Ho trovato l’analisi di Vincenzo Visco “Contributo per una nuova sinistra” molto condivisibile (se non in tutto, quasi), oltre che onesta e utile. Credo che il punto più importante sia l’afflato europeo e la netta presa di distanza dal sovranismo. Da sinistra però, come giustamente propone Visco. Bisogna andare avanti nell’integrazione europea, non indietro: questo è l’interesse prioritario delle forze che vogliono rappresentare il mondo del lavoro, il quale solo può essere difeso dal capitale globale se trova anch’esso forza e unità sovranazionali. Viceversa, un’Italia ripiegata sul sovranismo non avrebbe alcuna speranza di influire sul corso della globalizzazione: continuerebbe a subirne le conseguenze, avvitandosi in un modello di sviluppo fatto di inflazione e svalutazione che non tutela se non nominalmente i salari (e il benessere) dei lavoratori, mentre non inverte la rotta del declino – vi si addentra anzi sempre di più.
Per cambiare, per governare la globalizzazione e fare così gli interessi dei lavoratori (italiani e non solo), bisogna stare in Europa e cambiarla, assieme alle altre forze della sinistra europeista: lottare per un welfare europeo, per una politica industriale europea, per una politica dell’innovazione e della riconversione ambientale su scala continentale, per una politica dell’accoglienza europea che non consideri gli immigrati solo come un esercito di riserva. In questo senso, anzi a ben vedere solo in questa prospettiva, la stessa critica al neo-liberismo può diventare efficace, cogente. Certo non è facile, anche per il tempo che colpevolmente si è perduto negli ultimi vent’anni. Ma è qui la sfida, non altrove. Ripartiamo da qui.