Perché Recalcati “non può” candidarsi nel Partito democratico

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Andrea Scanzi dalle colonne de Il Fatto non esclude che Renzi, in crisi da sondaggi, si rivolga a figure conosciute e di mediatico impatto per risollevare la china del percorso rottamatore destinato a un poco onorevole terzo posto: Scanzi pensa che Telemaco possa convocare Recalcati, psicoanalista suo estimatore; il Corriere della Sera, 5 Gennaio, scrive: ”Lombardia, Regionali e politiche: tra i dem collegi uninominali prestigiosi dovrebbero essere riservati allo psicanalista e scrittore Massimo Recalcati e al medico pro-vax Roberto Burioni”. Si tratta con ogni probabilità di quelle fake news delle quali parlava Renzi. Più di un motivo indurrebbe a dubitare di queste anticipazioni. Basta ragionarci su un poco.

Da un lato, quello “tecnico”, più volte ho stigmatizzato il modo col quale Recalcati, da tempo schierato al fianco di Renzi in quella che fu l’opera di rottamazione, ha piegato la diagnostica analitica alle mire renziane di egemonia patologizzando il dissenso. Diverse sono state le reazioni a questo articolo, più o meno centrate, più o meno viziate da afflati di tifoseria, elemento immancabile nell’Italia di oggi. La grande impostura che diversi interlocutori con i quali ho avuto modo di confrontarmi hanno cavalcato, in rete e non, è relativa alla finta battaglia per la libertà di idee e di espressione. Vulgo: moltissimi, alcuni dei quali a parole pubbliche alfieri della libera espressione e crociati della libertà individuale di stampa, ma celanti opache fregole censorie, hanno, interloquendo con me, goffamente cercato di camuffare quella polemica in una battaglia così riassunta: nessuno può impedire a Recalcati di parlare, e di schierarsi politicamente. Lapalissiano… Va da sé che anch’essi avevano ben capito che il nocciolo della questione non riguardava affatto la libertà di espressione, quanto l’opportunità di usare il linguaggio analitico per colpevolizzare l’avversario. Un messaggio ben chiaro, capito tutti, ma proprio tutti. Questi però, fanno massa, e non hanno mostrato alcun intento dialettico, ma solo vis provocatoria e ottusità delle argomentazioni. Questo per quanto riguarda l’uso degli atrezzi della psicoanalisi.

Detto questo, al netto della militanza, delle passioni politiche convergenti o divergenti che siano, credo che sia opportuno fare cenno a un elemento che è stato posto a margine della questione psicoanalisi-politica, e riguarda l’onestà intellettuale, e la conseguente libera scelta di schierarsi con chicchessia. Lo dico da persona politicamente schierata, da tempo. E’ necessario distinguere il piano della passione politica dall’impraticabilità teorica di passare all’atto, schierandosi fisicamente nell’agone politico. Sono molteplici i motivi per i quali è lecito pensare che, andando io contro i detrattori che lo hanno accusato di “opportunismo politico”, non ci sarà mai un impegno diretto di Recalcati in questa tenzone di marzo, con il Pd Renziano. I motivi sono diversi, e sono tutti facilmente deducibili dai contenuti ideali degli scritti del suddetto, in stridente contrasto con la prassi dell’agire del Pd di questi ultimi scorci legislativi. Vediamoli.

1. La legge elettorale.
Sappiamo tutti come è nato, e quali siano i limiti oggettivi del Rosatellum. Le polemiche che ne hanno accompagnato il frettoloso parto sono scaturite dal fatto che è stato “licenziato” in un completo disprezzo della pluralità del parlamento, soffocando sotto i colpi di una maldestra fiducia parlamentare le voci dissenzienti. In pratica, una legge che dovrebbe garantire la somma delle anime rappresentate nell’aula è stata di fatto piegata al volere di alcuni partiti, che l’hanno disegnata in base a geometrie di sondaggio. Difficile immaginare un’aberrazione rappresentativa più grande di questa. Però è politica, bellezza, e così funziona. Cosa stona? Stona ll fatto che chi fa l’analista di mestiere difficilmente può tollerare che le voci non uniformi vengano ignorate. Fa parte dell’anima di un analista l’apertura alle manifestazioni dissenzienti, siano esse sotto forma di parola soffocata o di sintomo. E’ la regola aurea delle libere associazioni di cui Freud ha parlato: “Dica qualunque cosa le viene in mente”, in assoluta libertà. Questo è il Vangelo di un analista, una figura che fonda la propria professione e il proprio spirito critico sulla necessità di accogliere il diverso, l’enigmatico. Il dissonante, il perturbante. E per come il suddetto Recalcati professa ovunque, in modo ammirevole, la sua fede inattaccabile nella tecnica e clinica psicoanalitica, nella libera associazione, è ben difficile immaginarlo parte integrante di una parte politica che, agendo in tal modo, ha azzerato le voci non conformi. Può un alfiere della libera parola accettare l’ingaggio in un gruppo che la nega a colpi di fiducia? L’analisi è apertura all’imprevedibile, è lotta alla normalizzazione. E’ accettare la parola di chi entra prete ed esce peccatore, di chi quelle parole non le vuole dire, e cerca vanamente di tenerle in silenzio, per esser poi riprese dall’analista e, dunque, ascoltate come parti piu vere del discorso.

