Paul Magnette è il carismatico leader del Partito Socialista belga. Professore di Scienze politiche e Teoria Politica con cattedre in varie università europee, già ministro, presidente di Regione e ora sindaco di Charleroi, presiede un partito nato nel 1885, che al primo articolo del suo Statuto recita così: “La finalità del PS è l’organizzazione sul terreno della lotta di classe, di tutte le forze socialiste (…) senza distinzione di razza, sesso, lingua, nazionalità, credenze religiose o filosofiche, al fine di conquistare il potere per realizzare l’emancipazione integrale dei lavoratori e delle lavoratrici”.
Senza ombra di dubbio, il PS è fra i partiti socialisti europei che ancora detengono risolutamente un primato fra i votanti delle classi popolari, e ha pure il record fra i giovani che votano per la prima volta. Membro del PSE da sempre, il PS ne rappresenta quella parte che, accusata all’epoca e ripetutamente di conservatorismo (che ironia!) non si è mai piegata alle sirene della terza via.
Si tratta di un partito che a intervalli regolari avvia fasi serie e profonde di riflessione coinvolgendo i militanti, i sindacati e la società civile in un «aggiornamento» (sempre scritto in italiano, corsivo e virgolettato) dell’interpretazione della sua identità e dei suoi valori. I quali restano pero quelli dell’Articolo Uno (passatemi questa facile battuta) di cui sopra.
Ah, ho dimenticato di dire che il PS è il primo partito in Belgio.
Autore di molti testi accademici e militanti, versatile (ha scritto anche sulla poesia di Pasolini), Magnette ha appena pubblicato “La Vie Large – Manifeste écosocialiste”. Ci si augura che qualcuno pensi a pubblicarlo anche in Italia. Perché si tratta di un libro indispensabile, soprattutto nella fase attuale.
Magnette si chiede come sia possibile che la crisi climatica, salvo rare eccezioni, non sia fatta propria dalle classi popolari, che sono peraltro infinitamente meno responsabili della stessa, e al tempo stesso ne sono le prime vittime. Ci si domanda spesso come attivare i cittadini e la società civile a favore di un deciso cambio di modello di sviluppo, e occorre constatare che troppo spesso la massa critica che milita per il sostegno a misure sociali e di welfare non è la stessa che si muove a favore di un deciso cambio ecologico. La persone a basso reddito, che vivono nelle periferie urbane e rurali, sono per la lotta sociale, mentre le popolazioni urbane (in italiano ZTL), più giovani, a volte più femminili, sostengono decisamente il “Friday for Future”.
Ma la questione è mal posta. L’ecologia politica stessa l’ha posta raramente. Come direbbe Eloi Laurent, la crisi climatica è prima di tutto una crisi sociale. Fa parte della crisi del capitalismo attuale, predatore di risorse naturali cosi come sfruttatore del lavoro e delle diseguaglianze crescenti.
Di fronte alle difficoltà sempre più oggettive di negare il cambio climatico (Bolsonaro è stato sconfitto, Trump se la passa maluccio, insomma esimi esponenti del governo italiano perdono pezzi a livello internazionale), si sta facendo strada la cosiddetta “crescita verde”, connubio di neoliberalismo e multinazionali che cercano di illuderci: il paradigma può restare lo stesso, basterà solo renderlo più accettabile. Una specie di “sfruttamento” verde, insomma, nel quale come sempre chi ha di più (l’1%) continuerà ad arricchirsi esponenzialmente, a scapito degli altri.
Che fare? Al di là dell’analisi, per la quale abbiamo negli anni collezionato dati e rapporti autorevoli e inconfutabili, dobbiamo interrogarci sulla nostra strategia. Magnette cita Pasolini, nel ricordarci che le difficoltà non sono tecniche, bensì politiche. Come decostruire il potere? Quali sono le forze sociali portatrici del cambiamento, e a che condizioni si potrà davvero costruire un nuovo blocco maggioritario? L’autore è convinto che il Socialismo possa dare le risposte a questo interrogativo. In fondo, si tratta di un movimento che ha da sempre integrato nelle sue riflessioni, nella sua identità e nei suoi valori la misura delle proprie possibilità. Come creare un’articolazione fra tutte le battaglie che appaiono opporsi al capitalismo in ordine sparso, per apportare una nuova, vera risposta collettiva, verso la transizione giusta portatrice un nuovo “wellbeing”?
