Intervista a La Stampa
di Niccolò Carratelli
Di fronte all’ennesimo incidente sul lavoro, ad altri due operai morti, Maria Cecilia Guerra ammette che «nel nostro Paese non abbiamo ancora preso in carico seriamente questo problema». Da pochi giorni è la responsabile Lavoro del Partito democratico, inserita da Elly Schlein nella nuova segreteria. Ma negli ultimi anni è stata sottosegretaria al ministero dell’Economia, prima nel secondo governo Conte, poi con il governo Draghi. Della tragedia avvenuta in provincia di Milano l’ha colpita un dettaglio anagrafico: «Una delle due vittime aveva 69 anni, a quell’età non si dovrebbe stare a 15 metri d’altezza a potare piante».
Magari lo si fa per necessità, no?
«A conferma che non c’è sufficiente attenzione al tema della transizione generazionale, soprattutto in quei lavori per cui serve una certa prestanza fisica. Non a caso, nell’edilizia le vittime over 60 sono in aumento negli ultimi anni».
A prescindere dall’anagrafe, perché non riusciamo a garantire più sicurezza per chi lavora?
«Perché le modifiche in corso nel mercato del lavoro rendono il compito più difficile: ci troviamo con lavoratori sempre più precari, più facilmente sostituibili, quindi disposti ad accettare condizioni peggiori. In troppi settori, poi, si va avanti con la logica dei subappalti a cascata, che aumentano le irregolarità».
Quindi, il nuovo codice degli appalti approvato dal governo è un passo indietro?
«Rischia di aggravare la situazione. Il subappalto libero, per quanto sia previsto dalla normativa europea, non si concilia con il contesto italiano: con moltissime imprese piccole, abbiamo bisogno di catene più corte, solo così si può tutelare la qualità e la sicurezza del lavoro».
Più subappalti uguale meno controlli?
«È chiaro che, più ci si allontana dalla committenza principale, più i controlli diventano blandi e le tutele per i lavoratori si attenuano. Nella coda si nasconde lo sfruttamento più bieco, il caporalato: non solo in agricoltura, ma anche nella logistica, nei porti o tra i rider».
La ministra del Lavoro Calderone vuole riportare l’attività degli ispettori sotto il controllo del ministero, che ne pensa?
«Ho anche letto di questa collaborazione tra gli ispettori e i consulenti del lavoro, ma non ho ben capito la strategia della ministra. Certo, non si può minare l’autonomia degli ispettori o depotenziare la loro funzione. Bisogna investire nei controlli, così come sulla formazione. E dare più potere di denuncia agli stessi lavoratori, metterli in condizione di potersi ribellare allo sfruttamento».
Cosa si aspetta dal governo Meloni su questo fronte?
«Innanzitutto, vorrei vedere la volontà politica di prendere di petto questi problemi. Invece vediamo segnali nella direzione opposta, come la reintroduzione e la massiccia estensione dei voucher. Si punta a incentivare l’acquisto di singole prestazioni e non l’attivazione di nuovi contratti, che è l’unica strada per garantire la qualificazione dei rapporti di lavoro e la sicurezza dei lavoratori».
Un obiettivo per il nuovo Pd. Elly Schlein ha promesso battaglia su salari e sicurezza dei lavoratori, come si svilupperà?
«Saremo in prima linea nelle aule parlamentari, portando avanti le nostre proposte, favorendo un modello di sviluppo che non poggi più sui tagli ai salari, ma su innovazione e qualificazione del lavoro».