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Adesso ci serve un colpo d’ala per fermare la destra peggiore

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Con l’approvazione del decreto sicurezza bis sicuramente il Parlamento italiano ha toccato uno dei livelli più bassi in tutta la sua storia. Senza dubbio il licenziamento definitivo da parte del Senato di queste norme ha molti significati, per primo il segno concreto dell’involuzione reazionaria verso cui si spinge il Paese, con lo sfregio volutamente sfacciato della nostra Costituzione e del diritto internazionale. Ma è anche la dimostrazione della natura vera e profonda di questo governo che, passo dopo passo, ci porta pericolosamente verso una deriva di stampo autoritario che non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica; e ancora del nulla che contraddistingue il gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle, supino sempre di più nei confronti dell’arroganza salviniana, incapace di tessere la benché minima linea politica e men che meno di indicare una strategia complessiva, una “visione del mondo”, in preda a un percorso ondivago che sta svuotando e facendo morire il Movimento.

Purtroppo, non da meno, il maggiore partito di opposizione si dimostra sempre più lacerato, in preda a convulsioni tutte interne e a vere e proprie guerre tra bande che inesorabilmente continuano ad allontanarlo da quello che dovrebbe essere, e lo era, il suo elettorato; si susseguono iniziative più che discutibili, come la raccolta di firme per le dimissioni di Salvini che diventano terreno di conta e di contrapposizione tra il grosso dei gruppi parlamentari di fede renziana e la segreteria del partito, una segreteria balbettante che non riesce a controllare neppure il partito nei territori, e che giornalmente appare quasi esterna al partito che dovrebbe guidare, un partito che ormai di fatto ne raccoglie almeno due.

Non è messa meglio la destra tradizionale degli ultimi decenni, con Forza Italia che si sta riducendo a forza politica residuale, anch’essa presa da mille divisioni interne e che ha decisamente perso la leadership del centrodestra; mentre l’ala che una volta era la più estrema, nonché decisamente minoritaria, Fratelli d’Italia, è costretta a rincorrere la Lega con la forza però dei suoi consensi in ascesa, che uniti a quelli del Carroccio potrebbero permettere la formazione di un governo di ultradestra.

Uno scenario apocalittico per il Paese, che vede crescere il clima di odio e intolleranza e nel frattempo avanzare una stagnazione economica senza precedenti; mentre lo si spinge all’attenzione sugli arrivi dei migranti decine di migliaia di giovani ogni anno lasciano l’Italia divenuto un Paese dove è negata la prospettiva di un futuro; tutto questa pesa in misura ormai insostenibile sul Mezzogiorno, che si svuota e si inaridisce sempre di più: ormai centinaia sono le situazioni di crisi che investono le imprese sul nostro territorio, diventato sempre più terreno di bivacco delle multinazionali.

Un colpo d’ala è quello che servirebbe oggi, unito a un lavoro paziente di ascolto e di confronto, una scomposizione e una ricomposizione del quadro politico a partire dal centrosinistra, dove ognuno abbia il coraggio e la volontà di assumersi la responsabilità delle proprie posizioni e dei propri obiettivi, dove ognuno non nasconda la propria identità, ma anzi ne faccia motivo e strumento di intervento serio e vero, in uno scenario che si avvicina sempre più a un buio che davvero fa paura.

L’alternativa alla destra peggiore che l’Italia abbia mai visto governare dal dopoguerra non si costruisce con la satira sui social, non la si costruisce con le mozioni fini a se stesse, la si costruisce con la capacità di elaborare proposte concrete e suggestioni politiche praticabili.

Oggi siamo di fronte a un bivio: da una parte un allontanamento dall’Europa e un’involuzione che non si sa dove possa portarci, dall’altra la necessità impellente della ricostruzione di un campo aperto che si opponga al declino morale ed economico del Paese, indicando le basi per una nuova stagione. Una stagione dove non può essere possibile privilegiare equilibri interni alle forze politiche rispetto alle pressanti esigenze che vengono dal Paese reale e alle domande che chiedono risposte, oggi, subito, che chiedono prospettive di rinascita; o si comprende questo o si è destinati, tutti, a un fallimento che porta con sé il Paese e lo consegna all’arretramento.

La questione non è dire se non avete risposte siete falliti: la questione è il Paese e il suo futuro.

 

Giampaolo Pietra

Nato il 1/10/1955, fondatore di Articolo Uno a Sesto San Giovanni, membro della segreteria metropolitana di Milano. Membro del comitato di presidenza dell'Anpi cittadino.