Enrico Rossi, “Noi fermeremo Grillo e se nel Pd vince Orlando potremo essere alleati”

Politica

Intervista a Enrico Rossi
Massimo Vanni, La Repubblica

La scissione spalanca la porta ai populismi? Non ci sta il governatore toscano Enrico Rossi: «Veltroni sbaglia, il nuovo soggetto allarga il centrosinistra, raccoglierebbe voti che il Pd non raccoglie più».

Governatore Rossi, come si sente adesso fuori dal Pd?

C’è il senso di una perdita ma c’è anche l’entusiasmo di costruire una grande forza di sinistra e centrosinistra, dopo che il Pd ha smarrito la sua natura».

Movimento e non partito?

«La parola movimento dà il senso dell’apertura, di una cosa in divenire. Non vogliamo fare qualcosa di chiuso. Siamo nello stato nascente».

«Saremo maggioranza», ha detto. Ma ci crede davvero?

«Aspiriamo a diventare la forza di maggioranza del centrosinistra. Non sarà ovviamente un percorso di breve periodo».

Per Veltroni fuori dal Pd ci sono solo frammenti.

«Non spetta a lui, spetta ai cittadini dirlo. Ma c’è un punto di dissenso con Veltroni: il Pd a vocazione maggioritaria che tutto include è diventato una forza post-ideologica e ha smarrito il valore di fondo, la lotta per l’uguaglianza e la giustizia sociale. Non è con una forza né di destra né di sinistra, come si è avviato ad essere il Pd, che si possono sconfiggere i populismi».

Veltroni avverte però che ogni voto sottratto al Pd favorisce Grillo e la destra.

«Non è così. Dai primi sondaggi si vede che il nuovo soggetto diversifica l’offerta del centrosinistra, ferma la crescita dei 5 Stelle e recupera nell’astensione. In sostanza, allarga l’area del centrosinistra, perché recupera quei voti che il Pd non prende più».

Sta già pensando ad allearsi con il Pd? Manca ancora una legge elettorale che preveda il premio alla coalizione.

«Siamo passati dal maggioritario al proporzionale. E il Parlamento ha il dovere di fare una legge che freni la frammentazione del quadro politico».

Già pronto ad allearsi con il Pd di Renzi?

«Vediamo. Ho sempre detto che il Pd rimane per noi un interlocutore fondamentale. Va da sé che, se Orlando vincesse le primarie il dialogo sarebbe più facile».

Renzi è dato per favorito.

Ma possiamo recuperare i voti che un Pd né di destra né di sinistra, non prende più.

Certo se vincesse il ministro della Giustizia ora che ve ne siete andati…

«Orlando ha fatto parte del governo Renzi e raramente ho sentito una voce critica. Quello che vogliamo capire dalla sinistra del Pd è se parteciperà solo alla conta, come noi temiamo siano questi due mesi di congresso, o se proporrà anche dei contenuti. Mi pare che si terranno primarie per insediare di nuovo Renzi alla guida del partito. E per stabilire come formare le liste elettorali».

Renzi lancia il lavoro di cittadinanza. Non è un contenuto questo?

«Siamo ai traduttori dei traduttor d’Omero. Vediamo cosa proporrà nel dettaglio. L’economista Pierluigi Ciocca dice che se Renzi avesse investito l’l% del Pil, anziché spenderlo in bonus e detassazioni generalizzate, avremmo avuto una crescita del 2,5%, con tanti posti di lavoro in più. Quella di Renzi è stata una politica neoreaganiana e piuttosto che puntare sull’equità fiscale si è puntato sul suo opposto, perché con l’Imu si è abolito anche la progressività delle tasse. Renzi ha speso ma ha speso male. E nelle sue parole non si legge nessun riferimento allo Stato sociale».

È preoccupato che in Toscana nessuno l’abbia seguito?

«Alcuni non ci seguono ma altri ci cercano. Vedremo nei prossimi mesi».

Ma non teme che i renziani gliela faranno pagare costringendola alle dimissioni da governatore?

«No, non faccio tutto questo per mettere in crisi il governo della Toscana. Vado avanti. Se poi vorranno presentare un atto di sfiducia se ne assumeranno la responsabilità».