaire (1926).

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Attenzione nella selezione dei progetti e delle vie da percorrere.

Caso della amministrazione Obama: ha erogato prestiti nel campo della energia rinnovabile: 500 milioni di dollari alla Solyndra, 465 alla Tesla Motors.

Mentre la prima è andata in fallimento e viene citata quale esempio di come lo Stato non sia in grado di “puntare sul cavallo vincente”, la seconda è citata quale esempio di successo.

L’investimento, la spesa pubblica orientata verso obiettivi specifici a favore dell’informatica, dell’ambiente o della salute, può portare ad esiti positivi, ma anche a molti fallimenti.

NON basta la remunerazione degli investimenti pubblici attraverso il gettito fiscale, per:

– evasione fiscale;

– diminuzione negli anni della tassazione;

– movimenti globali di capitali che fanno si che un paese che finanzia l’innovazione, non percepisce poi i redditi;

– se è corretto pensare che gli investimenti dello Stato in settori quali la sanità, l’istruzione, la ricerca non producono utili, sono gli investimenti diretti in aziende o che hanno ricadute su loro che devono essere ripagati.

Lo Stato innovatore deve orientare verso la crescita intelligente, ma deve anche fare si che la crescita da intelligente, diventi INCLUSIVA.

Se allo Stato è richiesto di fare investimenti, occorre che possa poi ripagarli.

Per fare si che lo Stato non sia soggetto ai capricci della politica, ma persegua ricerca ed innovazione, occorre che i pochi progetti che vanno a buon fine ripaghino gli altri fallimentari e più numerosi.

La remunerazione dello Stato innovatore – investitore si può avere:

1) con prestiti legai ai profitti, simili ai prestiti d’onore per studenti. Quanto una impresa riceve dei finanziamenti, può essere previsto che ne ripaghi una quota con i profitti futuri, oltre una certa soglia.

2) Lo Stato può mantenere partecipazioni azionarie nelle aziende che sostiene (es. Israele: Fondo pubblico di capitale di rischio Yozma, Finlandia: agenzia che eroga finanziamenti pubblici Sitra ha partecipazioni azionarie nella Nokia, la China Development Bank è investitrice leader nella green economy, coma la BNDS.

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Se vogliamo una rivoluzione verde e ambientale: dobbiamo pensare ad investimenti nel settore delle energie rinnovabili ed ambientale. Qui c’è la tesi del nuovo modello ecologista.

I Cambiamenti climatici sotto gli occhi di tutti.

Quindi occorre cambiare le nostre economie:

– prevedere il 100% di energie rinnovabili;

– sostenere  incentivare la ricerca e l’uso dei veicoli elettrici;

– pretendere aria più pulita;

– costruire case che consumino meno energie e rinnovare le esistenti;

– economia circolare – per garantire più cicli di vita alle materie prime.

E’ evidente che le battaglie di questo tipo si debbano compiere a livello internazionale.

In Italia, ricordo il piano verde degli investimenti:

– messa in sicurezza del territorio;

– bonifiche ambientali;

– rifiuti zero.

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  1. B) Nuovi sistemi e nuovi meccanismi produttivi:

b.1) Introdurre la Cogestione nelle aziende: attraverso l’introduzione di lavoratori nei consigli direttivi, in attuazione del 46 Cost.

Sul punto – nell’aprile 2018 – c’è stata l’assegnazione di una quota del 5% del capitale della nuova società EX Alcoa ad una associazione di lavoratori, che esprimono un posto nel Consiglio di Sorveglianza.

In Germania è praticata storicamente e porta ottimi risultati.

La CGIL nel disegno di legge Carta dei diritti universali del lavoro del 2016 ha chiesto l’introduzione di meccanismi di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

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b.2) Introdurre le condizioni e diritti del lavoro tra i requisiti per le gare e l’assegnazione degli appalti.

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b.3) Ascolto territori – Coinvolgimento territori nelle decisioni delle imprese su quel territorio:

per alcuni economisti, si possono introdurre rappresentanti dei Territori negli organi delle imprese. In tal modo, fin dall’origine, le decisioni delle imprese terranno conto delle esternalità negative sul territorio quali l’inquinamento.

Non più ricatto lavoro – vita – salute.

