Ancora troppe donne che denunciano restano abbandonate al loro destino

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Ogni giorno, in ogni stagione, senza alcuna sosta, in Italia c’è una sorta di campionato tra due lugubri squadre. I risultati si sanno la sera ascoltando i tg e mentre si ascoltano i dati giornalieri della pandemia la domanda è: ma oggi ci saranno stati più morti sul lavoro o più donne uccise?

E non si sa mai come sia la classifica perché varia di ora in ora, si sa solo che questi due flagelli pare siano, nonostante le tante parole, inarrestabili, quali fossero forze della natura contro le quali nulla si può fare se non esprimere esecrazione e lacrime ad uso televisivo.

Ci mancano solo i bookmakers per definire le quote definitive del risultato serale.

Se è vero, ed è vero, che per la sicurezza sul lavoro deve essere svolto un lavoro profondo di formazione e devono essere assunti e impiegati migliaia di ispettori e di controllori, è assolutamente altrettanto vero che anche per la piaga dei femminicidi devono essere fatti investimenti in strutture e personale perché non è possibile che donne vittime di stalking violento siano lasciate morire senza alcuna attenzione. E quando si continua a sentir dire che il problema è culturale pare sempre più spesso che ormai questo sia diventato un alibi per non agire concretamente per la protezione delle vittime, per evitare, almeno cercare di farlo, tante, troppe morti annunciate.

Che sia un problema culturale non c’è dubbio, e che vada affrontato non solo in relazione alle fasce meno acculturate della popolazione ma anche nelle fasce dell’élite culturale del Paese è fuori di dubbio, quando anche un’università, quella del Piemonte Orientale, per attirare nuove matricole usa immagini come questa

Però assieme al lavoro culturale, e ci si augura alla rimozione dei responsabili di questa indegna pubblicità, è necessario mettere sul campo nuclei di polizia che controllino, proteggano e prevengano questi quotidiani crimini.

Se una donna denuncia per molestie continuate un uomo e poi viene lasciata a sé stessa è chiaro che lo Stato, la comunità, non è in grado di fare nulla per proteggerla, oppure, e sarebbe, ed è ancora peggio, la lascia, disinteressandosene, al suo destino che sembra ancora “segnato” perché la modernità non riesce a togliersi di dosso arcaiche pratiche.

Se ancora nel 2021 il magistrato che ha revocato gli arresti domiciliari all’assassino della povera Vanessa Zappalà uccisa qualche giorno fa ad Aci Trezza può ancora affermare che avrebbe potuto evadere dagli arresti domiciliari e uccidere e che quindi averli revocati non ha influito sul quanto accaduto, se i divieti avvicinamento sono carta scritta con inchiostro simpatico, beh allora siamo, e lo siamo, davvero indietro.

E poco purtroppo riesce a fare il lavoro di decine di associazioni che lavorano per la sicurezza delle donne minacciate, c’è ed è evidente un’assenza dello Stato ed è una cosa che non è più tollerabile e non è assolutamente più accettabile.

Poi parliamo, da presunti esperti, di Talebani…

Giampaolo Pietra

Nato il 1/10/1955, fondatore di Articolo Uno a Sesto San Giovanni, membro della segreteria metropolitana di Milano. Membro del comitato di presidenza dell'Anpi cittadino.