Riforme: Errani, in nome del popolo consegnate la democrazia alle lobby

Politica

“Occorre da tempo pensare a un nuovo assetto istituzionale ma la risposta che dà la maggioranza a questa crisi della rappresentanza è del tutto inadeguata.” Così il senatore di Articolo Uno Vasco Errani durante il suo intervento in Aula sul progetto di legge di riduzione del numero dei parlamentari.

“Si fanno interventi spot sulla costituzione e non si rintraccia un disegno complessivo né le conseguenze che questi interventi possono avere sull’assetto istituzionale del nostro Paese. Per esempio la riduzione dei parlamentari combinata con la legge elettorale produce una soglia di sbarramento altissima che riduce il pluralismo politico e la dialettica tra opposizione e maggioranza, oltre che una limitazione della rappresentanza territoriale che per alcune regioni rappresenterebbe un taglio del tutto sproporzionato e al cambiamento della composizione del collegio del presidente della repubblica”, prosegue Errani.

“Rispetto al rapporto tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa – sottolinea il senatore Errani – le proposte della maggioranza non vanno in verità in questa direzione. Se infatti guardiamo a come è stata impostata la proposta sul referendum propositivo, su cui non ho una posizione negativa in sé, questa rischia di dare spazio alle lobby e ai poteri più forti e nell’impianto non rintraccio quell’equilibrio indispensabile a garantire che ciò non avvenga. Il rischio è che i poteri si facciano popolo e questo di fatto rischia di svuotare la democrazia, il contrario di un rapporto fecondo tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Voi Cinque stelle avete anche giustamente posto il problema di un cambiamento radicale di politica e istituzioni ma ora che siete al potere purtroppo rinunciate a molte delle vostre battaglie: siete entrati per aprire la scatoletta di tonno e adesso annegate nell’olio. Se per esempio guardiamo all’autonomia differenziata”, prosegue Errani, “questa verrà portata avanti tramite una legge ordinaria che di fatto cambierebbe l’assetto istituzionale previsto dalla nostra costituzione e la si porta avanti senza aver fatto prima una legge quadro che individui i principi all’interno dei quali iscrivere l’autonomia, senza i LEP e senza avere un quadro serio di fiscalità del sistema (legge 42 federalismo fiscale che non è stata ancora applicata). Lo si fa dunque in un quadro assolutamente confuso e faccio notare che ad oggi il parlamento non è stato messo in grado di fare nessuna discussione vera e seria sui questi elementi. Questi interventi fatti fuori da una visione” conclude il senatore di Articolo Uno “fuori da un impianto coerente e dai giusti pesi e contrappesi rischiano di produrre non un nuovo equilibrio tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta ma sfibrano e riducono la qualità della nostra democrazia”.