Articolo Uno Veneto: no a riapertura generalizzata, prima la salute

Veneto

E’ grave la scelta di molte imprese venete di riavviare l’attività produttiva  a partire da questa settimana, grazie al meccanismo delle deroghe. Questo fenomeno, giustamente denunciato dalle organizzazioni sindacali, non può consentire il riavvio di attività generalizzato sul territorio veneto.

Se è corretto che le attività legate alle filiere essenziali che corrispondano ai requisiti di legge possano riaprire, è altrettanto vero che 15.000 richieste di riapertura in deroga (grazie al meccanismo del silenzio assenso che hanno intasato le prefetture) sono oggettivamene un dato sproporzionato, se si pensa che nella vicina Lombardia, che ha un numero di imprese ben maggiore, le richieste sono 12.000.

Una riapertura di queste proporzioni pone un doppio problema: il primo, prioritario, è quello della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori sui luoghi di lavoro, e pertanto deve essere chiaro che se non c’è sicurezza non si riparte, e che questa non si acquisisce per deroga o autodichiarazione. Il secondo riguarda anche le conseguenze che una tale riavvio avrebbe oggi sulla mobilità e sugli spostamenti individuali, che costituiscono il principale vettore di diffusione del virus.

Lo ribadiamo con forza: la risoluzione dell’emergenza sanitaria è la precondizione, per salvare la vita delle persone, e anche per tutelare lo stesso tessuto economico e produttivo del Veneto e del paese. Quindi ci si concentri su quella, in coerenza con la linea ferma e coerente adottata dal Ministro della Salute.

E contemporaneamente si sostenga lo sforzo straordinario che il governo sta facendo per garantire reddito alle persone e liquidità alle imprese, in particolare le piccole e medie che contraddistinguono il sistema veneto. Il decreto “Cura Italia”, il decreto sul finanziamento di linee di credito alle imprese per 400 miliardi approvato ieri, il prossimo decreto di aprile con il quale si allargherà anche la platea di beneficiari dei provvedimenti di sostegno economico (pensiamo al lavoro di cura e al lavoro autonomo occasionale) sono la linea su cui attestarsi.

Crediamo anche necessario, in questa fase in cui tantissime famiglie stanno perdendo lavoro e reddito, che anche la Regione Veneto faccia uno sforzo e integri, per le realtà ove è necessario, le risorse già stanziate dal governo e distribuite ai Comuni per i primi sostegni all’acquisto di beni alimentari, oltre a disporre (come già abbiamo chiesto in consiglio regionale) la sospensione del pagamento del bollo auto e l’istituzione di un tavolo di concertazione tra associazioni e sindacati di inquilini e proprietari di immobili per mitigare il peso degli affitti, che rischia di diventare un problema grave per le famiglie e le aziende venete. La crisi che stiamo vivendo non può e non deve allargare la forbice sociale tra chi ha di più e chi ha di meno, e tutte le misure che verranno assunte devono essere collocate nel solco della giustizia sociale e dei principi di equità e progressività che sono scritti nella nostra Costituzione.

Perché la salute è il bene assoluto da garantire, e perché nessuno va lasciato solo.

 

Piero Latino

Responsabile nazionale lavoro Articolo Uno

Gabriele Scaramuzza

Segretario regionale veneto Articolo Uno