Inefficienze, scelte miopi e sbagliate di un management non sempre all’altezza sono state oggi “enfatizzate” dal Covid-19. Le questioni rinviate ed inevase erano preesistenti! Bene hanno fatto Fim/Fiom/Uilm/Fismic a sottolineare oggi che è irresponsabile e ingiusto pensare che gli effetti ricadano sul solito anello debole della catena: lavoratori e lavoratrici. Siamo parlando, in particolare, degli stabilimenti campani di Pomigliano d’Arco e Nola, dove risiede gran parte della divisione Aerostrutture di Leonardo. Condivido, purtroppo, le preoccupazioni dei compagni dell’Associazione Aeropolis dell’amico Ferrara, come sempre attento agli sviluppi analisi e dati dell’area produttiva.
Il punto di domanda è se questo nostro Paese voglia puntare ancora sull’aeronautica civile. Questa domanda, da un punto di vista istituzionale, dovrebbe porsela anche Vincenzo De Luca che, a torto o a ragione, si candida a dare continuità al suo mandato per governare la regione Campania. Lo inviterei a discutere non tanto di “carrozzoni clientelari”, quali: Cira, Distretto ed altro, con tante poltroncine ma con scarso valore aggiunto. Anzi andrebbero completamente ripensati, benché le esigenze di consenso bussano oramai alle porte! Anche Peppe Provenzano, ministro per il Mezzogiorno e la coesione sociale, anche per i suoi trascorsi allo Svimez, dovrebbe provare a battere un colpo.
Qui abbiamo un problema industriale di fondo; o meglio di scelta strategica non più rinviabile. Se vogliamo un segmento aeronautico in campo civile nell’aera metropolitana di Napoli, non abbiamo bisogno di passerelle, di improbabili campus o del solito “benevolo” utilizzo di fondi comunitari e/o regionali.
Per recuperare ritardi e poter ritornare solidi sul mercato, con produttività e competitività, occorre un grosso investimento pubblico mirato, in grado di risultare attrattivo per quello privato. Quei privati che chiedono sostegno e prestiti agevolati ma che poi non fanno proprio il rischio d’impresa, nella cornice chiara dell’articolo 41 della Costituzione.
Ma veniamo al cuore della questione: l’investimento, più volte prospettato ma sempre mancato, nella famiglia dei velivoli ATR.
E oggi il nodo pare venga al pettine.
Il costruttore aeronautico di Tolosa (Leonardo/Airbus 50vs50) annuncia il taglio di 186 posti di lavoro. Rabbia e delusione tra lavoratori e sindacati, che respingono ipotesi di licenziamenti forzati. Il taglio occupazionale è dovuto al calo della produzione di circa –47% rispetto al 2020 e al 2021 quale conseguenze della crisi economica dovuta alla pandemia. Le imprese, i governi di tutto il mondo sono alla ricerca di soluzioni a questa crisi. Anche i due “major player” mondiali, Airbus e Boeing, sono in grosse difficoltà. Ma la loro massa critica e i volumi consente loro di reggere bene nel tempo prossimo. L’aviazione regionale, quella dove ATR è ancora leader, ha ancora un ruolo chiave da svolgere. Ma il crollo del costo del barile (anche meno di 30 dollari) vanifica molti dei vantaggi dei turboelica.
Il traffico commerciale, spinto dalla stagione, è in lenta ripresa, le aerolinee ripartono anche se molte sono più interessate ai sussidi dei governi che a riprendere a volare. Il calo degli ordini e consegne di questo anno di crisi per ATR, si somma alle difficoltà precedenti; da alcuni anni il costruttore con i nuovi ordini copre con difficoltà le consegne che nel 2019 erano calate a 68 velivoli, dopo che erano scese a 76 macchine del 2018.
Il trend lascia temere che ulteriori tagli degli ordini di fusoliera arriveranno nel secondo semestre per la Divisione Aerostrutture Leonardo. Ovvero per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove viene assemblata e in parte allestita la fusoliera per essere inviata a Tolosa. In Francia, dove viene completata e con l’installazione anche delle ali; prima di andare al “Delivery Center” per la consegna al cliente. I clienti oggi diminuiscono ma domani avranno anche esigenze e richieste diverse. Ed il mercato, si sa, non è certo indulgente. Alle chiacchiere devono seguire fatti; è il momento delle scelte, se vogliamo uscire dalla crisi esogena e simmetrica con un andamento industriale a V!