2. Il padre putativo.
Non è un segreto per nessuno, davvero per nessuno, che dietro questo accordo elettorale c’è Berlusconi. Dal patto del Nazareno in poi, gran parte delle gesta del renzismo, con reciproco riconoscimento e scambio di cortesie, saranno sublimate in una campagna elettorale che manca di un qualsiasi scontro tra i due, che dovrebbero invece essere acerrimi avversari. E’ stato infatti Renzi a “resuscitare” politicamente un Berlusconi ormai messo all’angolo dalla storia, dandogli dignità di partner politico, prima che avversario. E’ stato proprio Renzi a sostenere che “più il Pd prenderà voti, più si allontana il progetto delle larghe intese”, validando dunque l’idea di un disegno calcolato, realistico, possibile, e da entrambi accettato in silenzio. Ma Recalcati è stato un fiero e costante avversario del berlusconismo. I suoi epici ritratti dalle colonne de Il Manifesto ne hanno tratteggiato gli aspetti più nefasti, indicando più volte l’uscita dal berlusconismo come strada maestra per una ripresa dell’Italia addormentata nella grande palude . Indimenticabile un suo articolo, L’osceno del Villaggio, nonché la sua intervista nella quale stigmatizzava Berlusconi: “La vera perversione dell’uomo Berlusconi sotto il profilo sessuale non è il lettone di Putin, ma il mausoleo che Berlusconi ha preparato per accogliere le sue spoglie. Un viagra di marmo che servirà a dare un senso di eternità al suo corpo. Un corpo bionico che Berlusconi ha cercato di preservare dal tempo’”. E’ pensabile che egli accetti un impegno politico in un partito che tende la mano a colui verso il quale ha speso anni di lucidi e appassionanti editoriali? Quell’uomo che, solo ieri, alla tv diceva di non avere preclusioni ad un alleanza col Pd, qualora ci sia sintonia di programmi (si pensi a come i due marcino assonanti nel non volere il ripristino  dell’articolo 18)? Non scherziamo…

3. Le mummie.
Esiste un terzo impedimento, forse il più ingombrante,  se possibile, che rende impensabile, in nome della coerenza, un reclutamento politico. Poco tempo fa, Matteo Renzi ha dato mandato a Piero Fassino di sondare la disponibilità di Articolo Uno a diventare eventuale partner alla sinistra del Pd, in caso di necessità di voti. Necessità che si è fatta sempre più vitale, visto il sensibile calo di gradimento del Pd. La risposta fu picche. Così facendo Renzi ammise di aver forse sbagliato nel non aver frenato i suoi, quando aizzati dalle sue parole lanciarono dalla Leopolda il grido “fuori, fuori!” contro Bersani e i suoi, divenuti da allora causa di ogni male del Pd. Non dimentichiamo mai che verso costoro la punta di diamante della accuse più veementi fu proprio Recalcati che, con la sua fatwa analitica, li apostrofò come “mummie”, intrise di un “godimento masochista”, in una memorabile e muscolare prolusione davanti alle tv. Da lì prese vita la vulgata degli scissionisti accusati di “massimalismo” che arrecavano solo male, colpevoli della palude. Nei numeri Renzi non avrà la maggioranza del parlamento, forse arriverà addirittura terzo: dunque la scelta inevitabile sarà quella di stringere la mano di Berlusconi, o quella degli odiati scissionisti. Avendo Recalcati motivato ideologicamente, passionalmente, la sua avversione nei confronti dell’uno e dell’altro, la coerenza dei fatti e delle idee rende impensabile che accetti un ingaggio in quel partito che ora tende la mano a coloro i quali lui si è incaricato di stigmatizzare.

4. Lo ius soli.
Recalcati ha firmato, non molto tempo fa, un commovente articolo dedicato al tema dello ius soli, su Repubblica. Il Pd, il Pd reziano, ha deliberatamente scelto di sabotare questa proposta di sinistra, facendo mancare il numero legale in aula, affossandolo in nome di un becero calcolo elettorale. Insomma quel partito che fa delle battaglie di sinistra la propria strada, con un occhio ai sondaggi, abdica all’ideale barattandolo per il prosaico risultato elettorale, da incassare dopo marzo, avendo strizzato l’occhio alle destre che questo diritto non lo vogliono. Ma esse sono destra e, sondaggio o no, la loro ideologia li porta a essere coerenti. Ma il partito di Renzi ha tradito e affossato il sogno che Recalcati ha descritto nel suo articolo.

Tutti questi elementi questi frammenti di vita e di pensiero, basterebbero a chiudere una volta per tutte le bocche a coloro i quali hanno accusato Recalcati, sbagliandosi, di agire per interesse personale. Come si è incaricato di ricordarci Rocco Ronchi in un un memorabile articolo apparso su Doppiozero, quello che anima Recalcati non è un “interesse personale”, ma un desiderio per il “dare”. Lontano, lontanissimo da tornaconti personali di alcun tipo. L’impraticabilità di una scelta in campo è legata proprio, come dice Ronchi, a: “La responsabilità vissuta come obbligo etico e conseguenza inevitabile della professione intellettuale”.’Cose che anche io lessi sul profilo facebook di Recalcati, prima che mi bannasse.

E’ dunque necessario distinguere l’amicizia, l’afflato amicale, dallo schierarsi fisicamente e assumere dei ruoli politici. Un conto è il legame per Renzi, l’idem sentire, la vicinanza, l’assonanza. Che sono espressioni libere e desideranti, proprie di ciascun uomo. Altra cosa è l’ingresso con incarichi in un partito che si è mosso in una direzione completamente antitetica alle idee di libertà, salvaguardia della minoranza, tutela della libera parola di cui Recalcati è alfiere. Quindi, signori,attenti alle fake news tendeziose… O no?

Maurizio Montanari

Psicoanalista. Responsabile del centro di psicoanalisi applicata LiberaParola di Modena (www.liberaparola.eu). Membro Eurofederazione di psicoanalisi