Con coraggio per una sinistra nuova. Lettera ad Articolo Uno, verso il 16 dicembre

Roma

di Anna Stoppa e Ugo Franzoni

A seguito delle ultime comunicazioni ricevute da Articolo 1, con particolare riferimento all’intervista di Roberto Speranza ad Alessandro De Angelis di Huffington Post, e in vista dell’assemblea preannunciata che si terrà il 16 Dicembre, ci preme condividere con il direttivo del movimento le seguenti riflessioni a proposito dei seguenti punti:

Obiettivi del programma

E’ giusto perseguire con coraggio la strada di una sinistra più autentica nei valori da realizzare, capace di promuovere modelli esemplari per tutte le classi sociali nella loro unità: una sinistra nuova, che sostituisca pratiche, alleanze e modelli indegni di ogni formazione politica democratica, ma tanto più di quelle che si fregiano dell’appartenenza al socialismo.

Tuttavia, per raggiungere questo scopo, è necessario sottoporre a un attento esame le pratiche politiche e le scelte legislative operate negli anni dal PD e dagli altri partiti che si sono ispirati al socialismo, in particolare nel quinquennio dell’ultimo governo a guida PD. Se infatti questa operazione è stata sempre accuratamente evitata dal Partito Democratico, e ancora oggi è ricusata dai suoi leader che si stanno proponendo come candidati alle primarie, non può essere rifiutata da chi, come noi, pretende di rifondare la sinistra: gli errori che non si riconoscono pubblicamente non possono essere che riproposti da chi non abbia esperienza della vita politica passata.

Modalità nel raggiungimento degli obiettivi

ormai emerge sempre più chiaramente che il modo con cui si sono raggiunti, anche nel recente passato, molti obiettivi sociali ed economici diventa sostanza politica ed etica.  Questo è finalmente riconosciuto e stigmatizzato dai nuovi partiti e movimenti, dai giovani che militano in diverse formazioni politiche e che non sono disponibili a barattare i fondamenti della giustizia e dell’onestà con qualche mancia economica o con qualche risultato eclatante sul piano propagandistico. Per fare alcuni esempi:

Approvare l’avvio di maxiopere con preventivi di spesa malamente quantificati in sede di progettazione e con ritorni economici e/o benefici effettivi per la comunità del tutto ignoti o, nel migliore dei casi, ampiamente sovrastimati, ottenendo  spesso risultati discutibili (Vela di Calatrava, Nuvola di Fuksas, Acquario virtuale, solo per citare alcuni esempi relativi alla città di Roma).

Consentire l’edificazione di grandi aree a ridosso dei centri già urbanizzati in cambio di costruzioni di pubblica utilità che poi o non vengono realizzate per nulla o che se anche realizzate vengono abbandonate rapidamente al degrado nella totale indifferenza di quegli amministratori che le hanno avallate.

Sostituire spese di importante interesse sociale e di sostegno alle famiglie, come asili e scuole pubbliche sicure e accoglienti, con spese destinate a faraoniche manifestazioni sportive quali Olimpiadi o gare internazionali assicurando che queste scelte garantirebbero grandi ricadute economiche, quando invece l’esperienza, anche internazionale, ci insegna che esse sono fuochi di paglia con il risultato  di arricchire pochi nell’immediato, continuando a sottrarre risorse ai più e soprattutto alle donne costantemente dibattute tra la scelta di allevare i figli o lavorare.

Chiudere gli occhi di fronte alle numerose illegalità che si compiono in ogni angolo del paese, a livello pubblico e privato, in cambio di voti e favori provenienti da lobbisti se non persino da soggetti facilmente riconducibili al malaffare. Tutto questo genera sfiducia e diffidenza verso la politica, e, comunque, la indebolisce. Il danno è ancora più grave quando i meccanismi di voto di scambio portano nella politica uomini “forti” o i soliti furbetti di turno spesso più attraenti e convincenti di chi sostiene e promuove valori fondanti del vivere civile.

Contenuti imprescindibili

Condividiamo i contenuti del programma e apprezziamo che al primo posto sia sempre elencato il lavoro. Tuttavia, a tale proposito riteniamo che, in un momento storico in cui le rappresentanze sindacali sono impegnate a risolvere innumerevoli vertenze locali e crisi aziendali, rinunciando inevitabilmente a un’azione di respiro nazionale, la sinistra abbia il dovere di richiamare con forza le Istituzioni affinché tutelino i diritti dei lavoratori sia sul piano salariale che normativo. Questo deve riguardare tutti i settori del mondo italiano del lavoro. Il lavoro nell’industria, nell’agricoltura e nel commercio seppure con diverse sfumature presentano tutti criticità ormai note che devono essere risolte con regole più chiare e omogenee: i salari inadeguati, il lavoro nero, lo sfruttamento al limite del ricatto se non persino della schiavitù di fatto e le collegate sacche di evasione fiscale, hanno bisogno di un impegno molto serio e coerente su tutto il territorio nazionale da parte di chi riveste ruoli di governo, di rappresentanza istituzionale, ma anche di chi milita nella base di partiti o movimenti.

