Cittadini del Mediterraneo: il documento sulla Fratellanza e i suoi profeti

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Terminato di leggere il volume di Fabrizio Mandreoli e Marco Giovannoni Spazio europeo e Mediterraneo. Le analisi profetiche di Dossetti e La Pira (il pozzo di Giacobbe, Trapani, 2019), è emersa subito una domanda: come possiamo, in Italia in particolare e nel mondo in generale, aver ridotto la politica nello stato in cui la troviamo oggi? Come possiamo aver così profondamente dimenticato e tradito alcune prospettive così feconde per abitare la nostra storia? Come possiamo camminare con tanta indifferenza sugli abissi delle tragedie umane, senza il desiderio di comprendere, riflettere e proporre cammini e processi adeguati a quanto ogni giorno ci scorre davanti agli occhi? La domanda non trova risposta; ma lascia il desidero di indicare questo libro come assolutamente necessario per coltivare la speranza di cambiare il percorso dell’umanità, verso la fratellanza universale che il documento firmato da papa Francesco e dall’imam del Cairo ad Abu Dhabi (Febbraio 2019) ci indica; lascia il desiderio di presentare questo libro come fondamentale per coltivare una qualche speranza per il nostro futuro.

Questo libro ha una importanza ancora maggiore per altri motivi che possiamo elencare.

Innanzitutto, è parte di una collana che la casa editrice Il pozzo di Giacobbe sta pubblicando; la collana, curata dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione san Luigi, si chiama Sponde. Pensare il Mediterraneo, ed ha al suo attivo già otto volumi; oltre a quello che stiamo presentando, troviamo:

  1. Imperatori, Israele, la Chiesa e il loro mistero
  2. Cavadi, Pensare sul mare tra-le-terre
  3. Garribba – M. Vitelli (Edd), Le città del cristianesimo antico
  4. Di Luccio – C. Manunza (edd), La gioia della verità
  5. Salvatore – C. Torcivia, Quando a credere è il popolo
  6. Carfora, Mediterraneo. Prospettive storiografiche e immaginario culturale
  7. Morin, Pensare il Mediterraneo. Mediterraneizzare il pensiero.

Significa, quindi, che vi è almeno un luogo formativo in Italia che mette al centro del suo riflettere, da anni soprattutto con un corso accademico dedicato, il Mediterraneo.

Il volume che stiamo presentando è quindi parte di una profonda riflessione teologica che desidera portare avanti le indicazioni che papa Francesco ha dato alla Chiesa tutta e alla teologia in particolare. Va ricordato che il pontefice ha voluto far visita a quella facoltà teologica proprio in occasione di un convegno sulla Veritatis Gaudium, la Costituzione apostolica circa le Università e le  facoltà ecclesiastiche. VG racchiude un sapore profondo della parola evangelizzazione: non tanto aumentare il numero dei partecipanti alle varie liturgie e iniziativa, ma permeare dello Spirito del Vangelo ogni traccia di vita che compare sulla terra, domandandosi sempre come l’uomo di Gesù e la sua manifestazione possono cambiare il mondo. E’ possibile l’interpretazione performativa della realtà che scaturisce dall’evento di Gesù Cristo: dal Vangelo può nascere la potenza per ricreare il mondo, per la felicità di ogni uomo. Questo è uno dei possibili contributi della Chiesa al mondo di oggi.

«E ciò è d’imprescindibile valore per una Chiesa ‘in uscita’! Tanto più che oggi non viviamo soltanto un’epoca di cambiamenti ma un vero e proprio cambiamento d’epoca, segnalato da una complessiva crisi antropologica e socio-ambientale nella quale riscontriamo ogni giorno di più sintomi di un punto di rottura, a causa della grande velocità dei cambiamenti e del degrado, che si manifestano tanto in catastrofi naturali regionali quanto in crisi sociali o anche finanziarie. Si tratta, in definitiva, di cambiare il modello di sviluppo globale e di ridefinire il progresso: il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade» (Veritatis Gaudium, 3)

Questo passaggio è assolutamente decisivo: perché si fa teologia? In definitiva per cambiare il modello di sviluppo globale e ridefinire il progresso. E tutto questo avviene perché la Chiesa si pone in uscita, per andare nel mondo, tra i peccatori, il luogo dove noi non porteremmo mai il Vangelo, ma dove il Vangelo trova finalmente la possibilità di esprimere tutte le potenzialità della grazia e della misericordia che Dio gli ha affidato (cfr. Cfr. M. PRODI, La Chiesa e il sociale: due documenti decisivi, Rassegna di Teologia 60 [2019/2] 301-316).

