Rossi: “Il Pd si è perso la sinistra, a chi non ha più una casa dico: vi aspettiamo”

Politica

Intervista a Enrico Rossi

di Gabrlella Cerami, L’Huffington post

 

Il risultato ha il sapore della conferma della scelta compiuta. Enrico Rossi, col tono di chi non vuole fare polemica sostiene: “Le primarie sono sempre una festa della democrazia, lo dico con rispetto. Ma è evidente che il Pd si è perso la sinistra, c’è stata una scissione tra il popolo della sinistra e il Pd. La mutazione genetica, con queste primarie, si è compiuta”. Questo Primo Maggio vuole dire tante cose per quelli di Articolo 1 che, non a caso oggi, tra salamelle e vino rosso, hanno iniziato il tesseramento, nella rossa Romagna: “Attraverso questa intervista vorrei lanciare un messaggio proprio oggi – dice Rossi – a quel popolo che non ha più una casa: vi aspettiamo in questa nuova forza che vogliamo e possiamo costruire insieme. È un invito anche ai compagni che hanno provato a fare una battaglia dentro”.

Partiamo però dall’analisi del voto, Rossi. Come si faceva una volta.

“Direi che sono due le chiavi di lettura di queste primarie: al Centro Nord è emerso un distacco tra Pd ed elettorale di sinistra. Al Centro Sud pare che la tenuta sia legata alla mobilitazione di un notabilato, anche di destra. Però, prima, mi lasci dire una cosa”.

 Prego.

“Non è una frase di circostanza. Queste primarie sono state una festa della democrazia, perché per me è una festa ogni manifestazione democratica e di popolo. E dunque ne parlo con assoluto rispetto. Detto questo, il dato politico è l’assenza di molti partecipanti. In tutto il centro nord siamo intorno al 46%, i dati nelle zone rosse dall’Emilia alle Marche all’Umbria alla Toscana autorizzano l’utilizzo della parola crollo”.

Diceva gli assenti.

“Sì, appunto. Il Pd si è perso la sinistra. Un pezzo del popolo della sinistra non ha partecipato. Questo è il frutto di scelte politiche, mica è un fatto casuale. Se ti sposti sempre più verso il centro e ti qualifichi come una forza liberale è evidente che perdi il popolo della sinistra. C’è un pezzo importante di sinistra che si è scissa da Renzi. Non siamo noi ad aver fatto la scissione ma la scissione è nei fatti e queste primarie lo hanno dimostrato”.

 Però chi intercetta e rappresenta questo popolo?

“C’è un pezzo di società che cerca casa, e noi abbiamo l’ambizione di costruire proprio quella casa, in vista delle prossime elezioni. Il fenomeno di cui stiamo parlando ha una certa consistenza. C’è un mondo intero che nell’arco di quattro anni non guarda più al Pd, come emerge dai dati delle primarie di ieri”.

Sta dicendo che ormai, da dentro, non si cambia? Se vuoi riconnetterti a quel mondo, lo puoi fare solo fuori dal Pd?

“Mi pare non sia riuscito il tentativo di Orlando. Nobile ma tardivo. Avevamo ragione noi che questa sarebbe stata solo la conta per reinsediare Renzi, per far nascere il Partito di Renzi. I numeri son numeri, c’è poco da fare. Il tentativo di Orlando sarebbe riuscito se Renzi fosse stato sotto il 60 percento e così non è andata. A tutti loro vorrei lanciare un messaggio: vi aspettiamo in questa nuova forza che vogliamo e possiamo costruire insieme”.

Quanto ha pesato la scissione nella vittoria di Renzi?

“In parecchi dicono: c’è stato un riflesso d’ordine tipico della tradizione comunista. Per la serie: quelli se ne vanno, noi stiamo col segretario. La scissione nostra, politica, è avvenuta quando la scissione sociale, del nostro popolo dal Pd era già avvenuta. Ed è quella che pesa. È una tendenza che si era già vista alle elezioni amministrative e regionali: un progressivo distacco tra il Pd e gli elettori della sinistra. E non solo di questo non si è parlato nel congresso ma l’esito del congresso conferma le storture che noi abbiamo denunciato e su cui chiedemmo un’inversione di rotta”.

Si spieghi meglio.

“Al sud non si hanno ancora i dati certi. Ma pare che ci sono piccoli paesi nei quali il Pd prende più voti alla primarie che alle politiche e pare che si sia mosso un notabilato anche di destra che con le primarie si mette sul mercato. Se l’affluenza cala nel centro e nel nord e tiene grazie al notabilato del Sud, direi che qualche problema c’è. Per carità, non discuto la vittoria di Renzi, ma una lettura politica del dato va data. Diciamoci la verità. Con queste primarie si compie la mutazione genetica del Pd”.

Cosa si aspetta ora sulla legge elettorale? Matteo Orfini ha già chiuso a ogni ipotesi di coalizione.

“Vediamo, seguiremo attentamente. Aspettiamo gli sviluppi. Renzi deve dare risposte sul governo, sulla legge elettorale e sulle alleanze. Per quel che ci riguarda, noi siamo una forza di sinistra che non può escludere un’alleanza con una forza di centro liberale come il Pd”.

Sempre che Renzi guardi a voi e non dall’altra parte.

“A Renzi domandiamo se guarda a destra o se guarda a sinistra. Per ora ha preannunciato di guardare a destra, noi preferiremmo un’altra strada e, al tempo stesso, chiediamo al governo una svolta profonda nelle politiche economiche e sociali”.

A proposito di governo…

“Io non so se Renzi forzerà e per me sarebbe irresponsabile prima di una manovra delicata e in questo difficile contesto europeo. Tuttavia se la stabilità è necessaria, questo non significa che per noi va bene tutto. Abbiamo chiesto una svolta sulle politiche economiche, sociali, sul lavoro. Attendiamo risposte”.