In piazza #perlademocrazia, anche contro il silenzio degli intellettuali

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Mi scrive un amico d’Oltralpe: ‘Ma cosa sta succedendo nel vostro parlamento?’, proprio mentre sullo schermo scorrono le immagini di Verdini che trionfalmente fa il suo ingresso nella maggioranza. Lo confesso: mi sono sentito come Nanni Moretti quando, incalzato dal giornalista nel film ‘Aprile’, non riesce a motivare cosa stia accadendo in Italia, scoppiando a ridere per non piangere. L’assuefazione alla violazione quotidiana dei requisiti minimi del dibattito parlamentare, l’uso della fiducia come clava pestata sulle camere come fossero un mortaio per sbriciolare il dissenso, i canguri e le uscite cronometrate dall’aula, hanno, in quest’ultimo periodo, sostituito le vitali sfide dialettiche tra fazioni contrapposte che sono proprie di un’aula parlamentare. Sono, come ormai tanti italiani, stancamente assuefatto alla scomparsa della Politica, scalzata da accordi fatti di sottecchi, inciuci sottobanco con le destre.

La legge elettorale che esce dal Senato in queste ore non è, come dovrebbe essere, un condensato di democrazia rappresentativa, una sintesi di visioni diverse, un fiume con più affluenti. E’ un orrendo tentativo di sostituire gli eletti con nominati scelti dall’alto, e dunque del tutto sganciati dal pericolo di un redde rationem col loro elettorato, in caso di mala gestione della cosa pubblica. E’ un abito cucito ad arte per lasciare nude e fuori dal parlamento le attuali opposizioni.

Chi deve prendere posizione contro una deriva legislativa tesa a zittire gli avversari e paralizzare il paese nel dopo voto, mentre il treno delle mirabolanti promesse riparte per l’Italia con l’ex rottamatore, ora restauratore della pax democristiana, alla cabina di guida?

Forse ha ragione il mio collega. Bisogna parlare. Bisogna denunciare!

Sì, ma attenzione a non favorire i populismi! Non sono forse questi il vero pericolo imminente? Eh sì! E’ questo che ci dicono dal treno. Cos’altro sono quei tizi che davanti a Montecitorio stanno parlando ai passanti col megafono perché la fiducia delle Camere ha esiliato le loro voci dissenzienti? Populisti, ovvio. E quelli che aspettano Renzi alle stazioni per gridargli che questa legge è un’aberrazione? Populisti, ca van sans dire. Molto pericolosi. Dunque, no ai riferimenti di ‘pancia’, no alla propaganda violenta. Bisogna parlare di ciò che sta avvenendo, ma in modo pacato e competente. Attenti a non solleticare gli istinti peggiori delle piazze. Le parole, diceva Moretti, sono importanti.

Dove sono dunque le voci degli intellettuali? Coloro i quali, pacatamente, possono spezzare una lancia a favore della eguale rappresentatività di tutte le forze dell’arco parlamentare che rischiano la sordina? Quelli che, liberi da condizionamenti e indottrinamenti, dovrebbero costruire un discorso controcorrente? Beh, ho detto al mio amico. Non sono certo io quello che può dire qualcosa in merito. Sono e resto un analista di periferia. Mi sono però ricordato di quella scuola che ha radunato gli ‘intellettuali democratici’. Sì, quella che avrebbe dovuto prendere il  posto, nell’immaginario collettivo, delle Fratocchie. Quella intitolata a Pier Paolo Pasolini. Ve la ricordate? Quella che doveva creare argine al populismo dilagante. Scorro i nomi dei relatori alle prime assise della scuola, il pensiero dei quali ho più volte ascoltato e apprezzato. Sono certo che, come ‘intellettuali di riconosciuta qualità (…) che si sono distinti per avere pensato originalmente l’oggetto del loro insegnamento’  tuoneranno contro una legge forgiata con il chiaro intento di togliere il seggio alle forze politiche che si oppongono al Governo attuale.

Non sono mai andato al Festival della Filosofia, ma per ascoltare le limpide argomentazioni di padre Bianchi, ex priore di Bose, è sufficiente aprire uno dei suoi mirabili testi per comprendere quanto il tema dell’accoglienza della diversità, l’altro nella sua irriducibilità, sia uno dei punti nodali del suo pensiero, con tanta forza e lodevole impegno portato avanti, in tempi così difficili, permeati di perbenismo e individualismo. Lui sì che si scaglierà contro una legge che promette la mordacchia alle opposizioni! Almeno, credo. O forse lo farà Ivan Scalfarotto, anch’esso relatore in quella scuola, impegnato da sempre per i diritti LGBT? Una vita spesa per dare parola alle minoranze, non mancherà di certo di scagliarsi contro una legge che discrimina, che fa della diversità di pensiero un handicap ai blocchi elettorali. O forse le critiche verranno da Giovanna Melandri, presidente della Human Fondation? O forse..

Passo sconsolato da un canale all’altro, ma non sento nessuna delle loro voci. Leggo i giornali, nessun editoriale. Scarico le interviste rilasciate ai vari festival culturali sparsi in tutta Italia: nemmeno lì un solo accenno al Rosatellum. Quella scuola, tace. Apro la finestra, decido allora  di guardare in faccia questi populisti. Constato dal vivo ciò che il mio amico francese ha visto con maggior frequenza sui suoi quotidiani o reti televisive. Quello che i tg rai invece non sembrano dire sino in fondo. Non hanno le sembianze di beceri agitatori di popolo. Sono politici di diversi schieramenti che protestano, che si imbavagliano, portando fuori dal parlamento quella voce strozzata che non ha trovato diritto di replica nell’aula delle fiducie calate come mannaie. Che sia il Movimento 5 stelle o Mdp il bersaglio di questa legge, è intollerabile che una forza politica, sia essa a me a me vicina o sideralmente lontana, diventi oggetto di una legge finalizzata a estrometterla dall’agorà politica.

Per questo domenica prendo mia figlia e con lei andrò a distribuire i volantini nei quali si spiega cosa realmente è il Rosatellum, e a cosa serve. Andremo in piazza, rischiando di esser tacciati di populismo. Proprio come feci qualche mese fa, quando mi ritrovai attorno a un banchetto di legno ikea, dietro al Municipio assieme ad alcuni ‘cattivi partigiani’ coi quali cercavamo di spiegare le regioni del no al referendum. Eravamo in buona compagnia allora, lo saremo anche domenica mattina.

Maurizio Montanari

Psicoanalista. Responsabile del centro di psicoanalisi applicata LiberaParola di Modena (www.liberaparola.eu). Membro Eurofederazione di psicoanalisi