Articolo Uno Parma: donne centrosinistra al lavoro per una città più giusta

Parma

Un incontro promosso da Articolo Uno nei giorni scorsi, a cui ha partecipato la sottosegretaria Cecilia Guerra, ha messo a confronto le esponenti locali di Pd, Effetto Parma, Casa delle Donne, CGIL.

In vista delle elezioni comunali dell’anno prossimo, le donne del centro sinistra hanno iniziato a confrontarsi su scenari, priorità e programmi. 

Lo hanno fatto con un incontro che si è svolto nei giorni scorsi, organizzato da Articolo Uno, dal titolo “L’agenda delle donne per la città futura. Verso Parma 2022”.

Vi hanno partecipato, oltre alla Coordinatrice di Articolo Uno Manuela Amoretti, Florencia Andreola, architetta, della Casa delle Donne, Lisa Gattini Segretaria Generale di CGIL Parma, Barbara Lori del Pd, assessora regionale, Nicoletta Paci assessora comunale della Giunta Pizzarotti, con un intervento conclusivo di Maria Cecilia Guerra di Articolo Uno e Sottosegretaria al Mef.

È stato un dialogo aperto, con riflessioni e proposte innovative e concrete sui programmi per una città più giusta e più sostenibile per le donne e le ragazze. Si è provato ad immaginare la città del futuro, in cui l’amministrazione che verrà metta a tema la riduzione delle disuguaglianze di genere, che ancora tanto pesano sulla vita delle donne.

“Le politiche non hanno mai lo stesso impatto sugli uomini e sulle donne – ha ricordato Manuela Amoretti di Articolo Uno – Occorre un approccio di genere a tutte le politiche amministrative, a livello sia di progettazione, sia di rendicontazione”, e ha indicato lo strumento del Bilancio di genere per orientare equamente le risorse. Tra gli ambiti di intervento prioritari: l’orientamento delle ragazze agli studi e alle professioni scientifiche STEM, con un progetto di sistema che coinvolga stabilmente scuole e Università, famiglie e allieve, con interventi che durino nel tempo.  Ma anche una efficiente rete di servizi, adeguati, flessibili e sostenibili economicamente. Infine l’uso della fiscalità locale come strumento per incoraggiare le aziende  che favoriscono la qualità del lavoro femminile e infrangono “il tetto di cristallo”.

Florentia Andreola della Casa delle Donne, ha ricordato che “il neutro è uomo” e ha evidenziato la necessità di avere dati divisi per genere, primo passo per costruire politiche che tengano conto delle donne, che non sono una categoria univoca, ma che hanno tanti bisogni differenti. Ha auspicato che il vaglio della questione di genere sia applicato a tutte le politiche, per decostruire la struttura patriarcale con uno sguardo politico, femminista, che si avvalga di un linguaggio di genere. E ha proposto di ragionare anche sulla piccola scala di quartiere, sui giardini, le piste ciclabili, i consultori, i servizi capillari, chiedere alle donne che ci abitano come dovrebbe cambiare la città e dare risposte, anche con interventi a basso budget.

Lisa Gattini, CGIL, ha puntato il dito contro la disparità salariale e sulla necessità di rompere il modello che pone l’uomo al centro e la donna come figura ausiliaria, per una riduzione progressiva di tutte le disuguaglianze, anche attraverso un welfare pubblico, che tolga l’alibi del welfare familiare. “Nei bandi di gara si chieda alle ditte anche il rispetto della parità di genere – ha proposto – e si creino occasioni formative anche per le donne che ora lavorano, ma potrebbero trovarsi a breve fuori da un mercato del lavoro che cambia molto velocemente.” A proposito della sicurezza in città, ha ricordato che le aggressioni alle donne avvengono per lo più tra le mura domestiche.

Barbara Lori del Pd, assessora alla Programmazione Territoriale e alle Pari Opportunità della Regione Emilia – Romagna, ha ricordato le azioni intraprese in materia urbanistica, oltre che le Linee guida per le amministrazioni locali per la redazione dei Bilanci di genere, e ha auspicato “una città che pensi a una prossimità diffusa, importante per trovare quella condizione in cui le donne possano prendersi un po’ più cura di loro stesse, anche negli ambiti di sport e salute, attraverso conciliazione e condivisione dei tempi di vita e di lavoro.” Ha ricordato la necessità di una maggiore integrazione tra servizi pubblici, privati, volontariato e associazionismo, e di forme di collaborazione più sfidanti tra pubblico e privato, per riconoscere tempo e carriera alle donne.

Per Nicoletta Paci, Assessora al Comune di Parma, “occorre investire sulle Pari opportunità, con fondi strutturali e costanti, e risultati misurabili,” e ha ricordato di avere istituito in Comune l’Ufficio dedicato, che ha avviato molti progetti, ad esempio nelle scuole, ma non ancora nella loro totalità. La formazione, ha sottolineato, deve coinvolgere anche i formatori e le aziende, molte delle quali sottoutilizzano le donne e le loro competenze. E ha proposto un congedo parentale di tre mesi per i padri che si prendo cura dei figli.

Gli interventi del pubblico hanno messo a fuoco alcuni temi specifici, dagli orari della città alla percezione distorta della sicurezza, che limita l’uso della città, dalla narrazione delle donne come soggetti fragili che va superata, alla necessità di promuovere una cultura della cura condivisa tra uomini e donne. E poi l’utilità dei bagni pubblici, i riflessi dell’illuminazione pubblica sulla sicurezza notturna, l’utilità delle “quote rosa”.

Maria Cecilia Guerra ha ricordato che le donne non sono una categoria, ma più della metà della popolazione, che la pandemia ha colpito più duramente; sono loro al 90% ad avere chiesto i congedi di maternità e tra le donne con figli sotto i 5 anni la disoccupazione è aumentata del 25% più che tra le altre. “Occorre indagare le radici della disuguaglianza e incidere su quelle, non pensare alle donne come soggetti fragili, in sé” ha affermato. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)  vi è un ampio insieme di interventi che possono contribuire a ridurre il divario di genere, mettendo a disposizione ingenti risorse europee, ad esempio per gli asili nido, ma anche per la connettività digitale e i trasporti pubblici locali, più usati dalle donne che dagli uomini. Purtroppo invece sul tema delle pensioni, il gender gap è rimasto intatto, senza alcun intervento per le donne con carriere discontinue e frammentarie.