Questa parentesi sulla teologia ci consente di apprezzare ancora di più l’opera di Mandreoli e Giovannoni, perché ci indica come il recupero del pensiero e delle azioni di Dossetti e La Pira possono aiutarci a costruire questa leadership, per costruire la nuova umanità. A partire da un luogo concreto e importantissimo come è il Mediterraneo. Infatti, la geografia determina (in maniere diverse, ma sempre) il destino delle popolazioni che abitano i diversi territori. Quindi, va posta assoluta attenzione alla specificità del Mediterraneo, accostando anche altri ‘mediterrranei’ che ci sono nel mondo, imparando da loro; il punto di partenza è una seria riflessione antropologica: chi è l’uomo di oggi che abita questo nostro lago?

Un passaggio successivo è avviare un processo costituzionale nel e del Mediterraneo: occorre evidenziare alcuni punti imprescindibili su cui ogni persona si impegna; non possiamo fare il bagno nella medesima vasca con un estraneo. Un processo costituzionale che purifichi la politica: possiamo tollerare che Barcellona vada per la sua strada? Possiamo tollerare un’Europa che non guarda all’Africa? Il caso Turchia: abbiamo perso l’occasione di un incontro con l’Islam. Guardando il Mediterraneo, si deve pensare a revisione dell’economia: dagli aiuti allo sviluppo internazionali (cosa vuol dire aiutarli a casa loro?), a quali economie privilegiare. L’economia blu (pesce, turismo marino, trasporti via mare, energia), per esempio, è da mettere al centro. La cosiddetta via della seta è un tema da affrontare insieme nel Mediterraneo, per poter dialogare con un certo peso con la Cina. E’ necessario creare collegamenti economici, politici e culturali tra le città (grandi, soprattutto) che si affacciano sul Mediterraneo. Ovviamente, occorre un completo ribaltamento dei paradigmi con cui riflettiamo sull’immigrazione: ad esempio in Italia abbiamo bisogno di persone più giovani e più istruite della nostra media nazionale (in queste due classifiche siamo praticamente ultimi nei paesi occidentali). Occorrono politiche di ingresso e di cittadinanza adeguate. Chi viene integrato delinque meno. Sulla cittadinanza esprimo un sogno: si potrebbe arrivare a diventare cittadini del Mediterraneo? Il Mare Nostrum è anche un luogo per valorizzare il contributo delle fedi: occorre privilegiare lo studio del Documento sulla Fratellanza, costruire esperimenti per implementarlo, favorire collegamenti tra varie Università del Mediterraneo, proporre convivenze e progetti di studio per la conoscenza reciproca. Va ricordato che nel 2020 ci sarà un importantissimo incontri dei vescovi del Mediterraneo.

Abbiamo la presunzione, finora, di aver indicato perché sia necessario leggere questo libro che racconta come due figure meravigliose dell’Italia del ‘900 abbiano abitato il Mediterraneo. E come abbiano incarnato la profezia, cioè come siano stati capaci, a partire dalla fede, di indicare percorsi e processi politici per indicare all’umanità il raggiungimento del bene, del bene comune, del bene per tutti, a partire dalla povera gente, dagli sconfitti della storia. Mi sembra importante sottolineare come accomuni questi due amici una formazione profondissima e solidissima e l’esperienza nella Costituente e come queste due forze li abbiano spinti a valorizzare sempre e in ogni aspetto le loro ricerche e le loro competenze.

La parte, a mio avviso, più importante del libro sono gli elementi e le questioni di metodo che i due autori sottolineano per entrambe queste figure.

