C’è un bellissimo pezzo di Vasco che a un certo punto dice “ti sei accorta che facciamo l’amore, ti sei accorta sì…”. E allora compagne e compagni, ci siamo accorti che il 6 e 7 aprile a Bologna abbiamo deciso di essere un partito? Ci siamo accorti, sì…?
In tanti territori ci stiamo lavorando, con fatica ed entusiasmo, perché la politica è polvere e pane e strade da percorrere avanti e indietro che mica si può pensare che “la gente” venga da noi, siamo noi che la si deve intercettare, siamo noi che dobbiamo capire ascoltando quali sono i bisogni, siamo noi che dobbiamo rompere in quest’Italia avvolta da un tetro clima di odio e di diffidenza il muro di un’antipolitica che è invece politica di chiusura e di rigetto, di negazione, di dimenticanza delle regole democratiche, del saper vivere insieme.
Non autosufficienti, ma non tanto perché siamo piccoli, perché alle vocazioni maggioritarie che hanno portato solo a sconfitte non crediamo più, autonomi perché vogliamo e dobbiamo essere parte originale di un rinnovamento del campo progressista dove la necessità che la sinistra sia parte viva e propositiva è elemento indispensabile e necessario.
Per essere questo, per tentare di esserlo dobbiamo davvero “darci una mossa” e rappresentare parte di quella scossa di cui il centrosinistra ha estremo bisogno per uscire dalla palude delle contrapposizioni interne, dei giochi di potere e della politica affidata a faccendieri o a portatori di sterili bandierine e per darcela questa mossa abbiamo bisogno di coraggio, di buttarci con il cuore, è retorica ma rende l’idea, davvero oltre l’ostacolo.
Un nuovo fronte progressista, ognuno con il suo portato, ma il nostro portiamolo, abbiamone il coraggio, abbiamone l’entusiasmo e soprattutto la volontà e smettiamola di specchiarci in specchi altrui, apriamo la finestra e osserviamo il mondo, apriamo la porta e usciamo in questo mondo che ancora può essere meravigliosamente vissuto e portiamoci quello che noi siamo, con umiltà coniugata con il giusto orgoglio e la giusta ambizione di poter rappresentare ed essere una parte di un rinnovamento che è indispensabile, abbattiamo le barriere che dividono civismo e politica, che la politica sul territorio o è civica o non è e il civismo o è azione politica o non è.
Un nuovo socialismo ecologico, una visione del mondo dove la compatibilità ambientale vada di pari passo con la difesa dei diritti e l’innovazione che permetta una vita migliore, con le battaglie per una occupazione che sia sostenuta da politiche di sviluppo, di crescita, di uscita da una crisi nella quale ormai quasi per ultimo il nostro Paese è intrappolato.
Una nuova Europa, un’Europa dell’attenzione alle necessità, un ‘Europa di integrazione, un ‘Europa che abbatte i muri e costruisce ponti anche al suo interno.
Se è questo quello in cui crediamo, dai, su le maniche e scarpe ben allacciate.