Articolo Uno Piemonte: il piano vaccinale rallenta, giunta Cirio cambi passo

Piemonte

La vicenda AstraZeneca, con la confusione e l’incertezza creata dalla pessima gestione della Giunta domenica 13 marzo, non può che aggravare la situazione già critica relativa alle vaccinazioni in Piemonte.

“Il dato più eclatante è che a oltre 3 settimane dall’inizio della vaccinazione, solo la metà degli ultra 80enni è stato vaccinato, un dato molto basso e che i medici di medicina generale, in alcuni loro comunicati, hanno ritoccato ulteriormente al ribasso, e che contrasta con le dichiarazioni regionali il cui obiettivo era di concludere la vaccinazione degli anziani entro i primi 20 giorni di marzo. Già gli obiettivi minimi della Regione sono davvero bassi e l’attuale obiettivo di somministrare 15.500 dosi di vaccino al giorno – puntualizza Tullia Todros, responsabile del gruppo di lavoro Salute di Articolo Uno – è ben lontano, così come le 20mila dosi al giorno che Cirio dice di essere pronto a somministrare: la verità è che ad oggi la media di somministrazioni è di 11.800 dosi: se continueremo così la vaccinazione dei piemontesi terminerà nel 2022!”.

“Sappiamo che alla base dei rallentamenti ci sono alcune questioni di cui la cronica mancanza di personale sanitario è la prima in ordine di importanza. In piena terza ondata – continua Todros – la mancanza di programmazione regionale nelle assunzioni costringe il personale a fare i salti mortali, dovendo garantire sia le vaccinazioni che le cure all’interno delle strutture sanitarie, mentre il personale volontario tarda ad essere reclutato. Medici e infermieri sono sotto pressione e la Regione non aiuta; si pensi al modo con cui la gestione delle adesioni delle vaccinazioni sia stato scaricato sui MMG”.

“Crediamo poi che vi siano fattori legati alla logistica: i centri vaccinali della Città di Torino sono pochi e sono quotidianamente congestionati sia dagli ultra 80enni che dal personale scolastico in attesa di vaccinazione. È poi altrettanto inopportuno chiedere a persone molto anziane di raggiungere un centro vaccinale a 40 km di distanza (come è successo in molte realtà del Piemonte): pensiamo che quanto questa disorganizzazione stia pesando sulla quantità di dosi non utilizzate. A questo proposito – conclude Todros – sarebbe opportuno far conoscere ai piemontesi quante dosi di vaccino la nostra regione non riesce ad inoculare: in questo momento ogni dose è importante e serve a garantire la tutela dei più deboli e la ripresa delle attività scolastiche e lavorative”.