Articolo Uno Rai: prima il piano editoriale, poi quello industriale

Politica

Tra quelli buoni e quelli più o meno taroccati, in Rai di progetti di riassetto aziendale ce ne sono tanti, forse troppi. Il guaio è che non ne è mai stato realizzato nemmeno uno. 

La “missione impossibile” molto sinteticamente, è quella di centralizzare la produzione dei generi, spettacolo, fiction, informazione, documentari eccetera. Fabrizio Salini aveva nominato i direttori, ma di fatto tutto era rimasto come prima. 

Adesso il cerino è passato a Fuortes che immaginiamo abbia scartabellato nei cassetti della sua scrivania e abbia pescato il progetto che magari ritiene il migliore o il più facilmente realizzabile, e che presenterà mercoledì prossimo.

Noi di Articolo Uno Rai ci permettiamo di suggerire quel che avevamo suggerito ai suoi predecessori. Prima del piano industriale, buon senso vorrebbe che si facesse un piano editoriale (secondo noi con una vocazione spiccatamente da servizio pubblico). 

Il che vorrebbe dire: questo è il piano editoriale con cui vogliamo modernizzare e rendere attuale e crossmediale l’offerta (un po’ stantia) della radiotelevisione di stato. E per realizzarlo, in favore dei cittadini utenti, in una logica da servizio al pubblico, riordiniamo l’azienda con un nuovo piano industriale. 

Se così fosse non farebbe una piega: il piano industriale avrebbe un senso e non sembrerebbe solo un espediente per tentare di aggiustare i conti. E servirebbe a dare un segnale forte: la Rai non è solo un problema contabile, è anche un problema contabile. 

Ma prima di tutto viene la qualità dei prodotti, per palinsesti che offrano quel che gli altri non sono tenuti ad offrire in termini di servizi al cittadino, di civiltà, di cultura e di coesione sociale.

Così una nota di Articolo Uno Sezione Rai.