In Italia è certamente necessario recuperare una forte azione di “politica industriale” abbandonata da troppi anni in nome di una malintesa libertà del mercato cui si è attribuita anche da sinistra una “miracolosa” capacità di regolarsi e auto-generarsi. A questa si deve associare inevitabilmente una nuova stagione di investimenti pubblici e privati, che necessitano però di essere sostenuti ma anche orientati. Ma anche la parola “investimento” non è né magica e né miracolosa, anzi in Italia, purtroppo, è stata troppe volte sinonimo di corruzione nei rapporti pubblico-privato, di profitti gonfiati o incassati e non reinvestiti da una classe imprenditoriale non di rado egoista e troppo spesso con una “vision” tecnologica modesta e provinciale. Per non parlare di quelle aziende industriali che, seppur beneficiarie di sussidi pubblici per lo sviluppo, li utilizzano, senza nessun controllo da parte di chi li ha erogati, in attività produttive di scarsa prospettiva, se non obsolete, perché incapaci di innovarsi e di inserirsi in settori economici utili al paese o vincenti nell’economia internazionale. Investire denaro pubblico in Italia richiede una matura e pervicace volontà di controllo da parte delle istituzioni, affinché questo denaro generi davvero nuovi e stabili posti di lavoro e produca una vera redistribuzione di ricchezza nell’attribuzione di giusti salari ai lavoratori.

Questo comporta anche che da parte pubblica si facciano coraggiosi investimenti in Ricerca e Sviluppo. C’ è da chiedersi che fine abbiano fatto il CNR e l’ENEA nel panorama dello sviluppo industriale del nostro Paese; quali siano oggi il loro ruolo e i loro compiti. Si parla spesso della forza industriale della Germania. Ma bisogna ricordarsi che la Germania, uscita devastata dalla 2° Guerra Mondiale, conta oggi almeno 35 Grandi Imprese, secondo il ranking europeo, mentre in Italia ne rimangono ormai solo 2 (Leonardo ed ENI) cui si aggiungono una pletora milionaria di PMI che senza le imprese grandi stentano a vivere. In più la Germania può vantare una rete di decine di laboratori industriali costituita dai Fraunhofer Institutes che sono la vera spina dorsale dello sviluppo industriale tedesco e non solo. Infatti, qualunque impresa italiana che voglia avere una certificazione dei propri prodotti riconosciuta a livello internazionale si rivolge appunto ai   Fraunhofer. In Italia, invece, dagli anni ’70 in poi abbiamo assistito allo smantellamento sistematico del sistema dei grandi centri di R&D privati con un elenco troppo lungo e doloroso, e al ridimensionamento altrettanto puntuale di quello pubblico.     

Quanto alla sanità è evidente che lo stato debba intervenire per garantire un servizio sanitario pubblico più uniforme in tutte le regioni, potenziando investimenti in formazioni specialistiche, in ricerca e in tutte le iniziative volte alla prevenzione.

Sulla scuola, oltre a risolvere i problemi endemici dell’edilizia, è importante supportare la formazione permanente degli insegnanti e lavorare per sostenere il ruolo e il lavoro dei docenti in modo che sia potenziata l’opera di formazione che è loro affidata. La collegialità e l’alleanza educativa scuola-famiglia un tempo molto più realizzata, oggi viene disattesa se non persino sostituita da pratiche spesso intimidatorie come la minaccia di ricorso alle vie legali nei confronti dei professori “scomodi”, con il risultato di svilire l’attività didattica. Genitori o Dirigenti Scolastici si ergono a giudici arroganti di pratiche didattiche che il più delle volte non sono in grado di giudicare.

La progressività fiscale, valore richiamato nella stessa Carta Costituzionale, è fino ad oggi un principio espresso sulla carta più che nella realtà dei fatti: con 11/ 12 milioni di evasori fiscali, molti dei quali sono persone di cui il fisco ignora l’attività lavorativa, non esiste la progressività, ma solo un automatico prelievo fiscale sui redditi dipendenti e di pensione, e una discrezionalità totale da parte di chi può dichiarare quello che vuole circa il suo reddito. Molti guadagni avvengono infatti con denaro liquido che viene intascato da chi svolge un lavoro per altri.

Restituire certezze nell’ambito della giustizia: non possiamo delegare il tema della Giustizia alle destre quando l’attacco ai diritti fondamentali riguarda nella maggioranza dei casi quei cittadini che dovrebbero essere difesi dalla politica di quei partiti che si dichiarano di sinistra. La celebrazione dei processi deve essere una garanzia anche per tutti quei cittadini che vengono offesi e colpiti da chi, forte del potere economico che detiene, offende la dignità, il diritto e la vita di chi è più debole e vulnerabile.

Criteri per le alleanze politiche

I sondaggi attuali (fine novembre 2018) danno Articolo 1 MDP al 2%: questo dato evidenzia la  necessità o l’opportunità di alleanze, almeno in prossimità di elezioni. Quindi ci sembra utile individuare qualche strategia o criterio per condividere con altri almeno un tratto di strada. Non sembrano presenti, nei partiti che si pongono a sinistra del PD, elementi di estremismo tali da precludere un dialogo costruttivo in vista di alleanze, pensiamo a Potere al Popolo, Sinistra Italiana o al movimento di De Magistris, per cui invitiamo la segreteria di MDP a riprendere il dialogo con questi gruppi, così come ci sembra opportuno seguire l’indirizzo che prenderà nel prossimo futuro il Movimento 5 Stelle, nel caso si presentassero occasioni di battaglie comuni per raggiungere finalità condivise anche dal nostro Movimento. Rispetto delle regole e delle leggi, lotta alle disuguaglianze, difesa dei diritti sociali e civili, distribuzione delle ricchezze derivanti dal lavoro sono obiettivi da perseguire stringendo forti alleanze con chi si propone pubblicamente di realizzarli.

Vediamo invece molte difficoltà nel riannodare vincoli con chi, nel Partito Democratico, pur affermando di voler cambiare tutto, dichiara spesso sui media di non voler toccare ciò che è stato fatto nel quinquennio a guida renziana, intendendo solo rinnovare con lo sguardo al futuro, mentre nella sua storia di rappresentante istituzionale nella pubblica amministrazione o nelle istituzioni ha magari agito collegandosi a lobbies e a gruppi di potere locali, magari vantandosi di operare nei salotti buoni della Capitale.