Ha ragione, ha ragione da vendere Enrico Letta quando afferma che in Europa il problema non è l’Italia, ma è l’Olanda, ha ragione il premier portoghese Antonio Costa a chiedere se l’Olanda intende o meno restare nella Ue, ha ragione il nostro Primo Ministro Giuseppe Conte a continuare la sua battaglia in Europa, a continuare ad affermare che qui non vince o perde un singolo Paese, vince o perde l’Europa, costruisce o perde il suo futuro, il suo essere una comunità e non una sorta di conferenza permanente tra stati.
Gran parte della stampa italiana attacca il Governo facendolo apparire come il poveretto che con le toppe al sedere va a chiedere l’elemosina a Bruxelles, ma non è affatto così; l’Italia, non unica, certo è in difficoltà, ma il Governo sta portando avanti nel continente la battaglia per l’affermazione delle proposte della Commissione, per le risposte comuni che chiedono oltre al nostro Paese la Francia, il Portogallo, la Spagna e chi si pone al di fuori del contesto europeo non sono certo questi Paesi, ma quelli che al recovery fund fanno un’opposizione del tutto ideologica che è priva di senso, priva del necessario ragionamento di cosa sarebbe di fronte alla crisi imposta dalla pandemia un’Europa in ordine sparso.
Non è un caso che la cancelliera Merkel si ponga in una posizione di appoggio alle proposte della Commissione e disponibile ad essere fautrice di un compromesso che permetta all’Europa di superare, insieme, tutta, questa crisi; la Germania con un’Europa sgretolata non sarebbe più la locomotiva del continente e dovrebbe affrontare una crisi senza precedenti.
L’Olanda pretende fondi per i danni che le derivano dalla Brexit e nello stesso tempo vuole mettere il veto sui fondi destinati in misura equa e a seconda delle diverse necessità ai Paesi più colpiti economicamente dalla diffusione del virus.
L’Olanda pretende di mettere la sua firma sulle riforme che stanno elaborando i Paesi comunitari e intanto si trasforma man mano in paradiso fiscale, facendo in questo concorrenza all’Irlanda, con una sleale politica tributaria nei confronti delle imprese e delle aziende europee.
L’Olanda nella Unione Europea conta il 7%: questo non vuol dire che deve aver un ruolo marginale, ma non può neppure voler dire che possa esercitare un diritto di veto, un veto che oltretutto costituirebbe alla lunga un danno anche per lei.
L’Europa, l’Unione Europea non può che essere una comunità dove le decisioni vengono prese a maggioranza, dove lo sforzo comune deve essere guidato da una visione d’insieme e non legato a particolari e momentanei interessi dei singoli Paesi, pena il suo inevitabile disgregarsi, il suo soccombere a un ruolo marginale nel mondo, il suo cedere ad altri continenti la sua sovranità.
Nessuno di buon senso, può augurarsi un’uscita dell’Olanda dalla Ue, ma allo stesso tempo nessuno può permettere ad un singolo Paese di bloccare il percorso che a fatica si sta cercando di imboccare per salvare milioni di posti di lavoro, per dare un domani alle giovani europee e ai giovani europei.
L’Europa ha bisogno di tutti e tutti hanno bisogno dell’Europa e il suo futuro passa attraverso il superamento di queste strettoie, attraverso la consapevolezza che il cammino del formarsi come comunità vera, solidale e capace di elaborare una strategia comune è l’unica strada.
Non sarà l’Olanda a portare il continente in un vicolo cieco, dovrà essere il continente a tirare fuori dal vicolo l’Olanda