Articolo Uno Rai: una riforma per mischiare le carte

Politica

 

Che la Rai si debba affrancare dal giogo della politica è fatto certo e apparentemente condiviso. Anche se difficile da realizzare per una lunga serie di motivi. Tuttavia vale la pena fare qualche considerazione che serve a chiarire ai più giovani un percorso storico che ha portato a rendere così oppressiva la presenza dei partiti nella tv di Stato. Nessuno nasconde il fatto che la politica in Rai ci sia sempre stata, dall’inizio, durante l’epoca fascista e via via avanti negli anni del dopoguerra, con la nascita della televisione e i tanti aneddoti sulle gambe delle ballerine, il divieto di usare la parola “membro” e via elencando. Per non parlare delle epoche storico/politiche, da quella Fanfaniana a quella Andreottiana a quella Craxiana, a Telekabul.

Erano fondamentalmente due le differenze. Da un lato i partiti avevano una forma di timidezza e di autocontrollo che li spingeva a operare a monte una selezione dei dirigenti che proponevano, tale per cui raramente favorivano l’ascesa di personaggi inadeguati o totalmente asserviti, preferendo figure di prestigio, meno disponibili ad essere controllate.

L’altra differenza forse la più dannosa riguarda la distribuzione nell’azienda delle varie cosiddette “sensibilità politiche” che erano sparse nelle reti e nelle testate, in maniera magari non uniforme, ma tale da permettere almeno una dialettica interna che ne evitava l’appiattimento totale. Tanto che al TG1 per esempio convivevano, magari non proprio pacificamente, sensibilità diverse. E proprio in quella redazione nell’era Bernabei nacque TV7, un settimanale assolutamente d’avanguardia, spesso controcorrente con firme di prestigio di diverse tendenze politiche. A questo si aggiunga che i giornalisti erano stati allevati, in larga parte, ad un’etica professionale pluralistica nel rispetto della verità.

Fu negli anni ‘90 che prese il sopravvento l’idea che la manipolazione della realtà a fini politici, fosse più agevole in contesti editoriali politicamente uniformi. Così l’appartenenza politica si polarizzò in maniera esasperata nelle reti e nelle testate che assunsero tratti più radicalmente di parte.

I frutti avariati di questa uniformità li verifichiamo continuamente nella necessità che hanno in molti di essere più di parte di quel che sarebbe appena accettabile, e di travalicare sistematicamente il senso della misura.

Queste considerazioni vogliono dimostrare l’urgenza di una riforma che, oltre a contenere lo strapotere della politica, preveda un sistema per abolire gli steccati rigidi. Una riforma insomma, che favorisca il ricambio delle competenze, ma anche delle sensibilità e dei modi di affrontare questa magnifica avventura che è il fare televisione.

Così un comunicato di Articolo Uno Sezione Rai.