Servizio civile obbligatorio? No grazie. Lasciamo che i giovani scelgano liberamente il loro futuro

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Non si placano da giorni le polemiche relative alle dichiarazioni della ministra della Difesa, Roberta Pinotti, la quale, di fatto, domenica, nel corso delle celebrazioni del corpo degli alpini, ha auspicato l’introduzione del servizio civile obbligatorio. Ora, posto che non sono del tutto assurde le critiche di quanti ritengono che alle nuove generazioni manchi, complessivamente, il senso civico necessario per affrontare la vita ed essere dei buoni cittadini nel contesto di una comunità solidale, ritengo francamente fuori luogo questa proposta, oggettivamente retrograda e di difficile attuazione.
Cara ministra, se permette, sarebbe molto più sensato responsabilizzare i ragazzi attraverso un sano processo di alternanza scuola-lavoro, offrendo loro valide opportunità di impiego e incentivando, tramite investimenti adeguati, ogni forma di iniziativa, pubblica e privata, che vada nella direzione di offrire una cittadinanza compiuta a persone che soffrono ai margini della società a causa delle innumerevoli carenze del sistema nel suo complesso. Senza contare che se Genova è stata ripulita dal fango e restituita alla sua antica bellezza, il merito è stato soprattutto delle migliaia di giovani che si sono rimboccati le maniche, trasformandosi negli angeli del fango del Ventunesimo secolo, non meno tenaci ed encomiabili dei loro padri e nonni che salvarono Firenze nel ’66.
Inoltre, se c’è un settore in cui la mia generazione si distingue per generosità e passione, quello è il volontariato, notevolmente cresciuto di importanza anche per via della crisi dei partiti e dei corpi intermedi in generale, al punto che molti ragazzi hanno trovato nell’impegno sociale e civile quel senso di utilità pubblica che un tempo trovavano nelle sezioni di partito o all’interno delle organizzazioni sindacali.
E allora, senza voler essere sempre mal pensanti, mi consenta di sospettare che tutto questo attivismo, suo e del governo, verso l’introduzione di un simile percorso sia dettata più dall’impossibilità di giustificare, agli occhi dell’opinione pubblica e dell’Europa, l’esorbitante tasso di disoccupazione giovanile che caratterizza il nostro Paese che da un effettivo intento costruttivo.
Quanto all’idea, rilanciata da qualche eroe dei nostri tempi, di reintrodurre addirittura la leva obbligatoria, converrà con me che la sua abolizione, peraltro ad opera dell’allora ministro della Difesa, Sergio Mattarella, abbia rappresentato un notevole passo avanti per la cultura politica della sinistra; pertanto, guai a tornare indietro.
Infine, mi consenta di farle presente che da sostenitore di un socialismo liberale di matrice gobettiana, ritengo che il compito dello Stato debba essere quello di redistribuire la ricchezza al fine di ridurre al minimo le disuguaglianze, di non lasciare indietro nessuno e di consentire a tutti di partire alla pari, senza discriminazioni né ingiustizie. Come disporre della propria vita, dei propri soldi e del futuro proprio e dei propri figli spetta, invece, a ciascun cittadino stabilirlo nella massima autonomia, fatto salvo il rispetto e l’attenzione per i beni comuni e per la crescita della collettività nel suo insieme.

Roberto Bertoni

Nato a Roma il 24 marzo 1990. Giornalista free lance, scrittore e poeta. Militante del Pd fin dalla fondazione, lo ha abbandonato nel 2014 in dissenso con la riforma costituzionale e con l'impianto complessivo del renzismo. Non se ne è mai pentito.