Def: Bersani, il problema non è lo sforamento ma una manovra non credibile

Politica

Intervista di Pierluigi Bersani a Radio radicale

Def: Ciò che turba i mercati non è lo sforamento del deficit, ma il contenuto di questa manovra, il fatto politico che venga brandita come un’arma intesa a instaurare un sovranismo in Europa. Sullo sfondo di questa operazione, nei desiderata di questa nuova destra, c’è l’Europa degli stati-nazione, delle frontiere e delle dogane e la manovra ha il sapore di una captatio benevolentie di alcuni sentimenti popolari. Sfondare il deficit per fare un programma di investimenti esigibili, cioè liberi da pastoie che non li stanno facendo partire (a cominciare dallo sciopero bianco della firma nelle pubbliche amministrazioni che ha ragioni di fondo che vanno superate), sarebbe percepito come uno sguardo sul futuro, anche dai mercati. Poi certo abbiamo un problema sociale aperto, ma dobbiamo pensarci noi, non il deficit. Bisogna mettere coperture che siano risparmi dove è possibile, progressività fiscale e misure di lotta all’evasione efficaci subito, ad esempio sull’iva, e – se serve e in quanto serve – un contributo straordinario di solidarietà della ricchezza verso la povertà. In questi anni tanti si sono impoveriti, ma c’è anche un piccolo numero di italiani che si è arricchito, e credo che anche loro preferirebbero fare uno sforzo di solidarietà, ma vedere il treno che resta sui binari. Questa manovra preoccupa perché viene percepita come non credibile, orientata a un disegno politico e che non potrà mai garantire quello che promette: così il debito non può abbassarsi, lo capisce un bambino. La stima di crescita del pil è iper-ottimista, non ce ne sono i presupposti, l’aria che tira in Europa e nel mondo a proposito di andamenti della crescita non consente questo ottimismo.

Quota 100: Il tema sociale va affrontato, ma con criterio. Io non ho niente contro quota 100 ma come si arriva a 100? Meglio rifletterci. Se si pretendono 38 anni di contributi per stare bassi con l’età è ovvio che si favoriscono i maschi, i dipendenti pubblici e le pensioni mediamente più consistenti. Si può fare quota 100 in un altro modo, per esempio riflettendo sul fatto che per essere più equi bisogna abbassare il numero dei contributi piuttosto che l’età. In più: di sei sette otto miliardi, vuoi metterne uno almeno per dare un segnale ai giovani? Cosa deve pensare una generazione di venticinque-trentenni che sente parlare di 38 anni di contributi? Penserà di essere su Marte, fuori dal pianeta Terra, che non si parli di lui. Vogliamo almeno dare il segno che ci stiamo preoccupando di dare una prospettiva di tutela a lavori discontinui che per i giovani ora sono la normalità? Non dico risolvere: dare un segno.

Tagli e coperture: Finora parliamo di cose che ci diciamo tra i giornali e il bar. Finalmente Tria ha detto una cosa semplice e chiara, noi – sforamento a parte – dobbiamo trovare 15 miliardi, otto di maggiori entrate e sette di tagli di spesa. Finché non arriva un quadro di bilancio è molto difficile pronunciarsi, ma le nuove destre hanno sempre fatto così: catturato il popolo con la demagogia. Al dunque, invece di parlare di lotta all’evasione e progressività fiscale si parla di condoni. Salvini ha detto non si parli di patrimoniale. Io non parlo di patrimoniale ma se serve, visto che abbiamo 5 milioni di poveri che è una roba da matti, bisogna che chi ha soldi accetti di tirarne fuori di tasca un pochino. Se no mettiamo tutto in deficit, perché cinque milioni di persone sotto la soglia di povertà è qualcosa che non può esistere. Salvini o non Salvini, il 10 per cento della popolazione che ha guadagnato dalla crisi adesso per favore fa uno sforzo per dare una mano senza doverci andare a indebitare col mondo. Ma Salvini questa cosa non la dirà mai, perché lui fa finta di stare coi poveri. Come Trump in America: ha vinto con il voto delle tute blu del Michigan, ha tolto le tasse ai ricchi e sta massacrando il sistema sanitario. Più o meno la traccia di lavoro è questa e si vedrà anche in questa manovra. I tagli ai ministeri sono tagli a interventi. Il ministero della pubblica istruzione taglierà soldi sulla pubblica istruzione: c’è poco da fare. La gente lo sa cosa vuol dire. Su questi 15 miliardi si scoperchierà la pentola: prenderanno i soldi dai condoni e taglieranno la spesa sociale: ormai siamo all’osso. Nelle famose “pieghe del bilancio” di cui parlano i Cinque stelle puoi trovare i centesimi ma se devi trovare i miliardi ormai vai nella carne viva.