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  1. C) Nell’ambito del rapporto di lavoro:

Ci sono stati provvedimenti sbagliati, di tipo neo liberista:

Fin dai governi del centro sinistra degli anni ’90, quando venne introdotto il lavoro interinale, erano anni che i provvedimenti levavano diritti ai lavoratori.

c.1) Il Job Act.

Ha monetizzato il rapporto di lavoro. Al diritto al lavoro è stato dato un prezzo.

La Corte Costituzionale con sentenza n. 194/2018, depositata 8.11.2018, ha dichiarato illegittimo l’indennizzo automatico stabilito dal job act di 2 mensilità per anno di lavoro, perché rigido e predeterminato, mentre ha affermato che occorre valutare caso per caso.

Occorre ristabilire la reintegra dell’art. 18 L. 300/70 per i licenziamenti dichiarati illegittimi perché senza giusta causa o giustificato motivo.

Ancora oggi al Congresso Fiom in corso a Rimini è stata richiesta tale reintroduzione della reintegra.

L’art. 18 L. 300/70 nella versione che prevedeva la reintegrazione è baluardo per la difesa del lavoro e di tutti i diritti dei lavoratori.

L’art. 18 St. Lav. serve per difendere la dignità del lavoro, per tutte le rivendicazioni sul posto di lavoro, per la tutela della salute e sicurezza (quale lavoratore subordinato, magari con famiglia a carico, sul posto di lavoro può compiere rivendicazioni economiche o inerenti ai dispositivi di sicurezza se non tutelato contro un licenziamento illegittimo?).

In ogni caso, l’art. 18 St.Lav. e la previsione della reintegra, sono un parametro per la trattative in caso di recesso (in concreto in 19 anni che faccio l’avv. giuslavorista, i lavoratori reintegrati effettivamente nel posto di lavoro sono stati solo una decina, per tutti gli altri si sono previsti indennizzi di tipo economico, che con l’applicazione dell’art. 18 St. Lav. sono stati circa 10 – 12 mensilità, che valuto un risarcimento congruo per un posto di lavoro, con le condizioni di mercato in Italia).

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c.2) Occorre ridurre la precarizzazione del rapporto.

Penso anche alle invenzioni.

Quali lavoratori compiono ricerche o invenzioni se stanno sul posto di lavoro tempi limitati?

Quali imprese investono in formazione? Se uno sta li un mese, oppure è lavoratore di una cooperativa.

Occorre ristabilire l’effettività del divieto di intermediazione di manodopera (L. n. 1369/60). Chi usufruisce della prestazione, deve anche essere il titolare del rapporto e responsabile della remunerazione.

Occorre reintrodurre la causale nei contratti a termine.

Riaffermare il principio che la forma ordinaria di rapporto è quella a tempo indeterminato.

Occorre chiarire da che parte si sta nel rapporto di lavoro (lavoratori – imprese).

(Nel decreto dignità c’è una inversione di rotta: – causale per i contratti a termine; – aumento dell’indennizzo per i licenziamenti illegittimi; erano anni che i provvedimenti levavano, con questi hanno aggiunto).

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Per un partito di sinistra, progressista, del lavoro, occorre stare dalla parte debole dei rapporti, rapporti contrattuali inclusi:

– famiglia e crisi (donne maltrattate, minori, eventuali padri impoveriti), bisogna opporsi al Disegno di Legge Pillon, soprattutto all’affido condiviso per i padri maltrattanti;

– pazienti (sanità);

– scuola (chi non può non avere la scuola pubblica, e non può permettersi la privata);

– consumatori, penso agli utenti della concessione autostradale, anch’essi parti deboli di un rapporto contrattuale, che nel caso del Ponte Moranti di Genova ha provocato l’assunzione del rischio di crollo in capo a chi transitava.

Bene hanno fatto i 5 Stelle, soprattutto con il Prof. Guido Alpa e con Conte, a rilevare l’inadempimento di Autostrade dal punto di vista civilistico, quindi la rescissione del contratto – concessione per inadempimento evidente.

Mentre la sola delega all’Autorità Giudiziaria penale per l’accertamento delle responsabilità, con la lunghezza cronica di indagini e processi penali in Italia, è apparsa insopportabile ai cittadini ed una sconfitta della politica).

– ma gli stessi rapporti di noi tutti con le banche, con la assicurazioni.

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  1. D) Città metropolitana e realtà milanese:

Nei mesi scorsi abbiamo organizzato un incontro sulla Città Metropolitana, con il prof. Onida e Vice Sindaco Città metropolitana di Milano Arianna Censi.

