Domani si vota per eleggere il senatore del collegio 7 della Regione Campania, seggio resosi vacante per il decesso del professor Franco Ortolani. Per la sua ampiezza il collegio coinvolge ben 13 quartieri, ovvero mezza città di Napoli.
Sono elezioni suppletive, quindi si vota solo a Napoli, e per questo motivo l’interesse generale è molto basso. Ciò detto, non possiamo però dire che non ci sia una partita politica in gioco; anzi. Il centrosinistra ha schierato per conquistare il seggio Sandro Ruotolo, giornalista apprezzato per lo storico lavoro di ricerca della verità su malaffare e camorra, ma anche su inchieste di rilievo sociale quali la crisi del sistema industriale e la conseguente perdita di lavoro e della dignità delle Persone.
Tante volte abbiamo detto che una fabbrica che chiude a Napoli o nel sud, non genera lo stesso dramma di quando ciò accade al Nord. Lungi da me alimentare un sentimento di contrapposizione, ma le condizioni oggettive sono diverse e non vi è alcun dubbio che quando si chiude al sud e a Napoli, in particolare, oltre il rischio di aumentare i livelli di disoccupazione e nuova migrazione, si alimentano le opportunità per sistema “industriale” del malaffare; ovvero quello della camorra, sempre attento a nuove affiliazioni; Ruotolo ha messo in evidenza, con le sue inchieste questo drammatico aspetto.
Perciò la sinistra con la candidatura di Ruotolo ha voluto anche simbolicamente rappresentare questa realtà.
Non è un caso che Ruotolo, prima di accettare la candidatura a senatore della Repubblica, abbia voluto incontrare le lavoratrici e i lavoratori della Wirlpool, con lo scopo di ottenere un mandato oltre che simbolico anche politico per portare in Parlamento, al Senato, il dramma di quella irresponsabile chiusura della fabbrica, ma anche il disastro della desertificazione industriale e più in generale della mancanza di lavoro che nella terra del sud ed in particolare nell’area metropolitana di Napoli trova la più alta percentuale d’Italia ma anche dell’Europa comunitaria.
Le misure sociali messe in campo, il reddito di cittadinanza in particolare, hanno sicuramente il valore di una “boccata d’ossigeno”, utile al contenimento della disperazione delle famiglie, ma non può, per sua natura economica, generare crescita né incidere positivamente sulla dignità della persona. Bisogna invertire il paradigma; aumentare la spesa per gli investimenti senza contrabbandare assistenza per lavoro.
Recentemente il ministro per il Mezzogiorno e la coesione sociale Giuseppe Provenzano ha rilanciato la questione degli investimenti al sud che in termini di ripartizione degli investimenti totali per il paese, rappresentano solo il 22% anziché il 34% come già previsto nella precedente clausola Ciampi.
Questa differenza di mancati investimenti è una enormità di risorse che penalizza il sud e in particolare la Campania. C’è un maledetto bisogno di riequilibrio, proprio attraverso gli investimenti pubblici per far ripartire l’economia consentendo alla parte più fragile del paese di risalire la china, dopo la drammatica crisi del 2009, come hanno già hanno fatto le regioni del nord e gli altri paese europei. Se non c’è un territorio, sano, connesso e infrastrutturato non ci saranno mai investitori disposti ad investire, e in alcuni casi addirittura scappano.
L’elezione di Sandro Ruotolo al Senato, può rappresentare per le predette ragioni un opportunità per portare all’attenzione del paese le contraddizioni storiche mai rimosse.
Non solo, Ruotolo in questo momento rappresenta anche un argine alla disgregazione della sinistra e dei movimenti civici.
C’è un maledetto bisogno di unire, lo dimostrano le posizioni di parte di questi giorni. Occorre recuperare anni di incomprensioni e di divisioni tra le forze del centrosinistra. Spesso si è parlato la stessa lingua usando però dialetti differenti. Non basta unire solo in nome di alti principii, che pure servono, come l’Antifascismo e l’Antirazzismo, occorre anche una mobilitazione delle idee per rilanciare il Sud, non più come area geografica ancillare alla locomotiva del nord. Per fare questo c’è bisogno innanzitutto di sospendere definitivamente ogni ragionamento sul regionalismo differenziato, rinviando ogni discussione all’indomani di un raggiunto equilibrio delle differenze territoriali.
La scelta su Sandro Ruotolo, senza caricarlo di troppe responsabilità, ma per la natura singolare di un’elezione suppletiva, può accogliere in sé le motivazioni che hanno indotto i partiti e le organizzazioni civiche a far quadrato su di lui. E’ una modalità da estendere. Sarebbe qui banale asserire che si vince solo se si è uniti, ma forse mai come in questo caso, vincere significa anche evitare di perdere. Non vuole essere un gioco di parole. Perdere non solo la competizione del 23 di febbraio ma anche tutto ciò che verrà dopo, a partire dalle prossime elezioni regionali. Dalla modalità e dal lavoro che ha portato alla individuazione di un candidato condiviso e vincente, traggo la lezione che vale sempre la pena mettere in campo ogni sforzo possibile per lavorare a soluzioni unitarie, per il bene del Paese, della politica e della sinistra.