Articolo Uno Campania: contrastare eversiva secessione dei ricchi

Campania

La questione delle autonomie regionali di Emilia Romagna, Veneto, Lombardia non è un “affare” delle regioni che l’hanno richiesta. Gli effetti che deriverebbero da tali autonomie, se esse dovessero realizzarsi, investirebbero tutti gli italiani, specialmente nel campo dei diritti fondamentali in “materie” come la sanità e l’istruzione, che sono il fulcro dell’unità e coesione nazionale, condannando il Mezzogiorno alla arretratezza e al sottosviluppo e, nello stesso tempo, relegando nel medio periodo il Nord più produttivo ad un ruolo marginale nel contesto europeo. 

Il disegno è quello di drenare verso i territori del Nord – e verso gli apparati politico-istituzionali in essi operanti – la quasi totalità delle risorse provenienti dalla fiscalità generale a livello regionale: il trasferimento delle competenze e delle funzioni e il richiamo all’efficienza nell’esercizio di queste sono rispettivamente strumento ed espediente retorico per tale scopo principale. L’obiettivo di fatto è “trattenere” in ciascuna Regione la ricchezza in essa prodotta, azzerando il cosiddetto «residuo fiscale» (l’art. 53 Cost. parla di imposte individuali e non territoriali), il cui metodo di “calcolo”, inoltre, sfiora il limite della falsificazione.

I dati SviMez dimostrano come le industrie del Nord abbiano un mercato assai significativo in un Sud e quindi, impoverendo il Sud si fa il danno anche al Nord e all’Italia tutta.

Attualmente, SENZA regionalismo differenziato, la situazione è già drammatica e incredibile: con marchingegni tecnici si sta attuando una politica di “estrazione” di soldi dal Sud per trasferirli al Nord; la perequazione, prevista dalla Costituzione, e che ovviamente deve essere integrale, è applicata adesso solo al 50%; inoltre, bizzarri ed offensivi algoritmi di ripartizione dei fondi per i servizi assegnano 0 (ZERO) euro ai Comuni nei quali quei servizi ancora non ci sono.

Il federalismo fiscale, il regionalismo differenziato, sbandierati come strumenti per raggiungere trasparenza ed efficienza, venivano e vengono discussi in segreto. Tutta l’iniziativa del regionalismo differenziato è infatti caratterizzata da una assenza di discussione pubblica, e dalla tentata esautorazione del parlamento da ogni possibilità di intervento. E’ un fatto di una gravità assoluta aver voluto far passare la questione con quanta meno pubblicità possibile, attraverso accordi sostanzialmente riservati tra governo e ciascuna singola regione, senza occhi indiscreti e critici. Insomma l’impressione è che si sia voluto attuare un vero e proprio colpo di mano. 

Alla luce di questa drammatica e pericolosa situazione, evidenziata anche dalla mozione di Federico Conte, che verrà presentata dal gruppo LeU alla Camera, l’assemblea nazionale di articolo UNO impegna tutti i suoi organismi territoriali, del Nord, del Centro e del Sud, i suoi dirigenti nazionali e territoriali, i suoi parlamentari, a contrastare con ogni mezzo e con convinzione queste eversive richieste di secessione dei ricchi. Impegna i suoi organismi dirigenti nazionali e territoriali e i suoi parlamentari a contrastare qualsiasi tentativo da parte di altre regioni di “accodarsi” a simili richieste, ritenendole semplicemente irricevibili, inemendabili, da respingere in toto.

Impegna il partito tutto, azzerato l’attuale percorso, a ridiscutere senza paure, ma con tutt’altro impianto ed obiettivi, tutta la questione dell’autonomia e delle autonomie, discutendo altresì della questione meridionale, in un discorso di più ampio e alto respiro, che coinvolga il ruolo delle regioni, delle regioni a statuto speciale, delle province.