La Città Metropolitana di Milano è stata istituita dal 1.01.2015, come effetto della Legge 7 aprile 2014/56 (Legge Delrio): non si può nascondere che stia attraversando un periodo di difficoltà.

La sonora bocciatura della riforma costituzionale del governo Renzi il 4.12.2017 ha lasciato in sospeso la compiuta realizzazione delle due città metropolitane, Milano e Napoli, che prevedeva anche l’elezione diretta dei suoi organismi.

Ad oggi la Città Metropolitana di Milano (CMM) sta lavorando (Documento unico di bilancio o il Piano strategico quale strumento per la programmazione del territorio); tuttavia, è un Ente incompiuto rispetto alla determinazione legislativa ricordata.

Il Comune di Milano ha adempiuto alle prescrizioni previste con la modifica del 2015 dello statuto comunale con l’approvazione di un più cogente decentramento amministrativo, trasformando le zone in municipalità con alcuni, seppur ristretti, poteri e sono state individuate le previste zone omogenee in cui suddividere la ex provincia di Milano.

Per arrivare alla completa realizzazione della 56/2014 è mancata, da parte del Parlamento, la formulazione della legge elettorale che prevede l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, nonostante le sollecitazioni che Onida e Bodini (Presidente Coordinamento Art. Uno MDP Milanese) hanno fatto su alcuni parlamentari del PD per l’attuazione di quest’ultimo passo: il governo Renzi non ha deliberato lasciando la realizzazione della CMM in mezzo a un guado.

La Città Metropolitana deve essere il centro di definizione delle sue diverse e cospicue vocazioni: l’Ente che governa un’area vasta deve, con la forza della ragione, attivare una concertazione razionale con tutti gli enti presenti sul territorio per ripartire i benefici ed i pesi di una nuova pianificazione territoriale.

Recentemente l’amministrazione Sala ha previsto il biglietto unico tra Milano e i comuni dell’hinterland raggiunti dalle linee metropolitane.

Il biglietto unico tra la Città e i comuni circostanti, che viene chiesto da anni dai cittadini dell’hinterland, ha suscitato reazioni antitetiche anche se è un passo significativo per la realizzazione di un equo governo del territorio.

Questo atteggiamento ricorda quello Di Maio che per sostenere l’inutilità della TAV Lione Budapest la chiama Lione Torino minimizzando l’effetto di una linea che, in funzione, attraverserà quattro Nazioni con il tratto più lungo sul suolo Italiano, depotenziandone così l’effetto mediatico.

L’aumento sarà solo per le singole corse entro il perimetro cittadino che passeranno da 1,50 a 2,00 euro, mentre rimarranno inalterati gli abbonamenti. I cittadini della CMM beneficeranno della tariffa di 2 euro per il biglietto singolo per andare e tornare dai comuni dell’hinterland, ottenendo così un notevole risparmio.

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Lo stesso spostamento delle facoltà scientifiche dell’Università Statale di Milano da Piola all’Area Ex Expo, è una scelta che consente la valorizzazione dell’Interland e il decongestionamento della Città.

Con questo spostamento si pratica l’esperienza dei Parchi tecnologici, ovvero, la collocazione di eccellenze di studio e ricerca in zone non urbanizzate in modo da fare nascere e sviluppare centri produttivi e di lavoro intorno, realizzata da anni nel mondo anglosassone con risultati documentati.

Inoltre, questa scelta va nel solco che la storia di Milano ci insegna: della amministrazione di Milano in stretta unione con il proprio territorio.

Il Politecnico alla sua fondazione venne collocato in una zona che nel 1863 era pressoché aperta campagna, proprio al fine di esternalizzare la formazione dei quadri tecnici del neonato Stato unitario e fare sviluppare la città.

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Queste decisioni sono innovative perché vanno verso il superamento di una politica Milano – centrica, allargando la visione a tutto un territorio ben più ampio.

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Per costituire istituzionalmente la CMM occorre innanzitutto partire dall’attribuzione del diritto di voto ai cittadini, sia sul Sindaco della Città metropolitana, sia per il Consiglio, per renderli protagonisti e promuovere la loro partecipazione alla vita pubblica, tanto più necessaria in un periodo come quello presente di disaffezione per le Istituzioni e la politica.