Lo si fa non negando, ma al contrario sublimando e integrando il conflitto sociale a tutto azimut. Occorre valorizzare le tensioni politiche, individuarne il comune avversario e articolare le lotte sociali concrete, territoriali all’interno di un orizzonte di «pensieri lunghi» che sappiano generare vitalità, passione, appartenenza. Perché il peggior nemico dell’ecologia politica è l’ascetismo. Non a caso, la critica giustissima al consumismo ha creato nel tempo quello che è stato l’alibi più interessante al capitalismo: non avete nulla da temere da noi.
Al contrario, la sfida della Sinistra è dimostrare che il nuovo modello di sviluppo socialmente ed ecologicamente giusto migliorerà la vita della stragrande maggioranza della popolazione. Un nuovo paradigma nel quale la società non sarà più subordinata al mercato, nel quale l’insicurezza sociale diminuirà esponenzialmente, ciascuno potrà gioire di servizi pubblici universali e di qualità, e l’accesso alla natura, al cibo sano, non saranno più privilegi che solo in pochi potranno pagare.
Per questo il libro di Paul è un omaggio a Jean Jaures il quale diceva che dobbiamo batterci per una “vita ampia”.
Le lotte sociali, ecologiche, antirazziste, femministe debbono essere messe in grado di convergere verso una critica senza quartiere al modello di produzione, accumulazione, consumo, crescita insostenibile del capitalismo attuale. Una nota molto recente: Magnette ha preso la parola al Congresso PSE di Berlino per denunciare il disastro della liberalizzazione del mercato energetico europeo della fine del secolo scorso, chiedendone urgentemente una nuova regolamentazione. Applauso dei militanti… una bella rivincita per “noi conservatori”.
In un excursus accademico molto completo, e al tempo stesso risolutamente militante, Magnette per finire cita Gramsci: se è vero che il socialismo impiega anni a svilupparsi, tale e tanta è la rivoluzione sul funzionamento degli umani e della società che propone, forse dopo decenni di posizionamento difensivo, il grande sconvolgimento climatico che stiamo vivendo potrebbe essere l’occasione di passare all’offensiva.
In poche parole, ci vuole la Politica. Di Sinistra. Ecosocialista senza trattino.
Ho trovato il libro risolutamente necessario. E mi pare davvero che sarebbe utilissimo farlo entrare nel dibattito di idee della Costituente per un nuovo soggetto politico in Italia.
Nel 2007 il Partito democratico si è fondato senza scegliere. E senza tenere conto degli evidenti segnali che ormai traboccavano ovunque: la crisi del capitalismo finanziario in primis (la bolla dei subprimes era già in atto, la “parabola” Enron era già accaduta per chi avesse occhi per vedere, con il corollario della Enron nostrana, la Parmalat). E poi la pensata geniale della Destra “democratica e liberista” che già all’epoca abbandonava Schuman e De Gasperi in tutta Europa, per mutuare alla Destra estrema linguaggi e strategie (la guerra fra poveri e l’individuazione di capri espiatori per evitare la convergenza delle masse contro un comune nemico – Sarkozy “la Francia o l’ami o te ne vai” rivolto ai ragazzi, di nazionalità francese, delle periferie abbandonate, per dire…), fino alla “grande sostituzione” quella vera, perché a forza di copiare si rafforza l’originale. Era già tutto scritto.
A questo giro, ci vogliono decisamente valori e identità, ma anche una visione.
L’ecosocialismo cosi come descritto da Magnette (l’analisi certo, ma soprattutto sono la parte strategica, la scelta di campo, il metodo che mi paiono imprescindibili nel suo libro) è il vero nuovo paradigma nel quale investire risolutamente.
In Italia in primis, e poi di riflesso nel PSE. Che è la nostra casa comune. E che di fronte a un bivio ormai fin troppo chiaro in Europa, deve scegliere una Socialdemocrazia coraggiosa ed “aggiornata” , militante e vitale, ecosocialista appunto, per dare a quelli che vogliamo rappresentare, e che sono tantissimi, la prospettiva di una “Vie Large”.