La situazione politica nel nostro Paese è degenerata. Sembra di vivere in un campagna elettorale continua, perenne. Abbiamo vissuto e tuttora viviamo il trionfo dell’antipolitica, dell’anti cultura e del rifiuto del professionismo. Tutto questo condito da pseudofascismo e odio razziale che rendono la situazione pericolosissima.
Le aggressioni di cui leggiamo sui giornali sono lo specchio di tutto ciò. Anche ciò che è successo ad Avellino, mio capoluogo, con la città tappezzata di manifesti rappresentanti le facce dei consiglieri che avevano votato No a una delibera di consiglio, è un chiaro esempio gravità della crisi democratica in cui si sta avviando il paese. La Lega, i 5Stelle hanno sfruttato il malessere delle classi sociali più colpite dall’entrata nell’euro, dalla globalizzazione incontrollata e dalla crisi economica per arrivare al Governo del Paese. Proponendo o ricette palliative o addirittura ricette che non portano benessere proprio a quelle fasce di popolazione che li hanno appoggiati con il voto del 4 marzo.
Faccio un esempio: Matteo Salvini ogni giorno aizza il popolo contro i migranti, mettendo gli ultimi contro i penultimi, facendo passare messaggi che sono razzisti, fascisti e bugiardi. In questo modo ha fatto crescere a dismisura il suo consenso. Ma se andiamo a vedere il programma economico della Lega, questo è totalmente capitalista, la Flat tax è un provvedimento che favorisce chi è già ricco e non cambia assolutamente le carte in tavola a chi già sta male.
Rivolgo un appello ai compagni, e sono tanti, che hanno votato per i 5Stelle in questi anni e il 4 marzo: vale la pena ancora votare i 5Stelle, dopo aver sopportato la nascita di un governo di questo tipo? Vale la pena ancora seguire il Movimento 5Stelle dopo che non hanno reintrodotto l’articolo 18 al primo momento utile? Vi invito a una riflessione profonda sulle vostre posizioni.
In tutto questo marasma serve il ritorno della Politica, quella con la P maiuscola. Perché Matteo Salvini, Luigi Di Maio sono il risultato del decadimento culturale e organizzativo della politica italiana. Sono il risultato della crisi dei partiti.
Tutto ciò si ripercuote anche sullo stato di salute della sinistra.
Il momento storico che attraversiamo, nel mondo e in Italia, è di piena crisi. I partiti politici di sinistra risultano inconsistenti, poco reattivi di fronte all’evoluzione del nostro paese. Sono stati fatti errori di cui paghiamo oggi le conseguenze gravi: con l’entrata nella moneta unica non siamo riusciti a porre un argine alla speculazione sul raddoppio dei prezzi, che sono lievitati in maniera non speculare ai salari e alle pensioni. Con la globalizzazione incontrollata abbiamo permesso la formazione di nuove classi sociali di lavoratori sottopagati all’estero, e allo stesso tempo siamo stati complici nel mettere sotto ricatto la classe operaia con i vari colpi allo Statuto dei Lavoratori. È pur vero che dopo la caduta dei paesi dell’est c’è stata una ventata di destra conservatrice che era difficile da arrestare. E allora abbiamo ceduto, sbagliando, a questo vento.
Le dirigenze non attirano più il consenso perché peccano di concretezza, peccano di contenuti o peggio, hanno contenuti che nulla hanno a che vedere con i nostri valori fondanti.
Non andando tanto indietro col tempo, abbiamo un esempio lampante. Il Partito democratico, a cui io poco prima delle primarie del 2013 ho aderito convintamente. Il Pd è nato per essere faro della sinistra italiana socialista e progressista, ma è stato portato ai minimi storici per mano del suo stesso e ultimo segretario: Matteo Renzi, che ha spezzato del tutto la corda che univa il popolo della sinistra al Pd. Con l’abolizione dell’Articolo 18, con il jobs act ha cancellato anni di lotte e sacrifici dei compagni, inchinandosi dinanzi al mercato e voltando le spalle a migliaia di operai e a migliaia di compagni che hanno sostenuto il Pd negli anni. Il colpo finale a una crisi che viene dal passato, dagli anni della caduta e degenerazione dei partiti comunisti sovietici.
Oggi noi elettori della sinistra siamo disorientati, confusi e sconcertati. A ogni elezione siamo sempre divisi e votiamo partiti diversi a causa di divergenze a volte, credetemi, anche di poco rilievo. Ma non si può chinare la testa davanti a tutto ciò. Noi non lo faremo. Non dobbiamo permettere che anni di lotte, sangue e risultati vengano spazzati via per mano di chi non ha avuto e non ha tuttora rispetto della nostra storia.
Nel mio paese, Bagnoli Irpino, abbiamo creato una nuova storia. Un’associazione che nasce da un’idea fondante: la sinistra se vuole rimettersi in cammino deve essere unita. Abbiamo dimostrato di essere anni luce avanti rispetto alle nostre varie dirigenze. Il popolo vuole l’unità. Le dirigenze si adeguino.
Basta futili divisioni, basta inutili discussioni tra di noi basate il più delle volte su pregiudizi che su fatti reali. Basta personalismi e soprattutto basta autolesionismo. Un autolesionismo dettato dal non riuscire a vedere oltre il proprio recinto.
Serve, anzi vista la situazione urge, la nascita di un nuovo grande partito della sinistra italiana. Anche perché è mio, nostro parere, che questa è l’unica via percorribile per non scomparire. Se il momento non è chiaro la situazione è francamente questa. Siamo sull’orlo di un burrone: o si svolta a sinistra o si muore.
Nella nostra Associazione ci sono ragazzi che hanno dato il proprio voto a Potere al popolo, chi al Partito democratico, chi a LeU, come me. Abbiamo fatto una cosa molto semplice, ci siamo messi attorno a un tavolo e abbiamo discusso. Da questa discussione è parsa subito chiara una cosa: sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono. I valori fondamentali: l’umanità, la lotta alle diseguaglianze, la tutela del lavoro e dei diritti, l’ambiente e il diritto di migrare risiedono in tutti noi tesserati della Giovane Sinistra. Ed è dai contenuti che bisogna ripartire. Bisogna trovare parole nuovo senza mai però tradire i pilastri fondanti la nostra religione: la sinistra.
Nel nostro statuto abbiamo lasciato una porticina aperta con lo sguardo sul panorama politico nazionale: siamo e saremo un’associazione politica e non una sezione di-, fino a quando in Italia non esisterà un partito della sinistra che ci rappresenti in toto.
Viviamo col sogno che un giorno potremmo avere di nuovo un partito che racchiuda, sotto lo stesso tetto, tutte le anime della sinistra. Noi, intanto, abbiamo scoperto e riscoperto il piacere e l’onore di chiamarci COMPAGNI.