Articolo Uno Roma: con lavoratori e sindacati aziende pubbliche comune

Roma

Oggi pomeriggio abbiamo partecipato alla manifestazione indetta in Campidoglio da Cgil, Cisl e Uil contro la proposta di bilancio della giunta Raggi.

Se approvato nella sua attuale stesura questo bilancio metterebbe concretamente a rischio l’erogazione dei servizi essenziali della Capitale: in particolare destano molta preoccupazione il settore dei trasporti e quello della raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Per quanto riguarda i trasporti la società più a rischio è RomaMetropolitane che potrebbe fallire con la conseguenza di mettere in ginocchio il funzionamento delle tre linee di metropolitana attualmente operanti.

Questa situazione è ancora più delicata se si considera che l’Atac, la società pubblica che gestisce il trasporto locale è ancora impantanata in tribunale nella procedura di concordato fallimentare. L’esito del concordato è fondamentale perché un eventuale fallimento di Atac avrebbe effetti catastrofici sulla vita dei cittadini romani e su tutti i pendolari, lavoratori e studenti, che ogni giorno utilizzano il trasporto pubblico per recarsi a Roma.

Nel frattempo la quantità e la qualità del servizio sono scese al di sotto di tutti i minimi storici degli ultimi vent’anni.

Per quanto riguarda Ama, la società che si occupa della raccolta dei rifiuti, siamo di fronte ad una situazione di allarme: gli ultimi bilanci non sono stati approvati dal Comune, che è socio unico, e la girandola degli amministratori che si sono succeduti ai vertici sembra interminabile.

Tutto questo mentre, anche in questo caso, la qualità del servizio è ridotta ai minimi termini.

Anche la Roma Multiservizi e altre società del Comune sono in condizioni difficili: vengono siglati accordi con i sindacati che spesso non vengono rispettati dall’amministrazione provocando gravi disagi alle migliaia di dipendenti di queste aziende.

A pochi mesi dalla scadenza della giunta Raggi, tranne Acea, le altre società del Comune che erogano servizi essenziali sono al collasso con grave danno per i cittadini e per i dipendenti.

Non è questo il mandato che la sindaca aveva ricevuto 5 anni fa.

Il grande consenso ottenuto all’epoca era fondato anche su un programma di rilancio delle grandi aziende comunali e di miglioramento della mobilità, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, del superamento della logica delle esternalizzazioni e della promessa di un piano di stabilizzazioni dei lavoratori e delle lavoratrici.

Questo mandato è stato tradito e ciò costituisce una delle ragioni principali che dovrebbero indurre la Raggi a farsi da parte, al termine del suo mandato, favorendo la formazione di una vasta coalizione progressista e democratica per Roma che possa sfidare la destra romana che, altrimenti, pur senza meriti particolari, potrebbe tornare in Campidoglio dall’ingresso principale.

Sarebbe un esito davvero paradossale visto che una delle lezioni fondamentali della pandemia è la rivalutazione dell’intervento pubblico a tutela dei diritti fondamentali come la salute e nei servizi essenziali visti come beni comuni e dunque sottratti alla logica del mercato.

Articolo Uno si batterà perché questa prospettiva, che emerge nitidamente dalla tremenda crisi causata dal Covid, si affermi nell’azione concreta della prossima amministrazione comunale e diventi il tratto distintivo della ricostruzione morale e materiale della Capitale.