Ue: Guerra, bene risoluzione del parlamento sulla violenza di genere

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“Accolgo con particolare soddisfazione l’indicazione che l’Europarlamento ha fornito agli Stati sull’applicazione della falsa sindrome di alienazione parentale, una clava usata contro le donne in uscita dalla violenza che nei procedimenti civili di separazione rischiano troppo spesso di perdere la custodia dei figli. E’ una prassi inaccettabile, al centro di molte battaglie delle associazioni femministe e che ora trova ascolto nella presa di posizione degli eurodeputati”.
Lo dice la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra (Leu) commentando la recente approvazione della Risoluzione di Strasburgo sull’impatto della violenza da parte del partner e dei diritti di affidamento su donne e bambini.

Il Parlamento europeo ha sottolineato che “la cosiddetta sindrome da alienazione parentale e concetti e termini analoghi, che si fondano solitamente su stereotipi di genere, operano a scapito delle donne vittime di violenza domestica, colpevolizzando le madri per aver alienato i figli dal padre, mettendo in discussione le competenze genitoriali delle vittime, ignorando la testimonianza del bambino e i rischi di violenza cui sono esposti i figli e pregiudicando i diritti e la sicurezza della madre e dei bambini”.

Per Guerra è particolarmente significativo il passaggio in cui si raccomanda agli Stati membri di “non riconoscere la sindrome di alienazione parentale nella loro prassi giudiziaria e nel loro diritto e a scoraggiarne o addirittura proibirne l’uso nei procedimenti giudiziari, in particolare durante le indagini per accertare l’esistenza della violenza”.

Guerra ha anche sottolineato l’importanza dell’ulteriore richiamo degli eurodeputati sull’ascolto diretto del minore da parte dei giudici: “E’ già previsto nel nostro ordinamento ed è un diritto dei bambini – ha detto – ma spesso viene disatteso con il risultato di ignorare che i procedimenti di custodia riguardano in primis i minori”.