Giovannoni ne elenca quattro per La Pira:

  1. La misericordia è una virtù politica capace di aprire speranze certe a un mondo sull’abisso di incredibili crisi.
  2. L’orizzonte di fondo è la necessità di costruire le relazioni sociali e tra i popoli dentro la consapevolezza di essere tutti parte dell’unica famiglia umana.
  3. Il dialogo interreligioso “è la metapolitica della pace, ed è l’unica sostenibile, non ci sono alternative; sono la chiusura e lo scontro di civiltà a essere irrealisti!” (pag. 56)
  4. Le città sono il punto di partenza per ogni costruzione politica che aspiri a costruire una vera pace.

Mandreoli ne elenca sei per Dossetti:

  1. Saper vedere la storia dell’umanità in modo complessivo e profondo.
  2. Saper leggere la storia dalle periferie e dagli anelli più deboli delle vicende umane, rimanendo vicini alle marginalità.
  3. Capita la storia, occorre saperla accostare alla misericordia, al mistero dell’amore di Dio, come ce lo ha insegnato Gesù.
  4. Ogni evento va letto nella prospettiva dell’amore di Dio, che noi abbiamo compreso attraverso lo “scambio salvifico e pasquale della croce di Gesù” (pag. 99).
  5. Occorre sviluppare “un senso largo della storia e delle culture umane con una percezione acuta della pluriformità delle stesse Chiese, un modo di intendere la realtà dei popoli e dei loro cammini umani e religiosi profondo e rispettoso, un’identificazione tra messaggio evangelico e tensione alla pace” (pag. 101).
  6. Educare alla responsabilità storica di ogni uomo, rispetto alle grandi scelte e svolte delle vicende che toccano gli uomini.

La profezia è, quindi, la questione di fondo: “Il profeta è colui che aiuta a leggere la posta in gioco e le conseguenze delle scelte a partire dalla parola di Dio ascoltata dentro la storia degli uomini. Il principio di responsabilità ha origine in questa visione a matrice profetica: si è responsabili per le scelte del proprio tempo, ma anche per il tempo successivo ossia per quanto le scelte fatte – o non fatte – lasciano a chi viene dopo” (pag. 103).

Potremmo fermarci qui; ma un ulteriore esempio mi sembra necessario da riportare, per ognuno dei due personaggi.

Per La Pira, impressiona vedere il suo rapporto con Enrico Mattei. La storia ha ancora alcune ombre; ma mi sembra importante che il sindaco di Firenze abbia a lungo cercato una via diversa, con l’aiuto del dirigente ENI, per favorire lo sviluppo economico delle nazioni che afferivano, in qualche modo, al Mediterraneo. Mi domando se oggi questo intreccio tra energia, sviluppo dei paesi emergenti, necessità dei paesi sviluppati possa trovare un equilibrio proficuo per i nostri giorni. Ad esempio, potremmo lavorare sulle energie alternative, prodotte in paesi dove l’irraggiamento solare è incredibile, con tecnologia ‘occidentale’ e con distribuzione della produzione sia in loco sia nelle nazioni sviluppate coinvolte?

Per Dossetti, impressiona vedere la libertà con cui scrive o si rivolge, direttamente o indirettamente, ai capi di Stato. Dove potrebbe essere possibile replicare queste ‘comunicazioni’? Credo fondamentale che si torni ad avere la libertà di definire i fatti avvenuti così come una etica internazionale li potrebbe definire, in modo sano e costruttivo. Ad esempio: le stragi sono stragi, le operazioni di peace keeping sono guerre… E si potrebbe continuare.

La pretesa di queste poche righe è di convincere a leggere il libro presentato; se questo obiettivo fosse fallito, mi piacerebbe almeno che rimanesse il desiderio di riappropriarci da uomini veri (e anche da credenti) della nostra storia più profonda.

Matteo Prodi

Nato nel 1966, laureato in Economia e Commercio all’Università di Bologna nel 1990, è stato ordinato presbitero nel 1997. Dall’anno accademico 2008-09 è professore invitato alla FTER nell’ambito della morale sociale. Nel 2010 ha conseguito il Dottorato in teologia presso la FTER con una tesi su Felicità e strategie d’impresa. Persona, relazionalità ed etica d’impresa. Da Ottobre 2010 Collabora con l’Università di Bologna per il Seminario su Etica d’impresa. Nel Febbraio 2018 ha pubblicato il libro "Votare, oh, oh!" per l’editrice Aracne, una agile guida per riflettere sulle scelte politiche.